L’otto settembre 1893, come ogni anno, c’è la Fiera del Savuto e migliaia di persone accorrono per vendere, acquistare o semplicemente curiosare. Alla fiera ci sono andati anche Maria Filice, diciottenne di contrada Cannavali del comune di Aiello Calabro, suo nonno Rosario Filice e Rosaria Vocaturo i quali, nel pomeriggio, dopo aver curiosato tornano a casa. Giunti in contrada Cappellana, all’improvviso sbucano da dietro un arbusto i fratelli Antonio e Gaspare Vecchio che afferrano Maria per le braccia e cominciano a trascinarla a viva forza verso il bosco. Il nonno e Rosaria, dopo qualche secondo di smarrimento, cominciano ad urlare per chiedere aiuto e, anzi, il vecchio fa per inseguire i due rapitori, ma Gaspare Vecchio gli punta contro una vecchia pistola a due canne e gli intima di non muoversi, poi spariscono nella fitta vegetazione nonostante la disperata resistenza della ragazza e la portano nella casa dove abita la famiglia Vecchio, che li accoglie festosamente.
– Bonavenuta, figlia! Per te non ho mangiato da otto giorni perché ti aspettavo ed oggi mangio perché mi hai riempito la casa! – esclama Rosa Perri, la madre dei fratelli Vecchio.
– Ti è riuscito il fatto! Ed ora come deve ire, va! – dice il capofamiglia Gaetano a suo figlio Antonio dandogli una pacca sulle spalle, contento perché è lui che ha organizzato e messo in atto il rapimento di Maria a scopo di matrimonio. Poi portano la ragazza in casa e Gaetano sta di guardia davanti alla porta per non fare entrare nessuno.
Ma il fatto sta per fallire perché, avvisata dal suocero e dalla serva, sul posto si è precipitata Carmina, la madre della ragazza, che urlando ne reclama la restituzione.
– È dentro e sta bene, calmati ché tutto si aggiusta, ormai quello che è fatto, è fatto! – Gaetano cerca di rabbonirla e convincerla dell’inevitabilità del matrimonio riparatore.
Carmina è confusa. Lei ed il suocero avevano già rifiutato la proposta di matrimonio fatta da Antonio Vecchio, ma adesso l’usanza vorrebbe che si celebrassero le nozze perché ormai, vergine o non vergine, l’onore della figlia è compromesso. Ma forse vuole prendere tempo, magari per convincere i Vecchio a mettere sul piatto qualcosa in più, e si impunta: o le fanno vedere la figlia, o non se ne farà niente. Gaetano accetta, ma ad una condizione: può vederla ma non parlarle e poi se ne deve tornare da dove è venuta, Maria ormai è cosa loro! Carmina accetta ed entra in casa, dove Maria è tenuta ferma per le braccia da Mariantonia Vecchio, sorella del rapitore, e da Caterina Russo, una loro parente. Per quasi un quarto d’ora in casa Vecchio si vive in un silenzio surreale, poi Gaetano entra e dice ad Antonio:
– È necessario che tu andassi via da qui perché a momenti possono giungere i Carabinieri ed è buono che con voi vengano Mariantonia e Caterina.
Allora Mariantonia e Caterina cominciano a strattonare la rapita, la trascinano fuori dalla casa, seguite da Antonio armato di doppietta, e la portano a casa di Rosaria Marrello, la madre di Caterina. Carmina vorrebbe seguire la figlia, ma viene afferrata da Gaetano Vecchio e malgrado gli sforzi erculei che fa per svincolarsi, non ci riesce e non riesce nemmeno a tornarsene a casa perché trattengono anche lei.
A casa Rosaria non c’è, ma Maria, le sue custodi ed il suo rapitore si sistemano alla meglio e consumano, tranne Maria, una cena a base di pasta, salame, formaggio, vino e pane. Poi da casa dei Vecchio portano le lenzuola e le tre ragazze si coricano tutte insieme in un letto matrimoniale, mentre il rapitore in un lettino sistemato nella stessa stanza.
