NON HO PIU’ PAURA

Da qualche mese il Maresciallo Pierino Perona, comandante la stazione di Fuscaldo, sente in giro delle voci che vorrebbero si stia consumando in paese un reato odioso: un padre avrebbe relazioni sessuali con la propria figlia. Per quanti sforzi faccia, il Maresciallo non riesce a raccogliere nient’altro che voci e abbandona il caso. Poi cominciano ad arrivargli delle lettere anonime molto circostanziate. I compilatori,  per dovere di cittadinanza,  gli chiedono di intervenire per far luce sul misterioso delitto di cui sarebbe vittima da anni la diciannovenne Maria Rosaria Carnevale da parte di suo padre Antonio.
È la primavera del 1950 quando il Maresciallo ricomincia a indagare, ma i suoi nuovi sforzi vengono puntualmente frustrati per l’omertà che regna fra i cittadini di Fuscaldo ed anche perché, specie i vicini di casa, temevano rappresaglie da parte del Carnevale Antonio, persona violenta, sanguinaria.
Passa un anno e nei primi giorni di giugno del 1951 un confidente gli riferisce che Antonio Carnevale e sua moglie hanno avuto un vivace alterco provocato proprio dalla relazione tra padre e figlia che provoca scandalo a tutti i vicini. Il confidente gli rivela anche che Antonio, furioso, ha riempito di botte la moglie. A questo punto ritiene che i tempi siano maturi per interrogare la giovanetta, ma questo non gli è possibile perché la ragazza è priva di uscire di casa se non accompagnata dal genitore, perché così impostogli dal medesimo, il quale non avendo la coscienza tranquilla temeva sempre di essere svelato, per quanto dietro le sue imposizioni avesse una certa tranquillità che la figlia non l’avrebbe mai palesato, al costo di qualsiasi sacrifizio. Allora il Maresciallo, fallito il tentativo di far parlare informalmente la ragazza, prende il toro per le corna e convoca Antonio Carnevale in caserma.
– Sono il padre… non avrei mai commesso una cosa simile!
– Vostra figlia è mai stata fidanzata con qualche giovanotto?
– Mai!
– Magari quando esce di casa… lo sapete come vanno queste cose… all’insaputa dei genitori si combina qualche guaio e poi… – cerca, prendendola alla lontana, di fargli ammettere qualcosa che possa essere utile alle indagini.
Posso affermare che mia figlia non ha mai fatto l’amore con alcun giovane perché da me sempre sorvegliata in ogni suo passo!
– Quindi voi siete sicuro che vostra figlia è vergine?
– Sicurissimo!
– Allora, se siete d’accordo, la facciamo visitare da un medico e ci togliamo tutti quanti il pensiero, così i vicini la smetteranno di spettegolare.
– Va bene, acconsento alla visita – risponde, convinto che il dottore gli sarebbe stato più che compiacente. E di questo si convince ancora di più quando il Maresciallo gli fa un cenno d’intesa per fargli capire che ha voglia di chiudere tutto in fretta e che asseconderà il progetto di Antonio.
Ciò che Antonio non sa è che il Maresciallo lo sta prendendo in giro perché ha già parlato sia con il medico condotto di Fuscaldo, dottor Raffaele Cauceglia, che con la levatrice condotta Cecilia Santoro i quali non sono assolutamente disposti a prestarsi a questo sporco giochetto.
L’imene non è affatto integro ma presenta varie lacerazioni… l’umore sebaceo che normalmente rende untuose le vie genitali della vergine è scomparso ed è piuttosto agevole introdurre in vagina il dito indice. Questa ragazza non è più vergine da un po’ di tempo! – conclude il dottor Cauceglia provocando lo stupore e una vivace reazione di incredulità da parte della mamma di Maria Rosaria.
– Mia figlia è vergine! Il dottore si sbaglia, voglio farla visitare da un altro medico!
