ROSSETTO E SAPONETTE

– Brigadiè, statemi a sentire, la situazione è davvero grave ormai – a parlare in modo concitato, nella Questura di Cosenza, è Raffaela Nudi, un donnone di 32 anni, tenutaria di un bordello in Via Santa Lucia – è un vero scandalo! Non ha pietà nemmeno a Natale!
– Ma di quale situazione stai parlando, Rafelù – le fa il brigadiere, che la conosce molto bene.
– Quella sciagurata della mia vicina di casa, no? – la donna seduta accanto a lei, Antonietta Pignataro, 26 anni, prostituta nel bordello di Raffaela, annuisce con la testa.
– Rafelù, non sto capendo un cazzo! Calmati e raccontami tutto. – le fa, spazientito, il brigadiere. La donna, tirato un lungo respiro, ricomincia daccapo.
– Allora, oggi, nel primo pomeriggio, è venuta a casa mia Laura Ferrara e mi ha detto che la nostra vicina Rosaria stava maltrattando per l’ennesima volta il suo bambino di tre mesi. Io mi sono incazzata e insieme a lei, – fa indicando l’altra donna – sono andata a casa di quella sciagurata. “Ma come ti fa il cuore a maltrattare tuo figlio? Nemmeno oggi che hai preso le 1.800 Lire di caro pane gli hai comprato il latte?” le ho detto. E sapete che mi ha risposto? “Non gli compro niente e se non muore entro stasera, lo butto dal ponte”. Questo mi ha risposto quella schifosa. – continua con la faccia paonazza di rabbia – Io le ho detto che sarei venuta in Questura a denunciarla e le mi ha risposto: “Fai come cazzo vuoi, non me ne frega niente!” e, così dicendo, ha buttato la creatura per terra. Brigadiè, quella carogna con i soldi del caro pane si è comprata il rossetto e le saponette, avete capito? Rossetto e saponette! – è un fiume in piena, le vene del collo sembra stiano per scoppiarle, gli occhi sono iniettati di sangue. Poi continua, mentre il brigadiere prende appunti, umettando la punta della matita – Ne volete sapere un’altra? Quella – indicando con il pollice un punto imprecisato fuori dalla stanza – non l’ha mai allattata la creatura per farsi cadere il latte e farlo morire. Spesso chiude il figlio in casa e se ne va in giro per la città a fare la puttana. E se il bambino non è ancora morto, è perché io e le altre vicine gli compriamo un po’ di latte e glielo diamo di nascosto da quando abbiamo capito che quando il latte lo davamo a lei, invece di farlo bere alla creatura, o se lo beveva lei, o lo buttava nel gabinetto! E se la creatura piange? La strega lo bastona per ammazzarlo! Ah! Dimenticavo… dovete sapere che circa un mese fa, la strega ha chiuso al brefotrofio l’altra figlia di un anno e mezzo. E vi ho detto tutto! – termina, asciugandosi la fronte, nonostante faccia freddo.
– Uhm… un bel casino – riflette il brigadiere, grattandosi la testa. Poi, rivolgendosi all’altra donna, chiede – e voi, voi potete aggiungere qualcosa?
– Brigadiè, posso aggiungere che è da parecchi giorni che il bambino deperisce e gliel’ho pure detto alla madre, ma a quella non gliene importa niente del figlio e lo lascia da solo per andare a fare il giro dei bar e dei cinema ad adescare clienti… per il resto confermo quello che ha detto la mia amica – termina Antonietta Pignataro, tenendo gli occhi bassi.
– Ho capito… volete fare la denuncia o… – fa il brigadiere, che sta per avere un attacco di nausea.
– La denuncia, facciamo la denuncia, così vediamo se gliene frega o non gliene frega! – sbotta Raffaela Nudi.
– Va bene, allora aspettate che vi mando un questurino, io vado a fare un giretto a Santa Lucia – dice il brigadiere, prendendo cappotto e cappello dall’appendiabiti.