Tutti, tranne Maria, dormono quando verso mezzanotte qualcuno bussa alla porta. Antonio si alza al buio e la ragazza sente ciò che Saverio, il figlio minore dei Vecchio, gli dice:
– Tata ti ha mandato la sveglia perché con due ore di mattino (due ore prima dell’alba, cioè intorno alle 4,25 a settembre. Nda) devi partire… sicuramente verranno i Carabinieri…
Non contento di aver mandato Saverio, dopo nemmeno un’ora Gaetano Vecchio va personalmente a premurare Antonio che cercasse di fuggire con la ragazza perché da un momento all’altro possono arrivare i Carabinieri. E Antonio ubbidisce. Sveglia le tre ragazze, costringe Maria a vestirsi e poi camminano per i boschi e per le selve che restano nelle contrade nei pressi della casa di Rosaria Marrello, raggiunti ogni tanto da Saverio o da Gaspare Vecchio che li aggiornano sui movimenti dei Carabinieri. Verso sera, essendo giunta la notizia che i Militari sono andati via, Maria viene riportata a casa dei Vecchio, dove è pronta la cena, che la ragazza rifiuta di consumare, mentre Gaetano e sua moglie Rosa cercano di convincerla a dichiarare ai Carabinieri, quando sarà il momento, che è scappata d’accordo con Antonio, altrimenti quest’ultimo si sarebbe compromesso seriamente e lei sarebbe rimasta rovinata.
Finita la cena, Mariantonia e Caterina trascinano Maria nella stessa casa della sera precedente, ma questa volta la lasciano da sola col suo rapitore. A questo punto Maria intuisce ciò che sta per accaderle e sviene. Quando si risveglia si ritrova nuda e sul lenzuolo c’è una macchia di sangue. Accanto a lei Antonio dorme profondamente. Maria capisce che può e deve approfittare del momento, così scivola giù dal letto senza fare rumore, al buio raccatta alla meglio i suoi panni e, aperta la porta con tutta cautela, se la svigna rifugiandosi a casa di un suo zio per evitare di farsi trovare dai Vecchio, non sia mai dovessero mettersi in testa di rapirla di nuovo.
In casa dello zio ci resta tappata fino al 12 settembre, poi va dai Carabinieri di Aiello, che l’accompagnano dal Pretore, al quale racconta la sua storia e sporge querela contro tutti i Vecchio, contro Caterina Russo e sua madre Rosaria Marrello.
Sottoposta a perizia medica, il dottor Luigi Civitelli, oltre a numerose escoriazioni sulle gambe dovute al trascinamento in mezzo a roveti nell’atto del rapimento, riscontra ciò che più interessa ai fini dello stupro: tumefazione ed arrossamento delle grandi labbra, specialmente nella faccia interna del grande labbro sinistro in cui si osserva una escoriazione. Le medesime alterazioni si veggono nelle piccole labbra le quali, oltre al rossore ed al gonfiore più pronunziati nella loro faccia interna, presentano una perdita di sostanza nella faccia interna del piccolo labbro destro e due escoriazioni in quella del labbro sinistro. L’ostio vaginale è gonfio, arrossato e nella parte inferiore si osserva una lacerazione sanguinante della lunghezza di un centimetro e mezzo. Dell’imene si riscontrano solamente le vestigia in forma di brandelli sanguinanti, ravvisabili nella metà inferiore dell’ostio vaginale; la vagina è arrossata e dilatata. Detto ciò, la conclusione che ne trae il dottor Civitelli è che le alterazioni anatomiche riscontrate sugli organi genitali siano state l’effetto della brusca intromissione di un corpo estraneo (asta virile) in dette parti, in guisa da produrre lo stupro con deflorazione, avvenuta da circa due giorni.