Così la sera del 7 giugno 1951 la porta dal dottor Carmelo Sansoni, medico condotto di Fuscaldo Marina, il quale è ancora più preciso del suo collega:
Ritengo che la sua deflorazione rimonti a qualche anno fa!
Davanti a queste prove inoppugnabili, la mattina seguente due Carabinieri si presentano in Via Porticella dove abitano i Carnevale e, vinte le resistenze del padre, accompagnano lui e la ragazza in caserma.
Non posso concepire come mia figlia sia deflorata da molto tempo, come hanno dichiarato i medici
– Qualcuno deve essere stato! Ora basta! O siete stato voi, o… – il Maresciallo davanti a questa manfrina sta davvero perdendo la pazienza, ma Carnevale lo interrompe.
– Ora che ci penso, tempo fa l’ho sorpresa a colloquio con un giovanotto e più di recente amoreggiava con un altro giovane, mi pare si chiamasse Fabbio ma non so il cognome… sono i vicini che malignano…
– La vedremo! Portatelo di là – ordina a un sottoposto.
Maria Rosaria all’inizio non parla, guarda smarrita il muro davanti a lei, tormenta nervosamente un orlo del suo grembiale, evita accuratamente di guardare negli occhi il Maresciallo, che è in evidente stato di imbarazzo seppure cerchi in tutti i modi di farla parlare. Poi, all’improvviso la ragazza scoppia in un pianto dirotto e dice che è tutto falso, che il padre non le ha fatto niente, che lei è vergine e i medici mentono per fare arrestare il padre. Il Maresciallo decide di convocare il dottor Cauceglia per cercare di smuovere Maria Rosaria e il medico riesce nell’impresa, così la ragazza, con la voce rotta dal pianto, finalmente parla:
Non ricordo con precisione, però posso sinceramente affermare che circa tre anni or sono, se non di più, in un pomeriggio della stagione invernale mio padre, approfittando che mi trovavo sola in casa perché mia madre era in campagna, egli contro la mia volontà si congiunse carnalmente con me. Dopo il fatto, con minaccia, mi impose di non proferire parola dell’accaduto con chicchessia. Mio padre continuò ad avere con me relazione carnale, questo avveniva sempre quando in casa non vi era mia madre. Egli con violenza e minaccia si congiungeva con me. Più volte mi teneva seduta sulle ginocchia infilandomi il dito nella natura, poscia si congiungeva carnalmente. Io rimanevo sempre in casa per custodire i fratellini minori perché, essendo affetta da pleurite non posso fare lavori pesanti, ecco perché mio padre abusò sempre di me essendo da sola con i fratellini minori
– E i fratellini assistevano? – chiede il Maresciallo, incredulo davanti a tanto.
– Mio padre faceva di tutto per farli addormentare e poi…
– E tua madre?
– Non le ho detto mai niente ma poi le voci hanno cominciato a girare e lei ha chiesto conto a mio padre, che più volte ebbe a bastonarla, anzi questa è sempre stata vittima di continui maltrattamenti perché spesso e sovente la percuoteva
A questo punto è necessario sentire ciò che ha da dire la madre.
– Vostra figlia ci ha raccontato quello che le ha fatto il padre. Possibile che non vi siate mai accorta di nulla? Uno sguardo diverso dal solito, una parola… qualsiasi cosa…
Ho in colonìa un appezzamento di terreno e spesso mi porto per la coltivazione di detto fondo, lasciando in casa mia figlia per custodire i figli minori, ma non dubitavo che mio marito giungesse a consumare un delitto così grave in pregiudizio della propria figlia. Più volte ho rimproverato mio marito in merito, ma questi, facendo orecchie da mercante, mi negava sempre che nulla era di vero in merito alla relazione con la figlia
– Allora lo sapevate!
