L’ATTO INDEGNO

L’11 ottobre 1900 il Brigadiere Salvatore Morisani, comandante la stazione di Aiello Calabro, viene a conoscenza dalla voce pubblica che nel comune di Cleto certa Filomena Milito, 18 anni, avendo avuto delle illecite relazioni con persona ignota, è divenuta gravida e per salvarsi l’onore tenta di procurarsi l’aborto ricorrendo a mezzi illegali.

Il giorno dopo Morisani, col Carabiniere Nazzareno Di Lorenzo, va a Cleto ad indagare e assumere informazioni per conoscere la realtà dei fatti, così ottiene sia la conferma dello stato di gravidanza della ragazza, sia dei tentativi di abortire. Ma la cosa più sconvolgente che tutte le persone a cui si rivolge gli riferiscono, è che ad avere avuto i contatti carnali con Filomena non è stato uno sconosciuto, ma suo padre Luigi.

Immediatamente i due Carabinieri vanno a casa Milito e trovano Giuseppina Manfredi, la madre della ragazza, le dicono di volerle fare alcune domande e la donna chiama Filomena, che si presenta in avanzato stato di gravidanza. Morisani fa allontanare la madre e, rimasto da solo con la ragazza, le chiede senza tanti fronzoli:

– Chi è stato?

Gli occhi di Filomena si riempiono di lacrime e, in modo disperato e raccapricciante, racconta:

– Era marzo, il giorno preciso non lo ricordo, mia madre era andata a San Mango d’Aquino rimanendo assente due giorni, e mio padre guastò il mio lettino dandomi ad intendere che gli occorrevano le assicelle, costringendomi così a coricarmi con lui nel letto matrimoniale, cosa che io feci innocentemente, nulla potendo mai dubitare che mio padre mi avesse fatto un simile tradimento… – deve interrompersi, non riesce a parlare, squassata dai singhiozzi. Poi tira qualche lungo respiro, si soffia il naso e, tormentando il fazzoletto tra le mani, continua – la sera andai a letto tranquilla senza nulla sospettare e durante la notte, svegliatami di sopra assalto, mi accorsi che mio padre si era unito a me cercando di disonorarmi. Dapprima cercai di svingolarmi per fuggire, ma fu inutile… lui, avvintami per la vita, mi costrinse ad unirmi a lui carnalmente… ed ecco che, in conseguenza di quel tradimento orditomi, oggi mi trovo in questo stato!

– Hai avuto contatti carnali con altri uomini prima o dopo?

Io non ebbi mai contatto carnale con altre persone se non col mio padre, come vi ho detto.

– Tua madre ha in qualche modo favorito tuo padre per farlo congiungere con te?

Mia madre non ha alcuna responsabilità perché era assente quando subii il tradimento e solo ne venne a conoscenza quando io le raccontai tutto, cosa che fu causa di continui disturbi, tanto che diverse volte fu battuta da mio padre perché lo rimproverava dell’atto indegno commesso su sua figlia.

– Hai tentato di abortire?

– Non sia mai! Me lo cresco!

Il Brigadiere chiama la madre e la interroga, ricevendo parola per parola la stessa dichiarazione fatta da Filomena, quindi va a fare un’altra passeggiata in paese e gli è chiaro che tutti sapevano e questo fece nascere pubblico scandalo negli abitanti, tanto da destare l’indignazione ed il biasimo pubblico, ma ciò non ha impedito che per fare arrivare ai Carabinieri un timido accenno a questa orrenda situazione ci sono voluti sei mesi, ma tant’è. Comunque c’è un risvolto positivo: la voce pubblica ha calcato troppo la mano su Filomena perché ora risulta essere falsa la circostanza che la ragazza abbia cercato di abortire.

A questo punto bisogna rintracciare Luigi Milito, dichiararlo in arresto ed interrogarlo, ma non è possibile perché è sparito dalla circolazione.

Filomena deve confermare la denuncia davanti al Pretore ed il 26 ottobre si siede davanti al Magistrato, ma c’è una grossa sorpresa:

Il 9 aprile del corrente anno io mi trovavo sul fondo Sorice in territorio di Cleto ed insieme con me vi era Nicola Briglio il quale, con inganno mi trascinò dentro un pagliaio, ove giunti mi tolse l’onore. Io non ho avuto altre relazioni con uomini, né prima e né dopo quel giorno e Briglio mi ha posseduta una sola volta.