Maria, terrorizzata dall’idea che Antonio Vecchio possa ancora farle del male, va a stare in casa di un fratello di sua madre, Pietro Bernardo Ciddio, dove si trattiene per i seguenti undici mesi, e ha ragione perché i Vecchio continuano a minacciarla e a minacciare anche suo zio. Intanto le indagini vanno avanti con gli interrogatori degli imputati, tranne Antonio Vecchio che è latitante. Il primo a rispondere è il capofamiglia Gaetano:
– L’otto settembre, quando tornai dalla fiera del Savuto, trovai a casa Maria Filice, sua madre che piangeva disperata ed altre persone estranee. Mi venne detto che mio figlio Antonio si aveva portato in casa Maria per costringerla ad effettuare il matrimonio che con la stessa, da più tempo, erasi trattato. Io, che avevo piacere a che questo matrimonio fosse avvenuto, ai pianti della madre ed alla afflizione della figlia, risposi che ero pronto ad assegnare la metà della mia proprietà a Maria purché il matrimonio si fosse effettuato. Alla sera, essendosi conosciuto che avrebbero dovuto sopraggiungere i Carabinieri, pensando che mio figlio sarebbe stato arrestato, lo consigliai di allontanarsi conducendo seco la ragazza ed andare a dormire in una casa vicina. Presente e consenziente a queste disposizioni che davo trovavasi la madre della ragazza. Costei voleva seguire la figlia ma io, per avere aggio di discorrere con lei, preferii di mandarle in compagnia mia figlia Antonia e Caterina Russo. Tutte e tre le donne e mio figlio andarono a dormire nella casa vicina di Rosaria Marrello. Al mattino, sapendosi che i Carabinieri erano giunti, mandai a dire a mio figlio che si fosse allontanato e tenuto nascosto insieme a Maria, a mia figlia e a Caterina. I Carabinieri non li trovarono e tutti e quattro tornarono a casa mia. Intanto la madre di Maria, mentre la sera prima si era mostrata procliva a combinare il matrimonio, ora, per le insinuazioni ricevute dai parenti, si mostrava risoluta di non volerne più sapere e richiedeva che le venisse restituita la figlia. Passò così il resto della giornata, senza che a Maria fosse stato torto un capello. Alla sera io, stanco, me ne andai a letto e non so quello che avvenne tra mio figlio, Maria ed il resto della mia famiglia.
Per cominciare, comunque, al fresco finisce il diciassettenne Gaspare con le accuse di sequestro di persona e minacce a mano armata. Lui nega tutto sostenendo che all’atto del rapimento lui stava lavorando in un fondo vicino e per caso vide passare Antonio che conduceva pel braccio Maria. Poi continua:
– Mi avanzai fino a loro per conoscere di che si trattava e seppi che mio fratello Antonio portava Maria a casa nostra, lei consenziente. Antonio voleva consegnarmi il fucile di cui era armato, ma io non lo volli e lasciai che fossero andati avanti in buona armonia, mentre io li seguivo a poca distanza…
Anche Rosa Perri, la madre del rapitore, cade dalle nuvole:
– Maria venne da me accolta con tutti i riguardi possibili, giacché ritenevo che ora sarebbesi effettuato il matrimonio che da più tempo si era trattato. Maria non appariva di essere stata condotta forzatamente nella mia casa… non piangeva, non si lamentava e nessun segno di disgusto di trovarsi in mia casa addimostrava. Si incominciò, quindi, a parlare del matrimonio presente la di lei madre, accorsa alla notizia avuta. Tutto pareva combinato, soltanto che essendosi conosciuto che sarebbero arrivati i Carabinieri, si credette prudente di fare allontanare Antonio e Maria, mandandoli nella casa di Rosaria Marrello…
Mariantonia, Caterina e Saverio ripetono più o meno la stessa cosa: tutto sembrava combinato. Poi si costituisce Antonio e racconta la sua versione dei fatti:
– Io amoreggiavo da circa un anno a scopo di matrimonio con Maria Filice con l’annuenza della madre e del nonno, quando un bel giorno questi due mi fecero sentire che non era più il caso di parlare di matrimonio perché avevano fatto tutt’altro pensiero. Siccome Maria, malgrado ciò seguitò a manifestarmi dell’affetto e mi fece palese che avrebbe sposato me e non altri, così io presi dei concerti con lei allo scopo di fuggire uniti. Nella sera dell’otto settembre ponemmo in attuazione un tale disegno e, profittando dell’occasione ch’essa ritornava dalla fiera in compagnia del nonno e della serva Rosaria Vocaturo, io l’aspettai ed appena giunse le dissi: “ci siamo alla parola?”. Maria, mostrando sulle prime una certa resistenza, poscia da sé abbandonò il nonno e la Vocaturo e mi seguì alla volta della mia casa. Non eravamo lontani che un cento metri dal nonno che costui incominciò a gridare a più non posso. Mio fratello Gaspare a tali grida si avvicinò a me e mi domandò cosa avevo fatto ed io gli risposi: “sono cose che a te non riguardano!”. Arrivati a casa, mia madre, mia sorella e mio fratello Saverio, vedendomi con Maria me ne domandarono la ragione ed io risposi loro: “sono affari che riguardano me!”.
