IL CORDONE OMBELICALE

Cosenza 5 Settembre 1917
Egregio Signor Delegato Vi faccio sapere che noi siamo tanti che facciamo una denuncia contro Giuseppina Lisco e contro il Guardia De Filippis Alfredo che questa ci à fatto una bambina con lui e sgravata nel mese di Agosto verso il 18 di questo mese la levatrice fu stata la sopresa della Simonetta che andiede a chiamarla il guardia stesso e sgravata la notte la bambina gli ànno la sciato lo stentino aperto ed e morta nella casa della le vatrice noi non possiamo tollerare questo infanticidio che vogliamo sporre con la leggi d’altronde scriviamo al Prefetto. Il marito di questa Peppinella era al fronte ed e venuto 8 giorni dopo che sgravo il marito si credeva che ci trovava il ganzo dentro ma non ce lo trovò il marito si chiama Baldovino Lischio la casa loro abitano in un vascio di Ottorino Mascaro strada Spada. Perché scravò non à rivelato che à sgravato, perché ànno fatto questo lo sanno tutti anche il marito che ci ànno detto tutto, prendete conto di questa bambina che non si sa come va lei e sgravata il 18 Agosto 1917, voi come delegato di publica sicorezza dovete vedere e chiarire i fatti d’altronde scriveremo un’altra lettera al Capitano dei carabinieri ed al prefetto che ànno commesso un omicidio che l’ànno uccisa la bambina e fu la Simonetta levatrice, lei non ci andiede e mando la sua supplende e la bambina appena e nata l’ànno messa in un pannolino, gli ànno intipata la bocca gli ànno lasciato il stentino aperto, la mattina e morta, prendete conto che era una bella bambina che mi la detto la moglie di Spinelli, la moglie di mastro Peppino massaro, la panno rossa, la mantenuta di Gallo Concetto, D. Ottorino Mascaro, Spinelli la portinaia di Spada e la moglie del coco del Siminario. Tutti questi gli dovete prendere un giuramento in nanzi a Dio e poi pure il marito ieri sera e venuto pure dove me e mi disse che lui non à relazione affatto con la sua moglie che la bambina che ci fece le corna ed il marito stesso fa il testimone che sa tutto e badate tutto cio che fate che noi gente del quartiere ce lo vedevamo entrare ed uscire a questo guardia De Filippisi Alfredo, prendete conto della bambina, lei a letto e stata un giorno e la sistita la madre di essa che e una ruffiana e la sorella che la cugnata la bandonò dietro che gli fece le corna al marito
Devotissima
Maria Rosaria Concetta
Se non date spogo oggi stesso ricorreremo al prefetto che il marito giurò vendetta
Il Delegato di P.S. Francesco Cilento, durante la sua carriera, ha avuto tra le mani molte lettere anonime ma quella che ha appena finito di leggere ha qualcosa di diverso. No, non è la minaccia a rivolgersi al prefetto che lo preoccupa. Forse è quel continuo richiamo “prendete conto della bambina” a convincerlo a buttarsi a capofitto in questo caso. Chiama gli Agenti Vincenzo Puma e Giuseppe Vacirca e ordina loro di identificare e sorvegliare Peppinella e De Filippis. Quella sera stessa gli Agenti gli riferiscono che si tratta di tale Giuseppina Fuoco, 27 anni, maritata Lisco e della ventottenne Guardia Municipale Rodolfo De Filippis. Aggiungono anche di avere identificato la levatrice Simonetta come Raffaela Albanito, maritata Simonetti, di 45 anni.
Li tengono d’occhio per qualche giorno e si accorgono che, avuto sentore delle iniziate indagini, tenevano un contegno indeciso e titubante. Allora Cilento decide, senza più perdere tempo, di convocare i due nel suo ufficio per interrogarli.
Peppinella all’inizio nega tutto ma Cilento è uno che conosce il mestiere e insiste finché la donna comincia ad ammettere qualcosa:
– Si, è vero… ho partorito una bambina frutto di illeciti amori con la guardia municipale De Filippis Rodolfo la notte tra il 18 e il 19 agosto. Prima di partorire mi ha fatto visitare da una donna che non conosco e dopo il parto Rodolfo allontanò la bambina servendosi di un’altra donna, anche questa a me sconosciuta. Dopo quella notte non ho più visto Rodolfo per cinque o sei giorni, poi l’ho incontrato al mercato e mi ha detto che la bambina era morta.
