MARIA LA MEZZA CIOTA

La mattina del 3 aprile 1897 Maria Segreti, trentenne di Carolei, va dalla sua vicina Serafina Mandarino.

Finuzza! Finuzza! – la chiama dalla strada.

– Chi è?

– Maria! Devo chiederti un favore: me lo presti un sacco vuoto? Devo portare della crusca in una casa colonica in contrada Cannavasco e io non ne ho… te lo riporto stasera.

– Certamente, aspetta che te lo prendo.

E così Maria va a fare il suo lavoro. Quando, verso le 19,00, prende la via di casa, arrivata ad un certo punto, da dietro una quercia con un salto le si para davanti un suo compaesano, il ventitreenne Angelo Principe, armato di un fucile a due canne. La donna, terrorizzata, si blocca e l’uomo l’afferra, la butta a terra, poi la tiene ferma mettendole le ginocchia sul petto mentre si sbottona i calzoni e tira fuori il membro già eccitato. Adesso Maria urla per chiedere aiuto, ma è un luogo isolato e per giunta Angelo la colpisce a pugni e le si butta sopra mordendola in faccia. Adesso è un gioco da ragazzi alzarle la gonna, strapparle le mutande e violentarla selvaggiamente.

Soddisfatte le sue voglie, Angelo si sistema i calzoni, riprende il fucile e se la da a gambe levate nel buio. Maria si rialza stordita, ferita, umiliata e si avvia verso casa quasi barcollando, senza pensare al sacco vuoto che deve restituire a Finuzza e che le è caduto durante l’aggressione. Ma, nelle sue innate ingenuità e semplicità d’animo, lungo la strada pensa sia giusto andare dall’amica a giustificarsi. Sono circa le 21,00.

Finuzza, devo parlarti! – urla mentre picchia alla porta. Finuzza è coricata e non ha nessuna voglia di alzarsi, però urla a sua volta.

– Se è urgente ti apro!

– Volevo dirti che ho perso il sacco…

– Vuol dire che me lo paghi!

– Va bene, vengo domani mattina… – nessuna parola sulla violenza subita.

E così fa, ma Finuzza sta uscendo per andare in campagna e le due donne decidono che prima di pagare il sacco, è il caso di dare un’occhiata per cercare di ritrovarlo. Solo adesso, durante il cammino, Maria si confida e racconta all’amica ciò che ha subito. Giunte sul posto, il sacco non c’è, ma c’è una vecchia fiasca di latta contenente polvere da sparo, certamente persa dall’aggressore.

– Ma ci sei stata dal medico e dai Carabinieri?

– No… mi vergogno…

– Ci devi andare, quando torniamo vai prima dal medico e ti fai visitare, poi vai dai Carabinieri a fare la denuncia, hai capito?

Così, verso le 17,00 del 4 aprile, Maria va dal dottor Francesco Grandoni, che la visita e stila un certificato medico da portare ai Carabinieri:

Porto a conoscenza della competente Autorità che quest’oggi si è presentata in casa mia Segreti Maria la quale, asserendo di essere stata violentata da Principe Angelo, chiedeva di essere all’uopo da me visitata.

Essa presenta alla regione zigomatica sinistra una contusione con qualche escoriazione di forma circolare, dovuta probabilmente ad un morso; alla regione zigomatica destra un’altra contusione con escoriazione di forma allungata, rettilinea; al ginocchio sinistro, lato interno, altra contusione, senza escoriazione, con ecchimosi, di forma e grandezza circa come un uovo di pollo. Infine un leggiero arrossamento con piccolissima lacerazione nel mezzo della fossa navicolare, senza altre alterazioni delle grandi e piccole labbra, né di altra parte della vulva. L’imene non è integro, ma esistono in sua vece le caruncole mirtiformi, sulle quali non apparisce traccia di recente lacerazione. Le contusioni che presenta la nominata Maria Segreti datano a circa 24 ore.

Nessun accenno a violenza sessuale subita, ma solo un generico, leggiero arrossamento con piccolissima lacerazione.