– Stai attenta perché al Brigadiere hai detto che è stato tuo padre…

È vero che al Brigadiere ho dichiarato qualmente mio padre era l’autore della mia gravidanza, ma tutto ciò è falso ed io l’ho detto per garantire il Briglio al quale sono affezionata. Chiedo che non si proceda contro di lui perché mi ha promesso di sposarmi.

– Hai messo in giro tu la voce che era stato tuo padre?

Fuori del Brigadiere io non ho detto a nessuno che mio padre mi aveva ingravidato. Mi sono confessata solo con mia madre, alla quale fin dal primo momento ho detto che autore era stato Briglio e non altri.

– Non ti credo, di’ la verità perché se no sono guai…

Piangendo, Filomena dice:

Tutto quanto vi ho detto è falso, Briglio non mi ha mai toccata… è stato mio padre il quale, in una notte di aprile, profittando dell’assenza di mia madre, mi ha disonorata e resa gravida, il giorno appresso si ritirò mia madre ed io le confidai la disgrazia. Nacque allora una grande confusione in famiglia e mio padre non mi ha posseduta più. Non fò istanza di punizione, ma abbandono il fatto alla giustizia

Interrogata di nuovo la madre, questa volta la smentisce:

Quando mi accorsi che mia figlia era gravida, essa mi confessò che autore di quel fatto era stato il padre, ma subito dopo mi disse che aveva mentito e che invece era stata disonorata e ingravidata da Nicola Briglio, suo fidanzato, che l’ha posseduta una sola volta. Mio marito non ha nessuna colpa nel fatto.

– Però davanti ai Carabinieri avete accusato vostro marito. Qual è la verità?

Non è vero che io avessi accusato mio marito quale autore d’incesto con la figlia e che avessi risposto in tal senso al Brigadiere, al quale dissi soltanto che mia figlia se era gravida, sarebbe partorita.

– Non è credibile quello che raccontate, la verità è quella che ha raccontato vostra figlia e quindi vi invito a non mentire!

Io non so niente e non ho niente da dire!

A sorpresa, spontaneamente si presenta dal Pretore il diciottenne Nicola Briglio e chiede di essere ascoltato:

So che si procede contro Luigi Milito, sospettato autore d’incesto con la figlia Filomena per averla disonorata e resa gravida. Per debito di coscienza vengo a riferirvi che Milito deve essere scagionato da tale imputazione perché sono stato io a togliere l’onore a Filomena, che ho constatato vergine e sono stato io ad ingravidarla. Ho posseduto Filomena quattro volte e la prima volta dentro un pagliaio. Da più tempo la pretendevo in moglie e trovai questo mezzo per farmela dare dal padre, il quale altrimenti non avrebbe acconsentito al matrimonio.

– Giovanotto, ritrattate questa dichiarazione pienamente falsa e dite la verità!

Insisto a dire che sono stato io e lo confermo!

È il 26 ottobre 1900 e mentre il Pretore pensa a quali iniziative può intraprendere per sbrogliare la matassa, gli arriva una nota piuttosto preoccupante del Brigadiere Morisani: mi viene assicurato che il Milito Luigi per sottrarsi dalla responsabilità addebitatagli, fra oggi o domani, se non sia già partito, compie il suo fermo proposito, cioè quello di emigrare.

Allora viene emesso un mandato di cattura e le ricerche possono essere intensificate e con molti sforzi il 30 ottobre Luigi Milito viene arrestato e si difende:

Sono perfettamente innocente. Ammetto che in una notte dei principi di aprile, avendo dato il lettino di mia figlia ad alcuni segatori per dormire, essa, assente la madre, dormì con me nel mio letto matrimoniale, ma io non la toccai, né avrei avuto il coraggio di toccarla. Svelatasi la gravidanza io sollecitai mia figlia a confessarmi il nome del suo seduttore ed ella mi disse di essersi data in braccio ed essere gravida di Nicola Briglio. Io, per riparare al suo onore, ho acconsentito al di loro matrimonio, che dovrà celebrarsi fra poco

Che sia davvero questa la verità e che, non si capisce perché, Filomena stia accusando ingiustamente suo padre? Ma adesso che c’è in ballo il matrimonio con Nicola, magari si deciderà, una volta per tutte, a confessare il nome di chi l’ha violentata e messa incinta.

Non ho che ripetere quanto ho dichiarato alla Signoria Vostra precedentemente e che assolutamente confermo, cioè che mio padre, nella notte del 9 aprile, facendomi coricare nel suo letto, cogliendomi nel sonno abusò di me carnalmente con violenza. Egli pertanto è autore della mia gravidanza perché né prima, né poi ho avuto commercio con altro uomo!

– È davvero questa la verità? Dilla adesso altrimenti saranno guai!