Circa un anno fa, alcune persone mi dissero: “Stai attenta che tuo marito è come il padre”, volendo con tali parole esprimere che come il padre aveva sedotto la propria figlia, anche mio marito avrebbe fatto egualmente. Allora richiamai la figliola ma questa mi negò recisamente asserendo che nulla c’era di vero, che erano le voci dei cattivi vicini di casa che cercavano a tutti i costi seminare nel fango il suo onore – il Maresciallo spulcia nell’archivio della stazione e accerta che nel 1929 il padre di Antonio violentò una sua figlia appena sposata, poi continua l’interrogatorio della donna.
– Cosa intendete fare ora che sapete la verità?
Mi dichiaro ben disposta a esporre querela contro mio marito, allorquando la giustizia abbia fatto luce nel reato in cui sarebbe incorso mio marito, sia per violenza carnale verso la figlia, sia per il reato di incesto – termina la donna che ancora tergiversa, sperando di poter salvare il buon nome della famiglia.
Stando così le cose, il Maresciallo Perona sa che per portare l’uomo in Tribunale ne deve ottenere la confessione, così continua a torchiarlo per bene, ma Carnevale è un osso duro e non cede.
Si vede che sarà stata preventivamente istruita da qualcheduno. Tutto il parentato mi odia, non so perché! Mia figlia sembra innocentina ma aveva preso a bestemmiare e si rifiutava di lavorare
– Eppure è così!
Se avessi commesso una cosa simile non avrebbe potuto rimanere celata per tre anni
– E infatti nel vicinato e in paese lo sanno tutti! Carnevale, finiamola con questa pagliacciata, confessate!
Ma Carnevale non confessa e i Carabinieri inoltrano gli atti alla Pretura di Paola, che denuncia padre e figlia per il reato di incesto e l’uomo anche per violenza carnale e minacce. L’uomo viene arrestato, ma la ragazza viene lasciata a piede libero. La mossa degli inquirenti è quella giusta: prima di essere tradotto nel carcere di Paola, Antonio Carnevale ammette al Sotto Tenente Domenico Schepis, comandante la Tenenza di Paola, che nel vino, alcuni anni fa, ebbe a sedurre per una volta sola la propria figlia. Ecco.
Ormai libera di parlare senza più temere nulla, Maria Rosaria parla con la madre e la convince che è tutto vero:
Se io avessi saputo prima ogni cosa l’avrei indubbiamente ammazzato ed ecco il motivo perché mia figlia ha taciuto per tanto tempo, appunto per non fare succedere una strage in famiglia – dichiara adesso la madre. Molti si sentono al sicuro dalle rappresaglie di cui il Maresciallo Perona parla nei suoi verbali come causa della diffusa omertà e cominciano a raccontare ciò che hanno visto e sentito. Ma l’omertà persiste tra i parenti dell’uomo che rispettano il vincolo di sangue e tra i vicini di casa perché temono rappresaglie da parte del bruto quando verrà dimesso dalle carceri.
Io non ho confessato nulla al Tenente dei Carabinieri. Mi domandarono se avessi, nel vino, scambiato mia figlia con mia moglie, ma io ho negato e non ho ammesso nulla perché non è vero! – ritratta davanti al Pretore, ma sia il Maresciallo Perona che il Sottotenente Schepis confermeranno sempre di aver avuto quella confidenza.
Nonostante ciò, per Antonio Carnevale le cose cominciano a mettersi davvero male.
E qualche conseguenza potrebbe esserci anche per sua moglie perché il Maresciallo Perona riferisce al Pretore di Paola di essere venuto a conoscenza da più donne, di cui si riserva di trasmettere le dichiarazioni scritte al più presto, che la madre della Carnevale quattro anni fa sorprese il marito che teneva seduta sulle ginocchia la figlia Maria Rosaria e la baciava. Essa ebbe dei sospetti ed inscenò una lite col marito il quale negò ogni cosa e la minacciò di non divulgare la cosa. Cinque giorni prima dell’arresto, il Carnevale minacciò di morte con una scure la figlia e la moglie qualora avessero riferito l’accaduto.