Il Vice Brigadiere Francesco Mazzotta, comandante ad interim la stazione di Carolei, ascolta con attenzione il racconto di Maria e resta particolarmente colpito quando la donna, piangendo, gli dice:

Ha approfittato della cretinaggine in cui mi trovonell’atto della violenza ho ritorto l’asta virile a Principe, poi è pure venuto a casa mia suo fratello e mi ha detto che se non facevo la querela mi avrebbe regalato una gonna… io però mi negai perché mi sento offesa

Si, perché Maria in paese è considerata una mezza scema, ‘na menza ciota, e approfittare di una persona in difficoltà è più odioso, così Mazzotta va sul luogo dove è stata commessa la violenza e nel verbale scrive: ci recammo sul posto e abbiamo constatato che quanto fin qui si è detto è vero.

Le ricerche di Angelo Principe però sono infruttuose perché si è nascosto da qualche parte e ciò conferma la convinzione di Mazzotta, rafforzata dal fatto che la fiaschetta di latta, che Maria gli ha consegnato, effettivamente appartiene allo stupratore. Ma siccome nel certificato medico, come abbiamo visto, non c’è riscontro alla violenza, è necessario sottoporre Maria ad una perizia medica, che, il 12 settembre, effettua sempre il dottor Grandoni alla presenza del Pretore competente:

Procedendo all’esame delle vie genitali di Maria Segreti per accertare se ed in che epoca la donna ha avuto a subire congiunzione carnale violenta naturale o tentativo di essa, osservo che sulla vulva non rilevasi alcuna alterazione o lesione e che è già scomparso l’arrossamento della mucosa vulvare in corrispondenza della fossetta navicolare da me descritto il quattro volgente mese.

Allontanando le grandi e piccole labbra, l’ostio vaginale appare contornato dalle carnucole mirtiformi, residuo dell’imene, distrutto certo da molto tempo poiché le carnucole sono ricoperte di mucosa sana, non arrossite, non tumide o tumefatte, non escoriate e molto meno sanguinanti.

Né all’epoca del mio primo esame, né attualmente mi è dato rinvenire sulle vie genitali, né sui peli del pube, né sulle cosce o sull’addome od altra parte qualsiasi della superficie del corpo alcunché che possa risvegliare l’idea delle macchie di sperma. Procedendo all’esame delle vesti indossate dalla donna all’epoca in cui avrebbe subito la violenza da lei affermata, osservo sul di dietro della camicia una macchia di colorito grigiastro a mò di carta geografica che probabilmente, benché ciò non posso assumere senza l’esame microscopico che non sono in grado di fare, probabilmente, dico, è una macchia di sperma. Lo stesso dicasi della macchia sul davanti della stessa camicia.

Da queste osservazioni mi è dato concludere: 1) che Maria Segreti è stata deflorata in epoca non precisabile esattamente, ma certo di molto anteriore a quella in cui essa afferma di essere stata violentata. 2) che probabilmente essa ha subito l’allegata congiunzione carnale violenta naturale o tentativo di essa, a giudicare dal sito e dalla forma delle contusioni, escoriazioni ed arrossamento da me descritto sulla vulva. Infatti, benché queste lesioni non abbiano nulla di speciale che valga a caratterizzarle come effetto certo ed assoluto di congiunzione carnale violenta, pure da esse si può desumere almeno la probabilità dell’avvenuta violenza carnale. Tentando di introdurre con qualche violenza il pene in forte erezione nelle vie genitali di una donna che opponga resistenza, può benissimo determinarsi anche in donna non vergine l’arrossamento della fossetta navicolare, che è il sito della vulva dove l’asta mal diretta più verosimilmente va ad urtare. Inoltre, e con molta verosimiglianza, la contusione alla faccia laterale interna del ginocchio sinistro può essere l’effetto dello sforzo fatto dalla mano o molto più verosimilmente dal ginocchio dell’uomo per allontanare le cosce della donna fortemente ravvicinate. Infine, la contusione di forma circolare con escoriazione della regione zigomatica sinistra e forse anche l’altra alla regione zigomatica destra, rappresentano le tracce di morsi inferti nell’orgasmo dei sensi dall’uomo assalitore.