A Santa Lucia, ma anche in alcuni bar e cinematografi, il brigadiere raccoglie molte confidenze su Rosaria, poi torna in ufficio e stende un rapporto. È ormai sera inoltrata, ma il Questore decide di procedere al fermo immediato della donna.
– Eccellenza – esordisce la sventurata, tormentando tra le mani un vecchio fazzoletto sporco – ho avuto il bambino il 19 settembre di quest’anno e l’ho chiamato Francesco. È vero, spesso ho lasciato da solo il mio bambino chiuso in casa, ma solo quando dovevo sbrigare qualche faccenda. È vero anche che oggi ho riscosso l’indennità del caro pane e non ho voluto comprare il latte a mio figlio perché volevo comprarmi un vestito. – il tono di Rosaria è contrito – Quando stamattina sono venute a casa mia le due vicine, le ho detto di farsi i fatti loro e che il bambino l’avrei buttato dal ponte. Confesso che appena ho sentito dire a Rafeluzza Nudi che mi avrebbe denunciato, per la rabbia ho sbattuto la testa di mio figlio al muro.
– Ma a tuo figlio, quando piange, lo picchi? – le chiede con durezza il Questore.
– Qualche volta… qualche volta alcuni schiaffi gliel’ho dati…
– Non gliene vuoi proprio bene a questo figlio… – commenta il brigadiere.
– Io… io avrei avuto piacere che morisse… non sapevo come fare… il mio amante non ha mai voluto darmi i soldi per mantenerlo…
– Ah! Ma bene! – urla il Questore, sferrando un pugno sulla scrivania e facendo sobbalzare dalla paura la donna che scoppia in lacrime – Non ti voleva dare i soldi, eh? E quando i soldi te li hanno dati le tue amiche, perché non gli hai comprato il latte? E perché non gli hai comprato il latte coi soldi del caro pane? E questo… questo Stanislao – continua imbestialito – è il padre del bambino?
– Io… io… – farfuglia Rosaria
– Rispondi, perlamadonna! – e giù un altro pugno sul tavolo.
– Cre… credo di si… si… è il padre… – riesce a dire con un filo di voce.
– Va bene. fai portare questa sciagurata in camera di sicurezza e trovami questo… questo Stanislao! – ordina al brigadiere, tirando un sospiro di sollievo.
– Eccellenza, – obietta il brigadiere – e il bambino? Che ne facciamo?
– Direi che sarebbe il caso di ricoverarlo al brefotrofio oppure all’Opera Maternità e infanzia – suggerisce il Questore.
Ma, sfortunatamente per il piccolo Francesco, sia l’uno che l’altro istituto rifiutano di ricoverarlo e il brigadiere, contro il suo volere e contro il volere del Questore, è costretto a consegnarlo alla madre in carcere.
Stanislao, ha da qualche anno passato la cinquantina ed è di Spezzano Sila, è davvero un poco di buono. Di mestiere fa il facchino alla stazione, ma per campare la sua numerosa famiglia, composta, oltre che da lui, dalla moglie e da otto figli, non si fa scrupoli a sfruttare selvaggiamente Rosaria, ormai da due anni.
Per la Polizia non è un problema rintracciarlo, semmai è un problema riuscire a trovare le prove che possano farlo condannare per sfruttamento della prostituzione. Davanti al Questore e al Giudice fa lo gnorri:
– Signor Giudice, conosco Rosaria da un paio di anni. Lei si è invaghita di me, ma io ho sempre cercato di allontanarla, ho moglie e otto figli, come potrei… – mente – so che quella donna è di poca moralità e spesso è ricorsa alla violenza contro di me per ottenere di abitare in casa mia, casa… una stanzetta presa in affitto, la casa ce l’ho a Spezzano e ci abita la mia famiglia. – continua con aria innocente – Mentre il giorno io lavoravo, lei faceva qualche servizio, giusto per guadagnare qualcosa che le bastasse per campare… poi, il 19 settembre le è nato il figlio… Eccellenza… io non lo so se è mio! Insomma, appena uscita dall’ospedale è voluta tornare con me e io portavo mezzo litro di latte per il bambino, come aggiunta al suo latte e le davo i soldi