
– Provate
questa salsiccia e poi ditemi se qualcun altro alla Grupa la fa buona così! –
dice Rocco Savoia che ha una cantina nella frazione Grupa di Aprigliano,
porgendo un tagliere con pane e salsiccia a un gruppo di amici seduti a bere un
fiasco di rosso a un tavolo vicino alla porta di ingresso. È il 30 marzo 1913 e
sono da poco passate le sei di sera.
questa salsiccia e poi ditemi se qualcun altro alla Grupa la fa buona così! –
dice Rocco Savoia che ha una cantina nella frazione Grupa di Aprigliano,
porgendo un tagliere con pane e salsiccia a un gruppo di amici seduti a bere un
fiasco di rosso a un tavolo vicino alla porta di ingresso. È il 30 marzo 1913 e
sono da poco passate le sei di sera.
Savoia si
siede al tavolo con i paesani Giovanni Arnone, Antonio Ricciuti, Michele Canaris
e Antonio Costanzo. Tra un brindisi, un boccone di pane e salsiccia, battute,
aneddoti e risate, la comitiva si diverte.
siede al tavolo con i paesani Giovanni Arnone, Antonio Ricciuti, Michele Canaris
e Antonio Costanzo. Tra un brindisi, un boccone di pane e salsiccia, battute,
aneddoti e risate, la comitiva si diverte.
Verso le sei
e mezzo la porta della cantina si apre e sulla porta si staglia la figura di un
giovanotto, apparentemente brillo che saluta la compagnia facendo schioccare una
frusta
e mezzo la porta della cantina si apre e sulla porta si staglia la figura di un
giovanotto, apparentemente brillo che saluta la compagnia facendo schioccare una
frusta
– E che?
Mangiate e bevete senza di me? – esclama ridendo, poi fa schioccare nuovamente
la frusta accanto allo sgabello dov’è seduto Antonio Costanzo che, sfiorato dal
colpo, reagisce a male parole
Mangiate e bevete senza di me? – esclama ridendo, poi fa schioccare nuovamente
la frusta accanto allo sgabello dov’è seduto Antonio Costanzo che, sfiorato dal
colpo, reagisce a male parole
– Che fai,
figlio di puttana!
figlio di puttana!
Il giovane lo
guarda con gli occhi scintillanti e un sorriso provocatore, poi fa per tirare
un altro colpo di frusta, ma il cantiniere lo rimprovera
guarda con gli occhi scintillanti e un sorriso provocatore, poi fa per tirare
un altro colpo di frusta, ma il cantiniere lo rimprovera
– Ciccio, questa è una festicciola nostra…
se vuoi bere mettiti là in fondo…
se vuoi bere mettiti là in fondo…
– E certo! Io
non posso divertirmi con voi perché c’è il guardiano di Lardone[1] –
esclama riferendosi a Antonio Costanzo, cinquantaduenne fattore – pensi che mi
puoi sfottere come quando ero un ragazzino?
non posso divertirmi con voi perché c’è il guardiano di Lardone[1] –
esclama riferendosi a Antonio Costanzo, cinquantaduenne fattore – pensi che mi
puoi sfottere come quando ero un ragazzino?
– Il
guardiano di Lardone va in culo a te e a tutta la razza tua, merda!
guardiano di Lardone va in culo a te e a tutta la razza tua, merda!
Il ragazzo,
Francesco Arnone, contadino di vent’anni, non se la tiene. Afferra un bicchiere
e lo lancia contro l’avversario mancandolo. Costanzo gliene lancia uno a sua
volta e scoppia il parapiglia. I due si azzuffano e cominciano a darsele di
santa ragione ma grazie all’intervento dei presenti e con un po’ di fatica,
sono divisi.
Francesco Arnone, contadino di vent’anni, non se la tiene. Afferra un bicchiere
e lo lancia contro l’avversario mancandolo. Costanzo gliene lancia uno a sua
volta e scoppia il parapiglia. I due si azzuffano e cominciano a darsele di
santa ragione ma grazie all’intervento dei presenti e con un po’ di fatica,
sono divisi.
