IL SEGRETO DI FELICE MIGLIORI di Matteo Dalena

Cosenza, luglio 1892.
Giornalista mal partito, esclamò gonfio di boria il padre-padrone alla giovine invaghita dello squattrinato cronista. Teresina Migliori da Bisignano è la figlia ventiduenne dello stimato medico-chirurgo Felice Migliori, direttore dell’Ospedale Civile e di Maternità di Cosenza dal 1873, presidente della locale Croce Rossa, insignito proprio in quell’anno con una medaglia d’oro all’Esposizione di Igiene a Palermo. Tra una visita e un’autopsia, il 18 luglio lo stimato medico viene raggiunto dai Reali Carabinieri che, per conto del Procuratore del Re presso il Tribunale di Cosenza, gli notificano la querela sporta contro di lui dal ventitreenne Luigi Caputo:
«Io sottoscritto, Luigi Caputo di Giuseppe, pubblicista, di Cosenza, denunzio alla giustizia di cui V. S. sta a tutela, un fatto verissimo, così per la sua natura, come per la qualità delle persone che vi hanno parte. Il dottor Felice Migliori e padre della signorina Teresina, dell’età di anni 22, la quale da più tempo è fatta segno ai mezzi più abusivi di correzione ed alla più debole privazione della libertà individuale».
La notizia è di quelle che Luigi Caputo, promettente penna bruzia, non avrebbe mai “bucato”. I maltrattamenti di cui ora il Caputo è testimone s’intensificarono a suo dire nel corso del mese di febbraio in concomitanza con la morte della madre di Teresina e moglie di Felice Migliori. Da quel momento, secondo il racconto del querelante non le si è permesso di uscire dalla sua stanza e quasi, la si è minacciata, ingiuriata allo scopo d’indurla ad allontanarsi da Cosenza, motivo per cui la giovane si trova per effetto di tali sevizie e maltrattamenti in uno stato di deperimento fisico generale, con febbre ed altri sintomi morbosi.
Luigi Caputo dimostra di conoscere le formule di rito, barcamenandosi tra teoria e prassi giuridica. E’ uno dei giornalisti più promettenti della belle époque calabrese, all’epoca direttore del modesto foglio Pro Calabria. La sua querela aveva spinto il giudice istruttore del tribunale di Cosenza, Goffredo Del Prete, ad avviare indagini in merito, a cominciare dall’escussione della principale testimone, la signorina Migliori che il 23 luglio, dopo un rinvio per indisposizione e congiuntivite catarrale, si presenta dinanzi al giudice.
«Io non ho dato commissione a chicchessia di ricorrere per me alla giustizia a causa del trattamento che ricevo qui in casa per parte e segnatamente del padre mio Dottor Migliori. Solo debbo dire che io amo un giovane qui in Cosenza a nome Luigi Caputo, amore che mi è stato sempre contrastato e può essere benissimo che per tale contrasto siasi mosso a rappresentare in giustizia che io fosse maltrattata ed ingiuriata da mio padre ma ciò non è vero».
Teresina ama Luigi ma non al punto di contrastare, parole su carta bollata, l’autorità paterna. La loro relazione è tormentata, invisa sia dal padre che dai fratelli. Lo dice apertamente Teresina davanti al giudice: «Io ho scritto lettere al nominato Caputo, ed in queste gli ho naturalmente parlato del contrasto che incontra il nostro amore, per parte di mio padre non solo, ma anche per parte dei fratelli miei». Siffatte dichiarazioni porteranno in pochi giorni a un non farsi luogo a procedimento penale a carico di Felice Migliori il cui comportamento, certamente duro e deciso, venne ricondotto dal giudice istruttore nell’alveo di quei doveri del padre verso la figlia.
Ma un rapporto dell’Ispettore dell’ufficio di pubblica sicurezza di Calabria Citeriore allo stesso giudice, datato 25 luglio e marcato come «Riservato», fa capire come sono andate realmente le cose:
«Il dottore Sig. Felice Migliori, padre della Teresina, mal vede tale relazione e si oppone vivamente all’unione dei due giovani, per essere il Caputo privo di mezzi di fortuna e senza alcuna occupazione stabile. Spinto da tale segno, potrà darsi che abbia usato tutti i mezzi, anche violenti per indurre la figlia a miglior consiglio; ma non è cosa che può accertarsi, mancando assolutamente le pruove».
Felice Migliori avrebbe voluto il meglio per sua figlia, inducendola in ogni modo a desistere da una relazione della quale oggi non conosciamo il prosieguo. Sappiamo però che le valutazioni del “padre padrone” Migliori furono clamorosamente errate perché, alla fine, il brutto anatroccolo si tramutò in fascinoso cigno. Ancora qualche anno e Luigi Caputo, da semplice corrispondente per la nascente testata catanzarese Il Sud, quotidiano catanzarese di tendenza liberale e democratica, nel gennaio del 1895 fondò e divenne direttore della Cronaca di Calabria, per oltre mezzo secolo vera e propria “dinastia giornalistica” targata Caputo, destinata a passare in secondo piano solo nel 1952 con la nascita di Gazzetta del Sud.[1]

 

[1] ASCS, Processi Penali.

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