per comprare il carbone. Ma lei… lei è malvagia e per essere libera di fare i comodi suoi, ha subito detto che voleva disfarsene e infatti non lo allattava e nemmeno gli dava il latte che portavo a casa. Figuratevi che nemmeno lo puliva e io… io qualche volta l’ho pure presa a schiaffi per questo, ma tutto è stato inutile e io che potevo fare? Io lavoro tutto il giorno, non è che posso pulire e allattare il bambino! “Deve morire perché soldi per lui non ne spendo” diceva. Io ho raccontato tutto alla nostra vicina Luisa Ferraro che, per la verità, qualcosa per il piccolo l’ha fatta davvero!
– E già! Tu latte al petto non ne hai! – fa, ironicamente, il Giudice Istruttore – però la lingua come ce l’hai adesso, la potevi avere anche prima… perché non ti sei rivolto alla Giustizia invece di parlare con la vicina?
– Io… io speravo che si ravvedesse, visto che la insistevo e minacciavo continuamente…
– Si… certo… brigadiere! Brigadiere! – urla il magistrato – toglietemi di torno questo farabutto. In quanto a te, – continua puntando minacciosamente il dito contro Leale – fai in modo da non capitarmi più davanti perché quanto è vero Iddio… basta! Fuori di qui!
Il Giudice decide di ascoltare anche Luisa Ferraro, la quale gli fa un racconto struggente:
– Io la conosco bene quella donna – esordisce – e quando ha partorito, il bambino era molto bello e in buone condizioni, ma ho notato subito che la madre non nutriva per lui nessun sentimento di amore, ma lo considerava come un impaccio. Imprecava contro il figlio e non lo puliva mai. Addirittura lo lasciava nudo nonostante questo freddo; al massimo lo copriva con una vecchia giacchetta e se ne andava per giornate intere. Di allattarlo nemmeno a parlarne, tanto che ha subito perso il latte e, se il bambino piangeva, lo picchiava pure! Io non potevo stare a guardare questo orrore e, di nascosto dalla madre, l’ho sempre nutrito e pulito. Signor Giudice, io sono povera, ma come si fa… – riprende fiato, poi continua con gli occhi lucidi – un paio di giorni fa ho speso trecentocinquanta lire per comprargli due camicine e un po’ di sapone e così l’ho lavato e vestito, povera creatura. Ieri ho dato alla mamma cento lire per comprargli un po’ di latte, ma stamattina quella disgraziata mi ha detto che ha speso i soldi per sé, nonostante avesse anche le cinquecento lire del caro pane. E questo lo dico perché le ho visto i soldi in mano!
– Si, abbiamo capito. E che ci dite di Stanislao?
– Oh! Buono quello! Del bambino non gliene importa niente anche se è suo figlio, in quanto alla sciagurata… le succhia i soldi che guadagna e se li spende tutti per ubriacarsi!
– E come mai tutte queste cose ve le siete tenute per voi, invece di raccontarle a noi? – fa il Giudice.
– Io speravo che l’amore di madre le sarebbe tornato… ma quando ho saputo che aveva manifestato l’intenzione di buttare il bambino dal ponte, ho raccontato tutto alla mia amica Raffaela Nudo e lei è andata subito in Questura a denunciarla…
Se la questione riguardante Rosaria ormai è chiara, non è chiaro affatto che ne sarà del povero Francesco. Il Procuratore della Repubblica, Luigi Ammirati, prende a cuore la questione e scrive al Prefetto spiegandogli la situazione e chiedendogli di adoperarsi per trovare una sistemazione al bambino, lontano dalla madre sciagurata, ma la lettera non avrà mai risposta.
Purtroppo non sappiamo quale sia stata la sorte del piccolo Francesco. In quanto alla madre, sarà condannata in via definitiva a due anni di reclusione.[1]

 

[1] ASCS, Processi Penali

Tutti i diritti riservati. ©Francesco Caravetta

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