Gli inquirenti pensano che c’è un solo modo per mettere Antonio Carnevale con le spalle al muro: fargli sostenere un confronto con Maria Rosaria che è ormai libera:
Delinquente, disgraziato! – attacca Maria Rosaria con veemenza – Hai il coraggio di negare che non sei stato tu! Hai approfittato di una povera ragazza rovinandola per tutta la vita. Io non capivo nulla e tu, disgraziato, mi hai afferrato con la forza e in assenza di mia madre mi hai violentato!
Tu dici il falso e non hai coscienza perché sono stati gli altri a rovinarti.
Snaturato! Farabutto! Ora hai il coraggio di dire che sono stati gli altri. Tu sei stato! Tu solo e non altri, ma Dio è grande e sa vendicarmi. Hai il coraggio di negarlo al mio cospetto, non so come lo fai. Tu speravi che io, perché da te minacciata di morte, non avessi parlato, ma ora non ho più paura delle tue minacce! Tu solo, tu solo sei stato, altrimenti io non avrei accusato te che sei mio padre ma l’eventuale altro responsabile che non esiste affatto – Maria Rosaria è un fiume in piena e suo padre davanti a lei si fa piccolo piccolo –. Non ti pare logico che sarebbe stato più conveniente incolpare un altro e non te? Ma io come posso accusare un altro se sei stato tu a rovinarmi ed a minacciarmi di morte con la scure se avessi parlato?
Perché vuoi rovinarmi? Dici la verità, ma quando ho commesso ciò che tu affermi?
Oltre tre anni fa in casa ed in assenza dei nostri familiari
Perché non hai riferito nulla a tua madre?
Non ho riferito nulla perché tu sei un animale farabutto e disgraziato e mi avresti ammazzato se avessi riferito qualche cosa e difatti per non farmi parlare mi hai sempre proibito di uscire, di andare a messa e di parlare finanche con le mie compagne. Tutta Fuscaldo può dire chi sono io e quale vita modesta e ritirata ho menato. Ora hai il coraggio di accusare gli altri, di infamare gente onesta, mentre tu solo sei stato a rovinarmi e tu ora devi pagare il fio di quello che mi hai fatto approfittando della mia giovanissima età. Ora, perché non ti fai l’esame di coscienza davanti a Dio e non confessi il fatto? Mi hai rovinato fisicamente e ora vuoi ancora rovinarmi col sottopormi ad un giudizio penale
Ma come osi dire ciò a tuo padre? Vuoi rovinare un’intera famiglia… chi manterrà ora te e i tuoi fratelli? – reagisce Antonio cercando di far leva sul bisogno.
Non m’importa di nulla, devi pagare il fio del tuo misfatto, lo giuro davanti a questo crocefisso che sei stato tu… che dico la pura verità!
Hai già dimenticato tutto ciò che ho fatto per te? Ti ho acquistato vestiti, oggettini ed altro
Se mi hai fatto qualche vestitino è per il tuo tornaconto, ma non puoi negare che sono stata costretta a lavorare per tirare avanti la vita. Ma perché ti ostini a negare? E perché prima di recarmi dai Carabinieri mi hai pregato di non riferire nulla? Anzi dicesti le seguenti parole: “Mariettella salvami altrimenti mi fai prendere 13 o 14 anni di carcere”
Carnevale Antonio debolmente respinge l’accusa, ma la Carnevale con veemenza, indicando col dito della mano tesa il padre soggiunge:
Tu sei stato, disgraziato, snaturato padre delinquente! Volesse il cielo che fosse stato qualche giovane che forse mi avrebbe potuto sposare! Ma la giustizia di Dio è grande e ti colpirà inesorabilmente!
Antonio continua a negare, ma la figlia rintuzza con forza le dichiarazioni del padre.
Cosa ne sarà di te ora? – le fa il padre.
Maria Rosaria, in preda a forte disperazione scoppia in un forte, ininterrotto pianto e, schiaffeggiandosi, dice:
Mi farò monaca, mi chiuderò in un convento… – poi insiste – tu sei stato, tu solo ed ora neghi, ma sono sicura che soffrirai!
