OMNIA MUNDA MUNDIS

Domenica 21 ottobre 1951, ore 18,30. Il Duomo di Cosenza è affollato di fedeli che assistono alla consueta funzione della benedizione. Il ventenne Pasquale Barone è uno di questi.

La sua attenzione viene attirata da uno sconosciuto che ha già visto altre volte in chiesa e che, come fa di solito, si inginocchia e bacia per terra, poi si alza e va verso i banchi vicino all’altare centrale dove si siede rannicchiandosi, quasi a volersi nascondere. Intanto la funzione termina e Barone, dopo aver fatto il segno della croce, esce e va a chiacchierare con gli amici davanti al bar Renzelli.

Dopo circa mezz’ora Barone vede il sagrestano del Duomo, Saverio Scarcella mentre scende da Via del Liceo e lo ferma.

Saverio – gli dice riferendosi allo sconosciuto –, l’ài cacciato fuori quello di quella sera?

Questa sera non l’ho visto

– L’ho visto io seduto vicino all’altare centrale e mi è sembrato che cercasse di nascondersi. Non è che è rimasto dentro?

A questo punto il sagrestano pensa bene di andare a dare un’occhiata. Si avvicina alla porta laterale del Duomo, mette la chiave nella toppa, la gira, spinge l’anta, ma la porta non si apre, deve essere bloccata dall’interno e a nulla servono le poderose spinte che Scarcella e altri uomini presenti danno alla robusta porta. Si, lo sconosciuto si è chiuse dentro!

Apri! Apri! – urla Scarcella – vieni ad aprire!

Ma è tutto vano, dall’interno non risponde nessuno.

Intanto si è fatta gente e, tra questa, anche due Agenti della Polizia ai quali viene spiegata la situazione. Uno dei presenti ha un’idea: entrare in un’abitazione situata nella parte posteriore del Duomo, calarsi nel giardinetto del luogo sacro ed entrare dalla porticina che dà accesso alla chiesa.

Scarcella ed un poliziotto vanno nella casa in via della Neve e da una finestra si calano nel giardinetto, poi forzano la porta ed entrano, accendendo tutte le luci. Da una rapida occhiata in chiesa non c’è nessuno, così il sagrestano toglie il paletto con il quale la porta è stata bloccata dall’interno e fa entrare l’altro Agente e un paio di persone fidate, cominciando ad ispezionare con cura il vasto ambiente.

Arrivati alla cappella del Santissimo Sacramento, nascosto sotto una panca c’è lo sconosciuto che viene preso sottobraccio dai poliziotti e portato in Questura:

– Mi chiamo Annunziato Fuoco, ho 48 anni, sono di Parenti e vivo separato da mia moglie per motivi di onore. Lavoro e alloggio presso la segheria Burza in via Milano davanti al cantiere Morelli. Da un anno in qua io, a causa di malattie subite, ho deciso di frequentare intensamente le chiese per presenziare alle funzioni e pregare

– Quali chiese?

Le chiese che frequento con maggiore assiduità sono quelle del Duomo, quella di San Francesco di Paola, di San Nicola e di San Domenico. Spesse volte mi trattenevo fino a tardi nella chiesa del Duomo e venivo invitato ad uscire sia dal sagrestano, da un certo Rodolfo, dal Parroco e dalla moglie del sagrestano

– E stasera?

Come al solito sono andato in Chiesa Madre e durante le funzioni mi ero seduto sulle panche dell’altare centrale. Finite le funzioni io ero rimasto in chiesa… forse il guardiano non mi ha visto e quando ha spento le luci io mi sono avvicinato alla porta per uscire, ma l’ho trovata chiusa. Forse inavvertitamente mi sono confuso e ho messo la sbarra di ferro dietro la porta… allora, visto che non potevo uscire, mi sono tolta la giacca e me la sono messa su di una panca per poggiarci il capo e quindi dormirci. Quando, poi, ho visto la luce accesa, mi sono alzato e mi sono andato a nascondere nella Cappella della Madonna del Pilerio, sdraiandomi su di una panca in modo poco visibile

– Volevi rubare?

Io non avevo alcuna intenzione di rubare e, come ho detto, mi ero portato in chiesa per pregare.

– Solo nel Duomo ti attardavi?

Anche nelle altre chiese tardavo ad uscire. Mi conoscono bene i monaci di San Francesco, il parroco di San Nicola e pure l’Arcivescovo

Secondo le informazioni che la Polizia raccoglie, Annunziato sarebbe un semi alienato di mente e non si può escludere che abbia rubato qualcosa. Bisogna fare un sopralluogo.

No, dalla chiesa non manca nulla, Annunziato, nella sua semplicità, ha detto la verità.

Durante il sopralluogo, il sagrestano ammette di avere visto spesso in chiesa Annunziato e aggiunge:

Quasi sempre mi faceva irritare ed arrabbiare perché non voleva uscire dalla chiesa. Spesse volte ho dovuto chiedere l’intervento del mio parroco, don Antonio Del Vecchio, ed anche lui dovette spesse volte prenderlo dal braccio e trascinarlo fuori dalla chiesa. Don Antonio spesse volte lo ha minacciato di denunziarlo alla Questura e farlo arrestare. Lo sconosciuto rispondeva sempre che aveva bisogno di pregare. Spesse volte veniva in chiesa di mattina, si comunicava e rimaneva fino a mezzogiorno. Quando rimaneva fino a mezzogiorno, mia moglie, per non fare arrabbiare me, andava lei personalmente a mandare via lo sconosciuto.

E chi sia Annunziato Fuoco ce lo dice Guido Gorbari, da Pieve San Giacomo provincia di Cremona, proprietario della segheria ex Burza, il quale si presenta spontaneamente in Questura:

Da circa quattro anni conosco Annunziato Fuoco perché mi ha eseguito il servizio di pulizia a casa e nella segheria. Alloggia nella stessa segheria ed io lo tengo per ragioni umanitarie. Non mi ha mai dato alcuna molestia, però è fissato e dice che diventerà santo. Anche dove dorme si è fabbricato un altarino ove sta sempre inginocchiato a pregare. Durante l’Anno Santo si è pure recato a Roma ben due volte per ricevere la benedizione del Papa… è un tipo solitario, molto remissivo e buono con tutti.

Non è il caso di fare nulla, se non mandare i nove fogli del fascicolo a prendere polvere in archivio.[1]

Omnia munda mundis.


[1] ASCS, Processi definiti in istruttoria.

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