Anche Rodolfo, che ancora non sa cosa ha detto la sua amante, nega di avere avuto con costei rapporti intimi, ma poi a seguito di incalzanti domande ammette:
– Verso la fine di novembre 1916, qualche giorno dopo essere stato dimesso dall’Ospedale ebbi rapporti intimi con la nominata Fuoco Giuseppina. Continuai la relazione fino a pochi giorni fa e cioè fin dopo il parto della Fuoco, verificatosi nella notte dal 18 al 19 agosto ultimo. La Fuoco era stata da me fatta visitare alcuni giorni prima del parto dalla assistente della levatrice Simonetti. La sera del 18, chiamato d’urgenza, andai a casa della Fuoco Giuseppina ed avuto conoscenza dell’imminenza del parto mi recai ad invitare tale Palma De Fazio affinché assistesse la partoriente. – ecco che le cose cominciano a quadrare – Non ho assistito al parto e solo verso la mattina, ritornato in casa della Fuoco, vidi che il parto si era felicemente compiuto. Subitamente, a mezzo della De Fazio, feci allontanare la bambina allo scopo di darla ad una balia, tale Giovannina, che avevo procurato poiché sapevo che la Fuoco non faceva latte. La balia, dopo un due giorni, mi riferì che la bambina era ammalata ed io la invitai a portarsi dal dottor De Fazio Francesco. La bambina dopo due giorni ancora cessò di vivere
– Ma la nascita è stata dichiarata o no? – gli chiede Cilento.
La bambina è stata dichiarata lo stesso giorno della nascita all’ufficio di stato civile ed a cura della levatrice Simonetti con le generalità di Svedese Anna d’Ignoti
– E il decesso?
Il decesso venne constatato dal dottor De Fazio il quale rilasciò il prescritto certificato, a seguito del quale venne fatta la dichiarazione della sepoltura.
– Vi risulta se il cordone ombelicale sia stato annodato e da chi?
Data l’imminenza del parto non feci in tempo nella notte del 18 ad invitare una levatrice… non so da chi venne legato il cordone ombelicare.
Sembra tutto regolare: da una relazione clandestina nasce una bambina, questa viene registrata come figlia di ignoti ma poi si ammala e muore. Può accadere, è già accaduto spesso e accadrà ancora, purtroppo. Adesso basterà solo dare un’occhiata ai registri dello Stato Civile e poi archiviare tutto o al massimo procedere con una denuncia per alterazione dello Stato Civile, poca cosa in confronto ad un infanticidio.
Ma quando i poliziotti leggono cosa c’è scritto sul certificato di nascita della bambina capiscono subito che le cose non quadrano affatto: non è vero che la bambina è stata dichiarata lo stesso giorno della nascita e che in seguito venne fatta la dichiarazione della sepoltura. Il certificato dice che la bambina Svedese Anna era stata dichiarata nata morta il giorno 22 agosto. D’altra parte, se è vero, come è vero, che la dichiarazione fu presentata dalla levatrice Raffaela Simonetti, è altrettanto evidente la sua complicità in questo brutto affare.
Cilento decide di interrogare di nuovo Rodolfo De Filippis che racconta:
Io non so nulla, la bambina fu visitata dal dottor De Fazio e la levatrice Simonetti, da me avvertita del decesso, mi assicurò che ella avrebbe pensato alla dichiarazione.
