TU SEI NESSUNO di Cinzia Altomare

Francesco Giordano piangeva a piene lacrime, seduto di traverso sulla sedia davanti al tavolo del notaio. Non riusciva proprio a trattenersi. Una mano teneva il capo e l’altra tormentava un fazzoletto ormai inzuppato.

Il notaio, Vincenzo di Macchia, amico da sempre di Francesco, aveva aperto la porta all’amico che entrando lo aveva travolto senza salutarlo e si era andato a sedere senza aprire bocca:
– Francì nu bicchieri d’acqua …
– No e chi mi ni fazzu…
– Ma chi si vinutu a fare. Cuntami…
Vincenzo gli stava attorno inerme, non sapendo cosa fare. Non vedeva da tempo l’amico e ora se lo vedeva piombare piangente a casa, senza bagagli, senza nient’altro che lacrime. Attendeva spiegazioni e lo guardava.
Francesco si era asciugato le ultime lacrime e faceva segno all’amico di sedersi per scrivere.
– Che mi vuoi dire, devo fare il notaio o l’amico, che sei venuto a fare?
– Non hai saputo niente della scomparsa di Caterinella mia?!
– No, veramente non so nulla, che cosa è successo?
– Ma certo, come fanno ad arrivare qui le notizie di Aiello? Allora siediti che oggi devi essere il mio notaio.
Francesco Giordano, commerciante di stoffe ad Aiello, aveva sposato, ormai cinquantino, una giovane e bella donna, Caterina, figlia di umili contadini, ma graziosa e timida; credeva di avere finalmente trovato la pace. Dopo una vita di sacrificio poteva vantare una vita dignitosamente agiata ed il coronamento d’amore, anche se non più fresco giovanotto. Vivevano in una casa un po’ fuori dal paese e la vita si svolgeva senza novità, ma neanche problemi, era il 1544 e ad Aiello il signorotto era  Don Antonio Siscar, signore e conte di Aiello, un vile riccastro che aveva soddisfatto tutte le sue manie governando sregolatamente e su di lui tante erano le voci strane.
Francesco iniziò così a raccontare:
– Ero andato al mercato di Cetraro, dovevo acquistare delle stoffe e avevo lasciato Caterina sola. Al mio ritorno non ho trovato nessuno a casa e solo facendo domande ai vicini ho capito che era sta portata con la forza dalle guardie di Siscar al castello…
– Che mi dici, ma avete commesso qualche illegalità? – Lo interruppe Vincenzo.
– No… – Nuove lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di Francesco.
– Scusa… Continua amico mio.
– Si, poi ho scoperto tutto… mi ha raccontato tutto la servetta della signora, Maria, che è una mia mezza parente e …mi ha raccontato tutto… io devo denunciare tutto… altrimenti ammazzo io qualcuno.
Ora si era alzato e camminava freneticamente nella stanza avanti indietro. Ad un certo punto aveva preso un coltellaccio poggiato su un tagliere e lo agitava per aria.
– Calmati e continua.
Il notaio si era alzato, andando dietro a lui per prendergli il coltello
– In pratica Caterina è stata portata a Castello perché Siscar voleva avere rapporti intimi con lei, ma lei si è rifiutata ed a quanto pare quel pisciaturo si è eccitato ed allora si è inventato un gioco… il mostro ha chiamato i suoi servitori e ha ordinato di stuprarla. Tutti, capito? Tutti… davanti ai suoi occhi.
– Che dici!!?? Ma è un abominio… non è possibile, ma sei sicuro?
– Si sono sicuro, Maria ha sentito tutto… era presente mentre sono stati chiamati i servitori e uno di loro poi le ha riferito tutto. Insomma, dopo avere assistito allo scempio l’ha voluta lui e poi… poi per non farla parlare… me l’ha ammazzata. Capisci? Ha ammazzato Caterina!
Era crollato di nuovo. Questa volta si era afflosciato a terra tutto piegato su se stesso e le lacrime gli bagnavano le gambe. Le braccia a penzoloni non avevano la forza di asciugare il viso.
Vincenzo era crollato anche lui sulla sua sedia notarile, sentiva un conato di vomito venirgli dalle viscere, non sapeva cosa dovesse fare, cosa dovesse dire, era incapace di pensare e vedere quel poveraccio ridotto uno straccio per una cosa così grave, lo aveva atterrito.
Rimasero in questo stato, lontani e vicini, nella stessa stanza, senza dire nulla per un’ora e poi Vincenzo iniziò a scrivere sul suo protocollo la denuncia. Francesco, sdraiato a terra, si lamentava a tratti.
– Ho scritto tutto… ma non ti prometto nulla. Questo è potente e tu sei nessuno. Questo paga e il giudice gli da ragione… calunnie e solo calunnie a suo nome.
Profezia o realtà dei fatti, la denuncia rimarrà uno sfogo nel registro notarile.[1]

Tutti i diritti riservati. ©Cinzia Altomare

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[1] ASCS, Atti Notarili.

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