– Cosa è successo la notte del nove settembre? L’hai violentata mentre era svenuta, così ha detto Maria…
– Non è vero! Ve lo dico io come è successo! Siccome il Brigadiere aveva consigliato a mio padre di tornare insieme io e Maria ad Aiello e di dichiarare che eravamo volontariamente scappati dalla casa allo scopo di matrimonio, avendo però Maria fatto osservare ch’era meglio prima recarsi dalla madre a fine di persuaderla con le buone ad accettare il nostro sposalizio, io l’accompagnai per un dato tratto e lungo la strada mi unii con lei carnalmente…
Ahi ahi! Le dichiarazioni di Antonio contrastano con quelle dei familiari e questo è un brutto segno perché è chiaro che il rapitore vuole tenere fuori dalla faccenda i suoi cari, ma così rischia di comprometterli ancora di più. Vedremo. Comunque è bene chiarire fino in fondo un aspetto: Antonio e Maria avevano amoreggiato e volevano davvero sposarsi? Maria, interrogata su questo punto è chiarissima:
– Mai e poi mai ho amoreggiato con Antonio Vecchio e quindi egli mente nell’asserire ciò. Egualmente non sono stata d’accordo con lui nel ratto che perpetrò in mio danno. È vero, però, che egli più di una volta mi ha fatto proposte di matrimonio, ma io sempre le ho respinte e non potevo accettarle sia perché non mi è andato mai sangue, sia perché egli aveva una tresca con una donna a nome Angela, con la quale ebbe una figlia che conta cinque anni!
– Antonio ha detto che vi siete uniti carnalmente la mattina del dieci mentre ti accompagnava a casa…
– Non è vero che mi stuprò la mattina del dieci mentre mi accompagnava a casa. Egli mi stuprò, come ho detto, in casa di Rosaria Marrello ove a bella posta io fui lasciata sola con lui nella sera del nove settembre! Io credo che tutta la famiglia Vecchio, Rosaria Marrello e sua figlia Caterina concertarono innanzi tempo il mio ratto allo scopo di impadronirsi della dote che io posseggo quale unica figlia del mio defunto padre, in contrario non si potrebbero spiegare tutte le circostanze di fatto da me poste.
Chiarito qualche altro aspetto, non ultimo il tentato stupro, nel frattempo commesso il 27 ottobre 1894, da Gaspare Vecchio e dal suo amico Nicola Marrello ai danni di Antonia Biscardi, aggredita e buttata a terra dai due mentre camminava nei pressi della casa dei Vecchio per andare a trovare una sua sorella. Quando Gaspare aveva già messo le mani in mezzo alle gambe della ragazza per strapparle le mutande, Antonia si mise a urlare per chiedere aiuto e i due, preoccupati per il possibile arrivo di qualcuno, dopo averla malmenata desistettero dal loro proposito e se la diedero a gambe levate.
La Procura, nell’unire i due procedimenti penali, chiede il rinvio a giudizio di Antonio Vecchio per sequestro di persona, stupro e minacce; suo fratello Gaspare per concorso in sequestro di persona, minaccia a mano armata e tentata violenza carnale; Nicola Marrello per tentata violenza carnale e Rosaria Russo per favoreggiamento per avere prestato la casa ad Antonio Vecchio. Per gli altri indagati viene chiesto il non luogo a procedere per insufficienza di prove. Il 29 marzo 1895 la Sezione d’Accusa accoglie le richieste della Procura e la causa si discuterà presso la Corte d’Assise di Cosenza.
Ma c’è subito un colpo di scena: Antonia Biscardi ritira la querela fatta a Gaspare Vecchio e Nicola Marrello e quindi non si procederà contro di loro per la tentata violenza carnale.
La sentenza per il rapimento e lo stupro di Maria arriva lo stesso giorno: Antonio Vecchio è ritenuto responsabile dei reati ascrittigli e viene condannato ad anni 6, mesi 8 e giorni 5 di reclusione; Gaspare Vecchio è responsabile dei reati ascrittigli e viene condannato ad anni 1 e mesi 3 di reclusione. Per entrambi pene accessorie, spese e danni.
Rosaria Marrello viene assolta per insufficienza di prove, visto che in quei giorni non era nemmeno in paese.
La Suprema Corte di Cassazione, il 27 novembre 1895 rigetta il ricorso degli imputati.[1]
Come già raccontato nella storia intitolata ROSINA RAGAZZA RIBELLE, Franca Viola, rapita ad Alcamo e stuprata il 26 dicembre 1965 all’età di quasi 19 anni, non fu la prima a rifiutare il matrimonio riparatore, ma fu la prima a fare notizia (per fortuna). Altre, tante altre lo fecero prima di lei. Noi lo stiamo documentando.
[1] ASCS, Processi Penali.