A questo punto, il Delegato, di fronte alle dichiarazioni monche di Peppinella e di Rodolfo, alla contraddizione in cui era caduto quest’ultimo alla presenza di una falsa attestazione in atto pubblico, dispone l’identificazione e quindi l’invito a comparire della balia Giovannina e della nominata De Fazio Palma; nel frattempo interroga la levatrice. Dalle loro dichiarazioni Cilento adesso è in grado di ricostruire gli avvenimenti della notte tra il 18 e 19 agosto in un modo più logico e veritiero:
La notte dal 18 al 19 agosto ultimo, la nominata Fuoco Giuseppina, assistita da Picarelli Aquilina di anni 34 da S. Marco, qui domiciliata al Vico 2° Padolisi, e da De Fazio Palma, quest’ultima invitata nella stessa notte dalla guardia municipale De Filippis Rodolfo, mise alla luce una bambina alla quale, ad opera delle due donne sopra nominate, fu legato il cordone ombelicale. Verso la mattina del 19, il De Filippis fece trasportare dalla De Fazio ed in casa di costei la neonata e la affidò alle cure di tale Parisi Giovannina, alla quale in precedenza aveva al riguardo tenuto parola. La Parisi, accortasi durante il giorno 19 che il cordone ombelicale della bambina era malamente legato tanto che veniva fuori molto sangue, invitò il De Filippis a riprendersi la bambina per provvedere. Infatti il De Filippis la sera del detto 19 fece portare la bambina prima in casa della De Fazio e poi, a mezzo di quest’ultima, nella notte, in casa della Fuoco.
Durante la notte la bambina venne nutrita con acqua e zucchero e verso la mattina, dallo stesso De Filippis, venne portata avvolta in uno scialle nuovamente in casa della De Fazio. Di poi la De Fazio ed il De Filippis portarono la bambina in casa della balia Parisi Giovannina. Costei, che nella sera del 19 aveva riferito alla De Fazio, presente il De Filippis, che non intendeva custodire la bambina perché la legatura del cordone ombelicale non era stata fatta da persona pratica, tanto che veniva fuori copioso sangue, e che quindi non poteva assumersi delle responsabilità, venne dal De Filippis indotta a riprendersi la bambina con assicurazione che il cordone ombelicale della bambina era stato questa volta legato dalla levatrice “A Catanzarese” [Raffaela Simonetti NdA] mediante compenso di lire cinque. La Parisi, assicuratasi che un secondo nodo era stato fatto al cordone ombelicale, si riprese la bambina, ma il giorno appresso si vide costretta a ricorrere, per consigli del De Filippis, al dottor De Fazio perché la bambina non succhiava.
Il dottor De Fazio esaminò solamente la bocca della creaturina ed ordinò delle medicature. Dopo due giorni, e precisamente la notte del 22, la bambina cessò di vivere. Il De Filippis, informato, mandò una cassetta mortuaria e due uomini in casa della Parisi e subitamente, a seguito della falsa dichiarazione della levatrice Simonetti, ottenne il certificato di seppellimento.
Quando Cilento gli contesta questa ricostruzione, De Filippis dopo molto tergiversare cambia versione:
La notte del 19 la bambina fu trattenuta in casa della madre Fuoco Giuseppina e nella mattina del 20 la portai a casa della De Fazio e la rassicurai, come rassicurai la Parisi che era stata fatta una seconda legatura, ma non so dirvi da chi fu fatta…
Troppo comodo.
Cilento è ormai convinto che Peppinella e Rodolfo abbiano premeditato di provocare la morte della creatura nata dalla loro colpa, con il lasciare legare il cordone ombelicale da una donna capace di tutto, prostituta, quale la De Fazio Palma. Poi, di fronte agli ostacoli posti dalla balia, nella notte del 19, rimasti da soli con la bambina affrettarono l’esecuzione del piano delittuoso sottoponendo ad altre sevizie la povera creaturina. Il De Filippis, sicuro di ottenere nella qualità di agente municipale non solo le maggiori facilitazioni per condurre a termine il misfatto, quanto di poterlo occultare, indusse la Fuoco ad accettare l’idea criminosa.
‘A Catanzarese, Raffaela Simonetti, era a conoscenza di tutto e dietro compenso fece la falsa dichiarazione, sicura che il De Filippis sarebbe riuscito ad occultare ogni cosa.
Si tratterebbe quindi di un omicidio premeditato commesso con brutale malvagità e con sevizie poiché le persone incaricate dell’assistenza alla partoriente e al baliatico erano donne di male affare, pregiudicate, perché bene si poteva provvedere nella sera del 19 per un intervento di una levatrice od un dottore, perché la dichiarazione di nata morta venne fatta con tale fretta da lasciare supporre che oltre alla Simonetti, quelli che rilasciarono l’autorizzazione pel seppellimento abbiano concorso a soffocare delle tracce del delitto.
Cilento fa arrestare Rodolfo De Filippis, Giuseppina Fuoco e Raffaela Simonetti, nata Albanito.