– Confermo quello che ho appena dichiarato.

– Bene. Adesso devi chiarire una cosa di cui sono venuto a conoscenza da poco: perché la sera in cui ti interrogai la prima volta non hai dormito in casa tua?

È vero che io nella sera del giorno in cui venni esaminata e feci la mia dichiarazione rivelando il fatto andiedi a dormire nella casa di Isabella Fera, ma ciò per il timore nato in me che mio padre, vedendosi scoperto e compromesso, avesse inveito contro di me, non già perché egli avesse manifestato il suo irritamento o mi avesse in alcun modo minacciato. È pure vero che giorni fa mi sono presentata al municipio per impedire che detto mio padre avesse ottenuta la libertà provvisoria, temendo della vita, però anche questo fatto è stato prodotto dal pensiero che siccome mio padre è stato capace di disonorarmi, potrebbe anche essere capace di più gravi eccessi.

Filomena è evidentemente terrorizzata, ma il Pretore ritiene che sia necessario sottoporla ad una prova durissima: metterla in confronto con suo padre! Quando i due sono una di fronte all’altro, il Pretore fa cenno alla ragazza di parlare:

In una sera di aprile ultimo, mentre mia madre si trovava a San Mango d’Aquino. Tu mi ordinasti di sfasciare il mio letto per darlo ad alcuni forestieri. Io in sulle prime non volevo acconsentire, ma poi mi lasciai persuadere da te e cedetti il letto ai forestieri. Fui per questo costretta a coricarmi nel tuo letto, ma non potevo mai immaginare il tuo turpissimo disegno! Dopo che, fidente, mi fui coricata, tu mi lasciasti addormentare e nel mentre dormivo tu mi fosti addosso ed io non potetti, malgrado le resistenze opposte, evitare che tu ti congiungessi con me carnalmente, deflorandomi, e possedendomi con violenza. Tu, quindi, sei l’autore della mia gravidanza e non altri!

Il padre risponde alle accuse:

È vero che una sera del mese di aprile io ti indussi a cedere il letto ad alcuni forestieri, ma non è vero che la notte ti feci dormire nel mio letto e che mi unii carnalmente con te. Io ti feci dormire in un altro letto che combinammo in quella stessa sera togliendo dal mio letto matrimoniale un materasso… io non so capire per quale motivo tu, mia figlia, mi vuoi addebitare questa infamia, della quale io sono assolutamente innocente. Ritengo invece che tu fosti ingravidata da Nicola Briglio.

È un cambio di versione o una contraddizione? Durante l’interrogatorio Luigi Milito aveva ammesso di aver fatto dormire la figlia nel letto matrimoniale con lui.

Filomena replica duramente, ripetendo la sua versione dei fatti:

Questo che tu dici è falso! In quella sera mi facesti dormire nel tuo letto e mentre dormivo tu ti mettesti sopra di me e con violenza mi possedesti nel mentre io cercai invano di resistere per non farmi offendere!

A questo punto interviene il Pretore, che contesta a Luigi Milito quella che considera una contraddizione e Milito risponde:

Nell’interrogatorio reso alla Signoria Vostra dissi che mia figlia si era coricata nel mio letto, ma ciò non è vero. Intendo perciò modificare la mia dichiarazione e cioè che mia figlia si coricò in un altro letto improvvisato e non nel mio, né nel suo.

Forse la frittata è fatta perché il Pretore, a margine del verbale di confronto, annota: Filomena Milito ha tenuto un contegno franco, risoluto, acceso. Luigi Milito è stato per tutto il confronto in preda a grande commozione; si è confuso, contraddetto e ha pianto.

Viste le contraddizioni in cui è caduto Luigi Milito, il Pretore convoca Nicola Briglio per interrogarlo e capire se insiste nel dichiarare di essere stato lui a violentare e mettere incinta Filomena. Il giovanotto non perde tempo e dice:

La mia dichiarazione resa spontaneamente alla Signoria Vostra il 26 ottobre è falsa ed io fui indotto da Luigi Milito a dire quanto vi dissi. Milito, quando non poté più coprire la gravidanza di sua figlia, pensò di recarsi in Africa e siccome anche io avevo desiderio di emigrare, mi indusse a seguirlo. Noi perciò partimmo da Cleto senza che Milito facesse accorgerne qualcuno perché temeva di essere arrestato e viaggiando in ferrovia arrivammo fino a Policoro. Lì Milito, che non aveva denaro per proseguire il viaggio, mi propose di fermarci, ma non avendo trovato lavoro cominciò a persuadermi di ritornare indietro e di aiutarlo a scagionarsi dall’accusa di incesto. Fu lui, ed in tali circostanze, che mi suggerì l’idea di presentarmi a Voi e dichiararmi autore della gravidanza di Filomena. Egli mi promise, come premio di tale dichiarazione, che mi avrebbe fatto sposare Filomena con una buona dote, cosa che io non avrei potuto altrimenti sposare, attesa la mia povertà.