Acciardi, che
sbuffa e si dimena come un ossesso, viene trascinato in fondo alla sala, Antonio
Costanzo è trascinato fuori dalla cantina dal cantiniere e da Michele Canaris.
sbuffa e si dimena come un ossesso, viene trascinato in fondo alla sala, Antonio
Costanzo è trascinato fuori dalla cantina dal cantiniere e da Michele Canaris.
– Ma sei
cretino? Che ti è saltato in mente? – fa Giovanni Arnone ad Acciardi – per una
cazzata…
cretino? Che ti è saltato in mente? – fa Giovanni Arnone ad Acciardi – per una
cazzata…
– Ha detto
che mamma è puttana… chi si crede di essere? Il barone dei miei coglioni? –
risponde Acciardi con gli occhi che sprizzano rabbia.
che mamma è puttana… chi si crede di essere? Il barone dei miei coglioni? –
risponde Acciardi con gli occhi che sprizzano rabbia.
– Vabbè… sono
parole… finiscila mò – cerca di calmarlo il cantiniere che nel frattempo è
rientrato, lasciando Costanzo da solo con Canaris sulla strada buia – guarda
qua che avete combinato… tutti i bicchieri rotti… vabbè, lasciamo stare,
facciamo finta che non è successo niente… ti sei calmato?
parole… finiscila mò – cerca di calmarlo il cantiniere che nel frattempo è
rientrato, lasciando Costanzo da solo con Canaris sulla strada buia – guarda
qua che avete combinato… tutti i bicchieri rotti… vabbè, lasciamo stare,
facciamo finta che non è successo niente… ti sei calmato?
– Si,
tranquillo, sono calmo… me ne torno a casa – lo rassicura Francesco,
rassettandosi la giacchetta.
tranquillo, sono calmo… me ne torno a casa – lo rassicura Francesco,
rassettandosi la giacchetta.
Fuori,
intanto, Costanzo e Canaris stanno parlando dell’accaduto
intanto, Costanzo e Canaris stanno parlando dell’accaduto
– Ma perché
ce l’ha con te il giovane Acciardi?
ce l’ha con te il giovane Acciardi?
– Non lo so…
mi pare che non gli ho fatto niente…
mi pare che non gli ho fatto niente…
– Ti pare? O
gli hai fatto o non gli hai fatto. Nella cantina, da come parlava, gli hai
fatto qualcosa quando era un ragazzino…
gli hai fatto o non gli hai fatto. Nella cantina, da come parlava, gli hai
fatto qualcosa quando era un ragazzino…
– Mò vai a
guardare quando era ragazzino? Magari l’avrò sfottuto… chi si ricorda?
guardare quando era ragazzino? Magari l’avrò sfottuto… chi si ricorda?
– ‘A capu è nu velu ‘e cipulla… tu non
ricordi ma magari lui si! Adesso vattene a casa che la serata è finita –
termina Canaris mentre si accende mezzo sigaro e la fiamma dello zolfanello
illumina sinistramente i volti dei due amici. Proprio in quel momento la porta
della cantina si apre ed esce Acciardi.
ricordi ma magari lui si! Adesso vattene a casa che la serata è finita –
termina Canaris mentre si accende mezzo sigaro e la fiamma dello zolfanello
illumina sinistramente i volti dei due amici. Proprio in quel momento la porta
della cantina si apre ed esce Acciardi.
– Ancora qua
sei? – dice con aria spavalda rivolto ad Antonio Costanzo che è a non più di un
metro e mezzo da lui.
sei? – dice con aria spavalda rivolto ad Antonio Costanzo che è a non più di un
metro e mezzo da lui.
– Forse do
fastidio a vossignoria? – gli risponde ironicamente Costanzo.
fastidio a vossignoria? – gli risponde ironicamente Costanzo.