Dichiaro, quindi, che molto probabilmente Maria Segreti ha subito congiunzione carnale violenta naturale, avvenuta contemporaneamente alle contusioni ed escoriazioni descritte.

Con grande sforzo e ardite capriole, finalmente c’è l’ammissione della violenza e Maria dichiara:

Quattro anni or sono fui deflorata da altro uomo, ma dopo d’allora non ebbi relazioni carnali con altri.

Angelo Principe si presenta il 12 maggio successivo e afferma di non sapere il motivo per cui lo stavano cercando, poi alle precise contestazioni del magistrato, si difende:

Mi meraviglio delle imputazioni che mi si fanno e mi dichiaro del tutto innocente, poiché il giorno tre aprile io mi alzai per tempo, feci colazione e dopo me ne andai a Carolei. Di là mi mossi un’ora prima del pranzo, riducendomi in casa di mio fratello Luigi abitante alla torre chiamata Cozzo dei Bastoni. Arrivai prima di mezzogiorno e mi trattenni con mio fratello, il suocero Francesco Bastone e Antonio Porco fino ad un’ora prima che facesse notte. Dopo, sempre solo, mi ritirai a casa, ove arrivai mezz’ora prima di notte e mi vide Mariano Luigi, che abita vicino a casa mia.

– Conosci Maria Segreti?

La conosco da tanto tempo e so che è una mezza ciota e sonnambula perché va di notte a vagare, meglio o peggio vestita, per le vie sia del paese che in campagna. Ora io, tutto questo sapendo, se pure per caso l’avessi incontrata, non mi sarei certo di lei approfittato e giovato, anche perché vecchia e brutta, ma sarei ricorso invece ad altra giovane e bella, non mancandone nei paraggi ove sto.

Interrogati, Bastone e Porco confermano, ma non sono ritenuti credibili e Angelo Principe viene rinviato al giudizio del Tribunale Penale di Cosenza per rispondere di violenza carnale commessa in luogo esposto al pubblico.

Durante la trattazione della causa il Collegio Giudicante osserva: dalla perizia giurata fatta dal dottor Francesco Grandoni risulta che, a giudicare dalle contusioni ed escoriazioni riportate, Maria Segreti ebbe a patire una congiunzione carnale violenta o, quanto meno, un tentativo di questa. Ritenuto che la Segreti ebbe a designare autore della sofferta violenza l’imputato Angelo Principe, da cui si disse affrontata a mano armata di fucile sull’imbrunire del giorno tre aprile ultimo. Ritenuto che il racconto della Segreti, donna che è attendibile, sebbene non appare di svegliata intelligenza, e non sorge indizio né di ingannarsi, né di volere ingannare. Non è supponibile che s’inganni nel riconoscimento di una persona nota come le è Principe o che voglia ingannare per odio o per interesse, non essendovi precedenti tra loro due e risultando che Principe è nullatenente. La di costui latitanza e l’offerta di doni da parte di un fratello o di altro parente perché la Segreti tacesse l’avvenimento, concorrono a formare il convincimento del Tribunale sulla verità di quanto esposto dalla Segreti. Principe mal tenta di sottrarsi alla pena meritata, negando il reato e cercando a provare con testi compiacenti che si ritirò a casa un’ora prima della notte, ma non negando di essere passato dalla località dove il reato avvenne. Ritenuto che Maria Principe ha dichiarato che nell’atto della violenza ha ritorto l’asta virile a Principe, questi deve rispondere del tentativo, anziché del reato consumato. Riguardo alla pena, partendo da anni tre di reclusione, concesse le attenuanti spettanti, si ha da discendere alla pena definitiva applicabile di mesi dieci di reclusione, oltre alle spese e ai danni.

È il 5 luglio 1897.

Il ricorso in appello viene respinto il 6 settembre 1897.[1]

[1] ASCS, Processi Penali.