LA “MALATTIA” DEL SEGRETARIO

Nei primi giorni di febbraio 1902 arriva a Cosenza un certo Luigi Spinetti. Ha 33 anni, è nato a Frosinone ma pare che viva abitualmente a Napoli. Dice in giro di essere il segretario di alcuni famosi pittori ritrattisti e restauratori che lo hanno  incaricato di procacciargli dei contratti in città e visita palazzi borghesi e nobiliari per questo scopo.
Non appena cala la sera, però, si mette a battere le strade cittadine in cerca di incontri clandestini e, come dirà con orrende parole la P.S., come la più lurida delle prostitute, [convinceva con lusinghe] i giovanetti adolescenti a seguirlo nelle vie campestri, ed ivi facendola da sodomista passivo soddisfava la propria libidine prestandosi ad ogni voglia degli adescati ragazzi, la libidine dei quali arrivava a soddisfare perfino con la propria bocca. In compenso poi dava dei soldi o delle sigarette a quei giovanetti.
Luigi è omosessuale e deve nascondersi, sa che la sua condizione non è accettata dalla morale comune e nemmeno dalla legge, eppure a volte lo prende la smania incontrollabile di avere un contatto fisico. È per questo che abbandona la prudenza e si lascia andare, sperando che qualche centesimo basti al ragazzetto di turno per tenere la bocca chiusa.
La sera del 20 febbraio è una di quelle sere che gli prende la smania. Cammina per il corso principale della città quando nota due ragazzi che stanno discorrendo tra di loro appoggiati al muro del Municipio. Si ferma con la scusa di chiedere un’informazione e poi li invita a fare una passeggiata con lui verso la Villa Comunale. Offre loro una
sigaretta e i due, Giuseppe Sarti di 16 anni e Giuseppe De Nicola, anch’egli di 16 anni, lo seguono, forse intuiscono che possono guadagnare qualcosa. Nel tragitto Luigi Spinetti propone ai due adolescenti di avere con lui un rapporto sessuale, promettendo in cambio altre sigarette e 30 centesimi ciascuno e i due ragazzi accettano.
Il conciliabolo dei tre, però, viene notato da altri due ragazzi, Giuseppe Benvenuto di 14 anni e Vincenzo Greco di 15, i quali, incuriositi dall’aver visto che i loro due amici avevano avuto offerta una sigaretta e che si erano diretti con quello sconosciuto verso la zona più interna della Villa Comunale, li seguono di nascosto.
Intanto Spinetti e i suoi due accompagnatori sono arrivati all’estremità più buia e meno frequentata dei giardini e cominciano a fare sesso a tre. È in questa posizione che gli altri due ragazzi li sorprendono. Spinetti, vistosi scoperto, preferisce invitare anche gli ultimi due all’incontro.
Poi se ne torna alla pensione dove alloggia e si concede un sonno ristoratore, mentre i quattro ragazzi se la ridono alle sue spalle, raccontando tutto al resto della loro compagnia.
La mattina del 21 febbraio, quando Luigi il Romano si alza ed esce per sbrigare i suoi appuntamenti di lavoro, la sua condizione è nota a tutti quei ragazzetti che vivono ai margini della legalità e che cercano solo di escogitare dei sistemi per fare facilmente qualche spicciolo.
Dopo il tramonto Luigi esce di nuovo con quella sua smania addosso e incontra Enrico Del Buono e Francesco Lupo, entrambi quindicenni, sul ponte dei Pignatari e si sottopone docilmente alla loro esuberanza giovanile. Tornato in centro, però, ha la sfortuna di imbattersi in Vincenzo Pizzarelli, 16 anni, (fratello di Giuseppe, ferito in un agguato dai suoi compari per punizione 3 settimane prima, nda) e Giovanni Cundari, 15 anni, i quali non si accontentano di avere qualche centesimo in cambio di una prestazione sessuale, ma vogliono i soldi e basta. Luigi cerca di affrettare il passo lungo il Corso Garibaldi per sottrarsi alle pressanti richieste di quei due che gli palpano le tasche per verificare se abbia dei soldi o meno. Con una manata allontana Giovanni Cundari ma questi oltre che i soldi vuole anche il suo battesimo del sangue ed estrae dalla tasca un coltello molto affilato e gli vibra un colpo in pieno viso. Anche Vincenzo Pizzarelli vuole far scorrere per la prima volta del sangue e caccia il suo coltello, ma Spinetti, sebbene quasi accecato dal sangue che gli cola sugli occhi, riesce a dargli un calcio e ad allontanarlo, dandosi alla fuga, inseguito da un fitto lancio di pietre.
È così che, premendosi un fazzoletto sul viso per tamponare il sangue, ritorna verso il centro della città e incontra la guardia scelta Ferdinando Ciaccio. Si vergogna di raccontare le cose così come sono andate e, invece, denuncia un tentativo di rapina (che in effetti c’è stato) da parte di alcuni sconosciuti, al quale ha reagito, ricevendo in cambio quel regalo sul viso.
Ciaccio, però, non ci mette molto a scoprire tutta la verità e Luigi Spinetti, umiliandosi tra le lacrime, confessa tutto, anche la propria omosessualità:
Da parecchi anni disgraziatamente soffro di malattia per cui avverto il bisogno di abbandonarmi ad atti di sodomia passiva. Venuto a Cosenza per ragione di lavoro ed acuitosi il male di cui sopra feci proposta giovedì scorso e nel venerdì successivo a tre giovani dei quali non so i nomi ma che sono quelli che furono condotti alla P.S. ove li ho rivisti e che mi fiderei di riconoscere, di congiungersi meco carnalmente e difatti mi sottoposi passivamente ad atti di copola contro natura alla Villa Comunale verso le dieci di sera il giovedì e nello stesso sito nel Venerdì. In tale giorno Cundari Giovanni e Pizzarelli Vincenzo, avendo saputo dai loro compagni quanto sopra e volendo che al par di quelli dessi loro del denaro mi vennero appresso in via Garibaldi, esigendo degli spiccioli per le sigarette; io cercai di allontanarli ed allora il Cundari dopo avermi toccato alla sacca e costatato che avevo degli spiccioli, mi dette con un coltello un colpo al viso, ferendomi come osservate. Il Pizzarelli avrebbe voluto pure ferirmi con un coltello che imbrandiva, ma io lo allontanai con un calcio e di poi con un sasso. È falsissimo che io avessi fatto proposta di unirmi loro carnalmente facendola da attivo, né pretesi che si facessero delle masturbazioni, mentre io sono impotente ed afflitto soltanto dal male di cui ho parlato. Alla Pubblica Sicurezza, non potendo dire delle mie turpitudini, per vergogna dichiarai che ero stato ferito da uno sconosciuto che avrebbe voluto depredarmi e che mi aveva messo le mani nelle tasche del panciotto dopo di avermi chiesto se avevo denari e se portavo armi.
È proprio un bruttissima storia. Luigi Spinetti viene arrestato per oltraggio al pudore, così come Giuseppe Sarti, Giuseppe De Nicola, Giuseppe Benvenuto, Vincenzo Greco, Enrico Del Buono e Francesco Lupo, mentre Vincenzo Pizzarelli e Giovanni Cundari vengono arrestati per lesioni personali. Gli inquirenti, considerate le modalità del ferimento e l’ambiente di provenienza degli aggressori, decidono di far confluire anche questo procedimento penale in quello per associazione a delinquere che si sta istruendo in Procura.
Il 27 marzo 1903 la Corte d’Assise di Cosenza assolve tutti gli imputati.[1]

 

[1] ASCS, Processi Penali.

 

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