– Avete
ricominciato? Andatevene a casa – li rimprovera Canaris
ricominciato? Andatevene a casa – li rimprovera Canaris
– Ha chiamato
puttana mia madre… esci davanti – fa Acciardi, con gli occhi avvampati di
rabbia che sembrano illuminare la notte, rivolto a Canaris mentre estrae dalla
tasca una rivoltella. Canaris gli si para davanti ma Acciardi lo spinge di lato
con il braccio sinistro e contemporaneamente spara un colpo in aria per
dissuaderlo dall’intervenire.
puttana mia madre… esci davanti – fa Acciardi, con gli occhi avvampati di
rabbia che sembrano illuminare la notte, rivolto a Canaris mentre estrae dalla
tasca una rivoltella. Canaris gli si para davanti ma Acciardi lo spinge di lato
con il braccio sinistro e contemporaneamente spara un colpo in aria per
dissuaderlo dall’intervenire.
– ‘Ngulacchitemmuartu! – urla
all’avversario il quale, impaurito, tenta la fuga nel buio mentre alle sue
spalle risuonano altri due colpi: il primo va a vuoto ma il secondo lo colpisce
al mignolo della mano sinistra spezzandoglielo.
all’avversario il quale, impaurito, tenta la fuga nel buio mentre alle sue
spalle risuonano altri due colpi: il primo va a vuoto ma il secondo lo colpisce
al mignolo della mano sinistra spezzandoglielo.
– Ahi! M’ha ammazzatu! – urla esagerando. Ai
colpi gli altri avventori della cantina di Rocco Savoia escono a vedere che
cosa sta succedendo. La confusione è generale. Acciardi, forse credendo di averlo
davvero ammazzato, si dilegua nella notte e fa perdere le proprie tracce.
colpi gli altri avventori della cantina di Rocco Savoia escono a vedere che
cosa sta succedendo. La confusione è generale. Acciardi, forse credendo di averlo
davvero ammazzato, si dilegua nella notte e fa perdere le proprie tracce.
– Quello mi
voleva ammazzare, tre colpi mi ha sparato! Se avesse voluto spaventarmi bastava
solo la vista della rivoltella e invece mi ha sparato… tre colpi… è un miracolo
se sono ancora vivo… lo dovete prendere e punire come si merita… farabutto e
delinquente! – Costanzo va giù duro quando il brigadiere Giuseppe Romualdo lo
interroga a casa sua
voleva ammazzare, tre colpi mi ha sparato! Se avesse voluto spaventarmi bastava
solo la vista della rivoltella e invece mi ha sparato… tre colpi… è un miracolo
se sono ancora vivo… lo dovete prendere e punire come si merita… farabutto e
delinquente! – Costanzo va giù duro quando il brigadiere Giuseppe Romualdo lo
interroga a casa sua
– Brigadiè, voleva fare una smargiassata
con quel colpo di frusta ma la cosa è degenerata… si sono scambiati ingiurie…
sono tutt’e due brave persone… io l’ho visto alquanto brillo… non so se tra
loro due ci fossero motivi di inimicizia – rispondono all’unisono tutti i
testimoni, minimizzando il fatto, al brigadiere che li interroga nella notte.
con quel colpo di frusta ma la cosa è degenerata… si sono scambiati ingiurie…
sono tutt’e due brave persone… io l’ho visto alquanto brillo… non so se tra
loro due ci fossero motivi di inimicizia – rispondono all’unisono tutti i
testimoni, minimizzando il fatto, al brigadiere che li interroga nella notte.
Francesco
Acciardi resta uccel di bosco per una ventina di giorni, poi il 19 aprile 1913
torna in paese e si fa arrestare sulla via principale della frazione Grupa,
davanti a tutti, quasi a voler dire che è lui a fare le regole del gioco. Lui
non ha paura di farsi vedere ammanettato, piuttosto devono essere gli altri ad
aver paura di lui e i conti li faranno quando uscirà dal carcere.
Acciardi resta uccel di bosco per una ventina di giorni, poi il 19 aprile 1913
torna in paese e si fa arrestare sulla via principale della frazione Grupa,
davanti a tutti, quasi a voler dire che è lui a fare le regole del gioco. Lui
non ha paura di farsi vedere ammanettato, piuttosto devono essere gli altri ad
aver paura di lui e i conti li faranno quando uscirà dal carcere.
