LO STRANO CASO DELLE SORELLE BOMBINO

È la mattina del 5 settembre del 1921 quando la sessantottenne contadina di Rota Greca Angela Melito si presenta dai Carabinieri di Cerzeto per fare una denuncia sconvolgente

Non posso più oltre tacere perché oppressa dal rimorso di non averlo denunziato prima il fatto seguente avvenuto nella mia famiglia e ciò per verità verso la figlia mia Maddalena Bombino di anni 26, morta nel 22 aprile 1920 in seguito ad una lesione prodotta dall’altra mia figlia Emilia la quale, con una pala da forno tirò un colpo all’altra sorella Luisa e colpì invece la Maddalena che poi soccombette ed anche per pietà verso la Emilia, la quale però non aveva l’intenzione di colpire a morte. Di concerto, in famiglia, facemmo passare il fatto come malattia sopravvenuta ed anche il medico che rimase anche ingannato sulla natura del male scambiandolo dapprima per influenza e in seguito per ascesso. Infine, dopo la morte, si palesò il fatto pensando che avrebbe potuto avere relazione. Il fatto che ho narrato è notorio in Rota Greca

Il Carabiniere Diego Mazzuca, comandante ad interim della caserma di Cerzeto, è perplesso perchè una madre che accusa la propria figlia di omicidio non si trova tutti i giorni e così comincia ad indagare e, dai familiari – unici testimoni al presunto fatto – viene a sapere che tra la Emilia e la defunta Maddalena non correvano buoni rapporti, siccome la Emilia era gelosa perché l’altra (era) sposa e perciò era un continuo di litiggio fra loro e la Maddalena era spesso percossa dalla Emilia, la quale non tralasciava di percuotere la madre di tanto intanto, appunto perché quest’ultima acconsentiva il matrimonio della Maddalena. La mattina del primo aprile 1920, venerdì santo, ci fu una lite tra la Luisa e la Emilia e ad un certo punto quest’ultima afferrò la pala di forno tirandola contro la Luisa ma invece, disgraziatamente, fu colpita alla testa la defunta Maddalena la quale si trovava a sedare la quistione delle due sorelle. Dopo di ciò la quistione finì lì per lì, siccome la Luisa per la temenza della sorella se ne fuggì di casa rimanendo assente e cioè nascosta in un orto vicino per tutta la giornata. Ma la Maddalena risentì subito le conseguenze del colpo avuto e cominciò a lamentarsi pel dolore, tanto che dopo due giorni dovette mettersi a letto senza alzarsi più, dappoichè andò sempre peggiorando finché il 22 aprile 1920 cessò di vivere.

Ti possano ammazzare come hai ammazzato tua sorella!” avrebbe urlato la madre all’indirizzo di Emilia e sembra proprio essere vero che a Rota si parla ovunque del fatto di cui sopra ed è convinzione generale che la morte della Maddalena è stata causata dal colpo di pala ricevuto dalla sorella Emilia. Questo basta al Pretore di Cerzeto per emettere, il 29 settembre 1921, un mandato di cattura nei confronti di Emilia con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Emilia viene arrestata una settimana dopo e rinchiusa nel carcere locale.

Forse sarebbe stato il caso di interrogare prima il dottor Vincenzo Mari che visitò la povera Maddalena, cosa che avviene solo il 18 ottobre successivo

Invitato da Bombino Emilia, ricordo di aver visitato la sorella Maddalena degente a letto e che riscontrai affetta da otite media consecutiva ad attacco influenzale. Posso assicurare che nessuna traccia di violenza subita riscontrai sulla regione mastoidea corrispondente alla lesione di cui sopra. Visitai una sola volta l’infelice ed in assenza del medico curante Musacchio Oreste il quale, malgrado l’appuntamento preso, non poté far coincidere la sua con la mia visita. Seppi in seguito che il collega Musacchio aveva dovuto operare l’inferma e supposi che fosse avvenuto l’ascesso della mastoide, come era da temersi… stando ai fatti da me rilevati, ritengo che la morte sia stata la complicanza della meningite

Quindi bisogna sentire anche il dottor Musacchio che ne sa certamente di più

Trovai Maddalena Bombino a letto con alta febbre però con sensorio integro, per cui rispondeva alle mie domande in relazione alle sue sofferenze e che riflettevano l’orecchio sinistro, che era causa di atroci dolori. Da accurato esame obbiettivo diagnosticai trattarsi di otite media e prescrissi le cure del caso. Però, dopo diversi giorni, nonostante le più scrupolose e diligenti cure che richiedeva l’aggravarsi della malattia, l’otite media suppurò, complicandosi ad una mastoidite sinistra per cui credetti opportuno di far noto alla famiglia Bombino la minaccia che sovrastava l’inferma circa la probabile trombosi del seno traverso e, quindi, una meningite. La famiglia fece visitare la paziente dal dottor Vincenzo Mari che ebbe ad uniformarsi alla mia diagnosi, con pronostico infausto. Pochi giorni dopo il consulto, come mi accorsi che la regione mastoidea e retro-auricolare sinistra presentava segni non dubbi di pus, credetti mio dovere d’intervenire e ricordo di aver drenato e pulito generosamente la regione dando esito a notevole quantità di pus. Però, nonostante l’intervento, invece di migliorare come in un primo tempo aveva dato a sperare, andò aggravandosi sempre più a causa di un processo meningeo sopravvenuto e ciò per l’intima contiguità anatomica fra orecchio medio, mastoide e meninge

– Avete notato segni di violenza sulla parte?