Non è affatto vero che sono stato io, dici chi è stato.
Sei stato tu, Carnevale Antonio, e non altri. Sei stato tu, padre disgraziato, che mi hai tolto l’onore. Io non ho conosciuto nessun giovane!
Vedi se è possibile che un padre possa togliere l’onore alla propria figlia
Si, è possibile perché tu hai fatto quello che tuo padre fece alla figlia… siete di razza!
I due continuano a scambiarsi accuse, poi il Pretore è costretto a interrompere il confronto perché Mariettella è in preda a forte disperazione: si schiaffeggia e grida fortemente: “Tu mi hai rovinato!” e scaglia anche la testa contro il muro.
Il 10 settembre 1951 il Pubblico Ministero, ritenendo conclusa l’istruttoria, chiede il rinvio a giudizio di Antonio Carnevale per il reato di violenza carnale in danno della propria figlia minore degli anni 16 (l’età di Maria Rosaria al tempo della prima violenza) e il proscioglimento di padre e figlia per il reato di incesto perché il fatto non costituisce reato, in quanto non è provato che il fatto abbia provocato il pubblico scandalo. Il Giudice Istruttore, nonostante le vibranti proteste dell’avvocato Orlando Mazzotta, difensore dell’imputato, accoglie questa tesi e rinvia a Giudizio Antonio Carnevale, aggiungendo al reato di violenza carnale anche la continuazione.
Il 3 marzo 1952 inizia il dibattimento e subito l’avvocato Mazzotta fa rilevare, secondo il suo giudizio, l’insufficienza della perizia medica che non avrebbe chiarito molti aspetti inerenti la perdita della verginità di Maria Rosaria e chiede che ne venga effettuata una nuova che sciolga tutti i dubbi, ma il Presidente della Corte non accoglie.
Poi la madre della ragazza, smentendo se stessa, mette in dubbio le dichiarazioni della figlia:
Mia figlia mi ha detto di avere accusato il padre perché aveva avuto paura dei Carabinieri
Io non so niente… confermo quello che è stato scritto – replica la ragazza.
Il dibattimento, durante il quale viene stabilito che la prima violenza si è compiuta prima del compimento del sedicesimo anno di Maria Rosaria e che non ci sono state più di quattro violenze, è velocissimo e alla fine della prima e unica udienza il Pubblico Ministero chiede la condanna dell’imputato a 5 anni di reclusione, mentre la difesa ne chiede l’assoluzione per insufficienza di prove o, in subordine, una nuova perizia o ancora ritenere unico fatto commesso prima del condono e condannare al minimo della pena con la concessione delle attenuanti generiche.
La Corte, riconoscendo ampiamente provata la colpevolezza dell’imputato, motiva così la condanna e l’entità della pena che si appresta a comminare:
La gravità del fatto, che la reiterazione dei congressi rivela addirittura mostruoso, non consente di indulgere nei confronti dell’imputato, onde devesi rigettare la richiesta di attenuanti generiche, che peraltro non è stata poggiata su alcuna circostanza specifica. 
Stimasi, pertanto, giusto di infliggere al Carnevale Antonio la pena di anni sei di reclusione, che va così compensata: pena base = anni cinque; più mesi sei per la continuazione; più mesi sei per la recidiva. Infine, poiché non si è potuto stabilire assolutamente a quando risale l’ultimo congiungimento e può presumersi, in favore del prevenuto, che l’attività criminosa di costui si sia esaurita prima del 15 dicembre 1949, si ritiene di concedergli il beneficio del condono, previsto dagli artt. 1 e segg. D.P. 23 – 12 – 1949, n. 930; onde vanno dichiarati condonati anni tre della pena come sopra inflitta.[1]
Piaccia o no, la legge va applicata. Sempre.

 

 

[1] ASCS, Processi Penali.

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