Il Giudice Istruttore, sebbene sia ormai passato poco meno di un mese dal tragico fatto, decide di far riesumare il cadaverino per cercare eventuali tracce residue che potrebbero confermare l’ipotesi accusatoria, così il 14 settembre 1917, nella camera mortuaria del cimitero cittadino, i periti incaricati riescono ad osservare che: il cordone ombelicale è lungo millimetri dodici, legato alla sua metà con un filo di canapa che è altresì attorcigliato all’estremità del cordone istesso. L’estremo distale del cordone si presenta a margini netti, un po’ a becco di clarinetto, di colorito nerastro. Asportando il filo che lega il cordone, si nota una prima ed una seconda legatura. I vasi ombelicali si presentano obliterati ed integri mentre la pelle alla radice è un po’ macerata, perciò escludono che ci siano segni di irregolarità e trascuratezza nella legatura del cordone. Escludono anche che ci siano segni di violenza o che ci siano tracce di avvelenamento. C’è però una anomalia: tutto il tubo gastro-enterico era vuoto e non conteneva nemmeno il più piccolo residuo di alimenti o di feci. Che l’abbiano fatta morire di fame? Non possiamo ammettere la inanizione come causa assoluta della morte giacché un bambino potrebbe resistere al digiuno per più di tre giorni. Altra causa in concomitanza con la mancata alimentazione ha dovuto determinare la morte della povera bambina, scrivono i periti.
Poi dal certificato medico a suo tempo rilasciato dal dottor De Fazio, i periti apprendono che la bambina sarebbe stata affetta da mughetto.
Ecco, per i periti questa potrebbe essere la concausa della morte. Noi non abbiamo potuto constatare nel cadavere detta infermità per lo stato di avanzata putrefazione della mucosa orale e faringea, ma non possiamo assolutamente mettere in dubbio la diagnosi del dottor De Fazio, per modo che ci sentiamo in dovere di pigliarla in considerazione per le nostre deduzioni finali. Il mughetto è una malattia della membrana mucosa boccale. La causa più diretta del mughetto è lo sviluppo del fungo sulla mucosa orale; le cause predisponenti sono diverse, la più importante è l’allattamento artificiale senza le debite norme igieniche. Questa malattia si manifesta quasi sempre nei bambini affatto piccoli. Quale momento predisponente sembra in essi secchezza della mucosa, giacché le glandole salivari in questa età non funzionano ancora. Le alterazioni anatomo-patologiche consistono in una forte infiammazione catarrale della mucosa boccale e nella presenza di filamenti fungosi che penetrano nell’epitelio e negli strati superficiali della mucosa. In casi trascurati, il mughetto si estende agli organi vicini che sono rivestiti di epitelio cilindrico, così, per esempio, il mughetto si può propagare alle fauci, all’esofago, mai alla laringe, al naso, allo stomaco. Il bambino affetto da tale malattia diventa inquieto, grida molto e non si attacca più al petto materno né al biberon perché non può né succhiare, né deglutire a causa del dolore e quindi può morire d’inanizione.
Da tutto questo noi possiamo dedurre che il mughetto sia stato non solo una causa concomitante, ma la vera causa predisponente della morte della Svedese e che la inanizione come causa determinante la morte sia stata in stretta dipendenza col mughetto.
In risposta ai quesiti del Sig. Giudice Istruttore, noi possiamo affermare che la Svedese Ada, nata sana, ben conformata e ben sviluppata, è morta per inanizione dipendente, molto facilmente, dal mughetto di cui era affetta, giusto la dichiarazione del Dott. De Fazio.
Non possiamo rispondere se la bambina sia stata curata o no per mancanza di prove sufficienti. Possiamo escludere assolutamente che si sia trattato di morte accidentale o violenta.
Tutto chiarito. I tre imputati, in attesa che venga emessa la sentenza che li rinvii a giudizio o li prosciolga, vengono rimessi in libertà ma le indagini continuano perché il Giudice Istruttore, Vincenzo Meola, continua a vederci poco chiaro nella vicenda. Così decide di interrogare il Delegato di P.S. Cilento, che nel frattempo ha scoperto qualche altra cosetta, e il dottor Francesco De Fazio perché chiarisca alcune curiose circostanze.