– Ero molto
ubriaco e non ricordo molto di quella sera… ricordo solo che ha chiamato
puttana mia madre e che quando sono uscito dalla cantina lui mi veniva contro
con aria minacciosa e io, temendo di essere aggredito, ho sparato tre o quattro
colpi di rivoltella in aria ma un colpo, disgraziatamente, lo colpì alla mano.
Io non avevo intenzione di ferirlo né tanto meno di ucciderlo – racconta
Acciardi al Pretore Antonio Macrì, abbassando un po’ la cresta. Ma questa
versione non è confermata da nessun testimone e Francesco Acciardi viene chiuso
in carcere in attesa di giudizio.
ubriaco e non ricordo molto di quella sera… ricordo solo che ha chiamato
puttana mia madre e che quando sono uscito dalla cantina lui mi veniva contro
con aria minacciosa e io, temendo di essere aggredito, ho sparato tre o quattro
colpi di rivoltella in aria ma un colpo, disgraziatamente, lo colpì alla mano.
Io non avevo intenzione di ferirlo né tanto meno di ucciderlo – racconta
Acciardi al Pretore Antonio Macrì, abbassando un po’ la cresta. Ma questa
versione non è confermata da nessun testimone e Francesco Acciardi viene chiuso
in carcere in attesa di giudizio.
Il suo
avvocato chiede per lui la libertà provvisoria ma siccome la ferita di Costanzo
tarda a rimarginarsi, i giudici gliela negano più volte e a niente serve
l’ennesima lettera dell’avvocato Pietro Cosentini al Giudice Istruttore con la
quale denuncia come la ferita della
vittima non solo è completamente guarita, ma è certo, e ciò sarà anche
risultato alla giustizia istruente, che il protrarsi della malattia del
Costanzo fosse addebitabile soltanto alla incuria, mentre è risaputo che lo
stesso, ad onta della ferita abbia atteso ai più gravosi lavori di campagna,
circostanza questa che potrà essere dimostrata attraverso la più rigorosa
inchiesta testimoniale.
avvocato chiede per lui la libertà provvisoria ma siccome la ferita di Costanzo
tarda a rimarginarsi, i giudici gliela negano più volte e a niente serve
l’ennesima lettera dell’avvocato Pietro Cosentini al Giudice Istruttore con la
quale denuncia come la ferita della
vittima non solo è completamente guarita, ma è certo, e ciò sarà anche
risultato alla giustizia istruente, che il protrarsi della malattia del
Costanzo fosse addebitabile soltanto alla incuria, mentre è risaputo che lo
stesso, ad onta della ferita abbia atteso ai più gravosi lavori di campagna,
circostanza questa che potrà essere dimostrata attraverso la più rigorosa
inchiesta testimoniale.
Il 13 maggio
1913 Acciardi viene rinviato a giudizio per lesioni personali e porto abusivo
di rivoltella.
1913 Acciardi viene rinviato a giudizio per lesioni personali e porto abusivo
di rivoltella.
Concesse le
attenuanti generiche, il 23 gennaio 1914, il Tribunale lo condanna a sette mesi
e diciannove giorni di reclusione, nonché al pagamento di 86,40 Lire di pena
pecuniaria, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno
alla parte lesa.
attenuanti generiche, il 23 gennaio 1914, il Tribunale lo condanna a sette mesi
e diciannove giorni di reclusione, nonché al pagamento di 86,40 Lire di pena
pecuniaria, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno
alla parte lesa.
Quando uscirà
di prigione comincerà la sua caduta nell’abisso, lasciandosi dietro una
lunghissima scia di sangue e odio.
di prigione comincerà la sua caduta nell’abisso, lasciandosi dietro una
lunghissima scia di sangue e odio.
Francesco
Acciardi il bandito, nato ad Aprigliano il 13 maggio 1893, soprannominato Cicciu ‘e mare mare.
Acciardi il bandito, nato ad Aprigliano il 13 maggio 1893, soprannominato Cicciu ‘e mare mare.
L’ultimo.[2]
[1] Lardone è un fondo
agricolo di proprietà della famiglia Capacchioni. Nda.
agricolo di proprietà della famiglia Capacchioni. Nda.
[2] ASCS, Processi Penali.
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