– Ma tu l’hai mai toccata Filomena?

Dichiaro di non aver avuto nessuna relazione con Filomena Milito e quindi non essere l’autore della sua gravidanza.

Sembra una storia da romanzo quella di partire all’avventura per l’Africa, quindi il Pretore, prima di classificarla come credibile, cerca i riscontri e il primo è mettere a confronto i due.

Inizia a parlare Briglio:

Verso gli ultimi di ottobre tu avevi paura di essere arrestato per l’affare di tua figlia e mi inducesti ad emigrare con te. Giunti a Policoro e non avendo trovato lavoro, tornammo indietro e cammin facendo mi suggeristi l’idea di dichiararmi autore della gravidanza di tua figlia, promettendomela in moglie con una buona dote. Fosti tu, dunque, a farmi fare la falsa dichiarazione alla giustizia.

Risponde Milito:

È vero che partimmo insieme, che arrivammo a Policoro e che tornammo indietro, ma fosti tu a propormi il progetto che seguisti e che io approvai, cioè di dichiararti autore della gravidanza di mia figlia e di pigliarla in moglie. Tu mi suggeristi questa idea ed io l’approvai, non fui perciò io a suggerirti la dichiarazione che hai fatto.

Replica Briglio:

Non è vero quanto tu dici, mentre fosti tu a propormi l’affare e mi persuadesti con vari ragionamenti durante il viaggio, assicurandomi che in tal modo tu non avresti sofferto pena ed io neanche. Io ebbi soltanto il torto di accettare la tua proposta e lo feci sia per salvarti e sia per avere la dote promessami.

Milito scuote la testa e ripete che non è vero, ma il fatto di non aver ribadito in faccia a Briglio che non è stato lui ad avere violentato la figlia è praticamente un’ammissione di colpa. Il Pretore annota: contegno timido da parte di entrambi e piuttosto reticenti. Questo costa a Nicola Briglio l’incriminazione per favoreggiamento, ma non l’arresto perché prima di venire emesso il mandato di cattura riesce a sparire e questa volta probabilmente è riuscito ad andarsene in Africa.

Riscontri? Basta girare in paese e non c’è chi non sappia tutto per filo e per segno e lo va a dichiarare in Pretura, compresi alcuni familiari stretti dei Milito. Può bastare per chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio di Luigi Milito per violenta congiunzione carnale in persona della propria figlia con abuso di autorità e di fiducia e di Nicola Briglio per favoreggiamento. Ma sebbene l’accusa contro Milito sia molto grave, ottiene ugualmente la libertà provvisoria.

La causa viene fissata per il 25 giugno 1901, ma Briglio è sempre latitante e la sua posizione viene stralciata in attesa di celebrare il processo in contumacia.

Il 25 giugno, prima che l’udienza inizi, Filomena, scura in volto, e suo padre, che se la ride sotto i baffi, si presentano davanti al Giudice Istruttore con un foglio di carta bollata da una lira.

Cosa sono andati a fare? Filomena si appresta a farsi violenza perché è lì per rimettere la querela contro suo padre. Dopo che il Giudice ha apposto la sua firma sull’atto, padre e figlia vanno in udienza e lo depositano, restando in attesa dell’inevitabile conseguenza:

La Corte, per effetto di remissione di querela ha dichiarato non luogo a procedimento penale contro l’accusato, come dagli atti, Milito Luigi ed ordina di mettersi in libertà, se non detenuto per altra causa. Condanna la parte remittente Filomena Milito a tutte le spese.

Il processo in contumacia contro Nicola Briglio si terrà il 17 dicembre 1906 e la Corte non ci mette molto ad emettere il verdetto:

Dichiara Nicola Briglio colpevole di avere, dopo che Luigi Milito avea commesso il delitto di violenta congiunzione carnale in persona della propria figlia Filomena, senza concerto precedente a tale fatto, aiutato esso Milito ad eludere le investigazioni della giustizia e sottrarlo all’azione della stessa. Per tali motivi condanna l’imputato ad anni 5 di reclusione, oltre alle spese e alle pene accessorie.[1]

È una vera e propria beffa.

[1] ASCS, Processi Penali.