– Ho raccolto la testimonianza di Francesca Donato, presso la quale l’imputata Fuoco Giuseppina era a servizio – riferisce Cilento – e ha una importanza gravissima poiché in essa sono raccolte le confidenze della Fuoco, i di lei timori, le ansie per la venuta del marito, nonché le pratiche usate per far scomparire dalle mammelle il latte. Dopo il parto la Fuoco confessò che la bambina era stata allontanata dalla guardia De Filippis ed a mezzo dell’assistente della levatrice Simonetti, alla quale era stato dato un compenso di £ 150 per provvedere a tutto e per indicare alla Fuoco un medicamento atto a fare scomparire il latte dalle mammelle; che, contrariamente al vero e in contraddizione a quanto finora si è raccolto, la bambina in un primo tempo fu mandata nel Comune di Cellara; che la Fuoco era stata consigliata a nascondere la verità nel caso venisse interrogata dalla autorità; che la levatrice Simonetti da parecchi anni si dedica alla delittuosa opera di dare a balie mercenarie miseri innocenti e di aver sempre commesso false dichiarazioni e soppressioni di stato mediante compenso; che la nominata Aquino Saveria, voluta assistente di essa levatrice, non è che una donna immoralissima, mezzana, capace di tutto.
– Mentre mi trovavo nella farmacia di Adriano – racconta il dottor De Fazio – mi si presentò una donna sconosciuta con una bambina nata da poco, dicendomi che la bambina non succhiava regolarmente. Esaminatala nella bocca e visto che trattavasi di mughetto, ordinai alcune pennellazioni di clorato di potassio ed altri medicamenti e siccome era ad altissima temperatura, per calmare la febbre ordinai delle frizioni di chinino. Seppi dopo qualche giorno, a mezzo della levatrice Simonetti, che la bambina versava in tristi condizioni. Non seppi che la bambina morì, per quanto lo stato in cui l’avevo trovata faceva presagire una prossima fine. Non è vero, dunque, che io abbia constatato la sua morte, né che abbia rilasciato alcun certificato per il seppellimento.
Che, al di là dei risultati dell’autopsia, ci siano molte cose strane è chiaro: perché tutte quelle macchinazioni per nascondere una morte naturale? Perché fare una falsa dichiarazione allo stato civile?
La Procura del re di Cosenza manifesta la propria confusione nella relazione di invio degli atti alla Sezione d’Accusa perché lo fa senza formulare alcuna richiesta:
Pare non possa parlarsi dell’ipotesi rubricata di omicidio volontario, data anche la circostanza che non fu tenuto celato né il parto, né la neonata, la quale anzi fu portata anche in una pubblica farmacia per essere visitata dal medico.
Non pare possa parlarsi neanche di responsabilità per omicidio colposo, visto che la morte debba attribuirsi ad inanizione dipendente da mughetto.
Nessun dubbio però sulla responsabilità dell’Albanito [la levatrice Simonetta NdA] in ordine alla falsa attestazione all’Ufficiale di Stato Civile. Essendosi dichiarata la Svedese come nata morta e sulla correità in detto reato per lo meno da parte del De Filippis. Ed invero essi sapevano bene che la piccina era nata viva e vitale; né la levatrice aveva interesse alcuno a denunziare la piccina come nata morta, e se ciò fece vi fu certamente determinata dal De Filippis.
Peccato che la Procura ometta che il dottor De Fazio dichiarò che gli si presentò una donna sconosciuta con una bambina nata da poco e quindi non poteva sapere che quella bambina fosse la figlia adulterina di Peppinella e di Rodolfo.
Il 23 gennaio 1918 la Sezione d’Accusa emette la propria sentenza:
Non doversi procedere a carico di Fuoco Giuseppina, De Filippis Rodolfo e Albanito Raffaella circa l’omicidio loro ascritto perché il fatto non sussiste; a carico della Fuoco e del De Filippis, in ordine alla falsità in atto dello Stato Civile per non aver preso parte al fatto; e finalmente a carico di Albanito Raffaella, circa la medesima falsità, perché il fatto non costituisce reato.[1]
Alleluja! Ada Svedese d’Ignoti, di te, di come sei nata, di come sei morta non interessa niente a nessuno.

Tutti i diritti riservati. ©Francesco Caravetta

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[1] ASCS, Processi Penali.

 

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