Dal primo giorno di mia assistenza non ebbi a riscontrare sulla regione flogosata e sulle regioni limitrofe nassuna traccia o segni di violenza

– La Maddalena Bombino vi parlò di colpi ricevuti?

Mai ebbe a parlarmi di atti di violenza subiti sotto forma di contusioni od altro. Debbo dire, ad onor del vero, che tutti in famiglia, compresa la Emilia, ebbero a prodigare alla povera defunta le più amorevoli cure, senza lesinare nulla che avesse potuto riuscire di aiuto

– È possibile che la meningite sia insorta a causa di un colpo in testa? – insiste il Pretore di Cerzeto

Il fatto meningeo si manifestò non in primo, come capita di osservare nei casi di traumatismo, ma nel caso in ispecie il fatto meningeo è stato di complicanza all’otite media con la mastoidite. Di fatti tutti gli otoiatri sono concordi nell’ammettere che nei processi suppurativi dell’otite media con mastoidite, la complicanza più frequente e temuta è la meningite che ne consegue fatalmente nella grande maggioranza della casistica

Chiarissimo. Per i due medici non esistevano segni di violenza e la morte avvenne per cause naturali. Non dovrebbero esserci più dubbi e il caso potrebbe essere chiuso all’istante, ma la madre e la sorella Luisa continuano ad insistere nella loro versione e insistono anche nei due confronti a cui vengono sottoposte con Emilia, che continua, nonostante le relazioni dei medici a restare in carcere. L’unico a negare che la mattina del primo aprile 1920 Maddalena fu colpita per sbaglio da Emilia è il padre

Io non ero presente il giorno in cui le mie due figlie Emilia e Luisa si bisticciarono, ma posso escludere che Maddalena sia morta in seguito ad un colpo di pala

– Come fate ad esserne sicuro se non avete visto niente?

Maddalena era sofferente fin da bambina e spesso dall’orecchio le usciva della materia purulenta, è morta in seguito ad un ascesso

– E allora perché…

Mia moglie e mia figlia Luisa odiano Emilia perché si è schierata dalla mia parte quando io mi opponevo alla costituzione della dote in favore di Luisa. Io non volevo, né voglio, dare la dote a Luisa perché dopo tre mesi dalla morte di Maddalena ha avuto il coraggio di scappare con il fidanzato di Maddalena che è poi diventato suo marito. L’accusa mossa a mia figlia Emilia non è altro che un’infame calunnia di mia moglie e di Luisa!

Nell’ufficio del Pretore cala un silenzio imbarazzato.

Maddalena soffriva fin da bambina con l’orecchio dal quale le usciva spesso del pus – assicura la quarantenne Carolina Colonnese –. Nel 1919 andò ai bagni per curarsi, ma poiché in paese le ragazze che vanno ai bagni sono ritenute malate e difficilmente trovano marito, Emilia, che è maritata e voleva molto bene alla sorella morta – V.S. avrà potuto notare che Emilia porta ancora il lutto per Maddalena mentre Luisa lo ha già tolto –, volle accompagnarla facendo spargere in paese la voce che i bagni servivano per lei e che conduceva seco Maddalena solo perché le tenesse compagnia. Io ero molto amica di tutte e tre le Bombino e quando Maddalena si ammalò andai a farle visita ma non mi disse affatto di aver ricevuto una bastonata per sbaglio da Emilia e non è vero che Emilia battesse le sorelle; io, che avevo consuetudine di vita con esse, posso assicurarlo. Si comportavano come tre innamorate

– Dite? Eppure il padre sostiene che Luisa odi Emilia…

L’antipatia tra Emilia e Luisa è cominciata dopo la fuga quest’ultima con il fidanzato di Maddalena. Questa fuga fu ritenuta da Emilia e dal padre come una grave onta per la famiglia e perciò Luigi Bombino, in ciò spalleggiato da Emilia, si è sempre rifiutato di dare la dote a Luisa. La madre, invece, prese le parti Luisa, alla quale diceva di aver perdonato e, poiché il marito è quasi nullatenente, prendeva sempre roba a casa sua per portarla a casa di Luisa. Ciò non faceva piacere a Luigi Bombino e così i rapporti tra padre e figlia da un lato e madre e Luisa dall’altro si fecero tesi

– E quindi l’accusa sarebbe una ritorsione…

Un’invenzione della madre alla quale non bisogna prestar fede perché è una vecchia rimbambita… ha avuto il coraggio di dire che suo marito avesse relazioni con Emilia… nessuna meraviglia quindi che abbia detto che Maddalena sia morta per opera di Emilia

Non si può più tergiversare: il 19 novembre 1921 il Giudice Istruttore ordina l’immediata scarcerazione di Emilia motivando che anche ammesso – il che è dubbio – che l’imputata dette il colpo di bastone alla sorella Maddalena, è rimasto accertato che quest’ultima morì non a causa della supposta lesione, bensì per meningite. Pertanto sono venuti a mancare indizi sufficienti che legittimino la detenzione dell’imputata.

Il primo marzo 1922 la Sezione d’Accusa scagiona definitivamente Emilia Bombino dichiarando il non doversi procedere contro Emilia Bombino per non aver commesso il fatto ascrittole.[1]


[1] ASCS, Processi Penali.

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