Nel 1913, quando comincia la nostra storia, Paolo Grandinetti è un brillante e giovane medico trentaquattrenne che esercita la libera professione a Cosenza e le funzioni di medico dei poveri a Malvito. Paolo è sposato già da otto anni con Maria Bernaudo, di una quindicina di anni più anziana di lui. La coppia abita in Corso Vittorio Emanuele, nell’edifico della Scuola Normale dove Maria insegna, e nello stesso stabile Paolo riceve i suoi pazienti. Al loro servizio hanno una donna di una sessantina di anni, Marianna Mazzuca, che dorme nelle soffitte dell’edificio.
Qualcosa, però, nel rapporto tra Paolo e Maria non va. Gira voce in città che Paolo ha una relazione illecita con una certa Amelia Gabriele, istitutrice trentatreenne nel convitto gestito dalla sorella di Maria, che non ha mai voluto prestare attenzione a queste voci perché Amelia è una donna di buona famiglia e questo le basta per fugare ogni dubbio e poi, certo, è normale che Paolo ed Amelia si conoscano, ogni giorno sul pianerottolo dell’edificio di Corso Vittorio Emanuele! In ogni caso i problemi tra marito e moglie restano e forse Maria fa male a fidarsi di Paolo.
Si, Paolo ed Amelia si incontrano ogni mattina sul pianerottolo e il loro amore è sbocciato naturalmente quasi subito.
La sorella di Maria, Ortensia, e la direttrice del convitto, Ida Clausi, si accorgono quasi subito della tresca e informano la moglie tradita che, come abbiamo già visto, non vuole credere a quanto le raccontano e così, con la scusa che la madre di Amelia ha bisogno di cure a causa della paralisi che l’aveva colpita, Paolo va un paio di volte al giorno nella casa dei Gabriele a Piazza Piccola.
Ma questi incontri non possono bastare ai due amanti e per sviare ogni sospetto addirittura architettano un piano per far si che il fratello di Paolo, Giuseppe, corteggi Amelia e col pretesto di trattare il futuro matrimonio con Giuseppe si chiudono nella soffitta cacciando la cameriera. E la soffitta di Corso Vittorio Emanuele diventa il nido del loro amore. I due si fanno ogni giorno più audaci e quando Maria va a tenere le sue lezioni alla Scuola Normale, Amelia si intrufola nella casa dei coniugi Grandinetti e lì fanno l’amore.
I mesi passano e la passione aumenta sempre di più, finché i due cominciano a pensare seriamente alla fuga. Ma sono consapevoli di commettere un reato che gli costerebbe la galera e quindi se davvero decidessero di scappare insieme, dovranno farlo in un posto sicuro dove la giustizia non potrebbe raggiungerli: l’America.
Nel corso dell’estate del 1913 Paolo va a Napoli per organizzare il viaggio, ma trova grandi difficoltà per l’espatrio di Amelia che non ha il passaporto, né può richiederlo per non destare eccessivi sospetti sulla loro decisione e quindi, su consiglio della signora presso la quale aveva abitato durante i suoi studi di medicina, Paolo compra da una donna il passaporto per Amelia, subendo, dopo qualche giorno, anche un tentativo di ricatto.
I due amanti, in attesa della fuga, si scambiano lettere d’amore e una in particolare, scritta da Amelia, riassume tutti i sentimenti, tutti i tormenti e le preoccupazioni che i due vivono:
Carissimo Paolino
Ti scrivo colle lagrime agli occhi che oggi a detto Ortensia che il giorno le ragazze devono andare allo studio alle tre e mezzo non ti accorgi che lo fanno appositamente per la sera non farmi vedere te. L’anno scorso sempre alle ore quattro e mezzo si andava allo studio e alla sera se ti ricordi si andava a letto alle undici e mezzo si vede proprio che lo fanno per dispetto ma il dispetto viene a l’oro che il capriccio e brutto più fanno in questo modo e il bene e l’affetto accresce di più. A detto Ortensia che la sua parlata a fatto effetto che quella porcheria di prima don Paolo l’ha terminata quanto sono stupidi era mai possibile che la nostra relazione poteva finire in quel modo. Di una parte e meglio che si assonnano che fra noi non ce nulla. Paolo Grandine ce ne stanno facenno. Al ritorno che a fatto oggi Giovannina da casa tua sono andata per farmi tagliare la camicetta e nel mentre e venuta tua moglie ci siamo salutate ma non lo nego e stato il saluto di Giuda. Io per amor tuo faccio quattro chiacchiere con Ida e Ortensia perché per un altro mese e mezzo non vale la pena che dopo che me ne vado ci vengo a trovarle quando tu mi dice di venire e se tu non vuoi io non ci verrò mai. Oggi ànno detto che tu fai finta di partire ma non parti che tua moglie fa riempire i materassi di crino del tapezziere perciò se partissi lei non farebbe questa spesa. Io non ho parole per ringraziarti del pensiero che hai verso di me e del bene che mi vuoi ma io ti voglio anche bene perché ti ho dato tutta la mia vita e ci pensi un po’. Mi ha detto Giovannina don Paolo e fatto secco e adesso che parto come fa con te dentro di me la partenza sarà assieme almeno per quanto tu mi dice.
Anche io ho perduto la pace la tranquillità che non so cosa faccio che non ho mai amato una persona come adesso. La sera quando vado a letto ti penso sempre e mi addormento col tuo nome sulle labbre, se piacendo a Dio verrà questo giorno tanto da noi desiderato vedrai quando bene ti vorrò. Un’altra cosa mi dimenticavo oggi hanno detto che il mondo dei… tu capisce questa frase andava proprio a me a donna Giovannina non dirle nulla della paglia ai capito e troppo lontano se no la paglia la mettevo il giorno tuo onomastico che ti auguro che l’anno venturo saremo assieme con certezza matematica che si dovrebbe durare sempre questa vita infame la farei finire io con una dose di veleno.
Anche io ho perduto la pace la tranquillità che non so cosa faccio che non ho mai amato una persona come adesso. La sera quando vado a letto ti penso sempre e mi addormento col tuo nome sulle labbre, se piacendo a Dio verrà questo giorno tanto da noi desiderato vedrai quando bene ti vorrò. Un’altra cosa mi dimenticavo oggi hanno detto che il mondo dei… tu capisce questa frase andava proprio a me a donna Giovannina non dirle nulla della paglia ai capito e troppo lontano se no la paglia la mettevo il giorno tuo onomastico che ti auguro che l’anno venturo saremo assieme con certezza matematica che si dovrebbe durare sempre questa vita infame la farei finire io con una dose di veleno.
Solo ti raccomando di volermi bene e non tradirmi, solo mi dispiace che non posso venire come una volta a casa adesso tua moglie e contenta l’affezione che dovevi farle a me falle a lei così starà contenta. Ricevi un milione di baci da chi ti ama fino che Iddio mi darà vita.
Tua aff.na
Amelia
Finalmente, la mattina del sette ottobre 1913, Paolo e Amelia scappano insieme e pochi giorni dopo si imbarcano sul piroscafo R.M.S. Majestic diretti a New York.
Maria, il giorno dopo, arresasi all’evidenza, sporge querela contro il marito e contro Amelia per concubinaggio e, non contenta, lo denuncia anche per esercizio abusivo della professione medica perché, in realtà, Paolo non si è mai laureato in medicina, ma esercita abusivamente la professione e pure con ottimi risultati, tanto da essere nominato perito in molte cause giudiziarie e annoverando tra i suoi clienti giudici, farmacisti, direttori di banche.
Dimenticavo… il 13 ottobre, Paolo e Amelia fanno avere loro notizie a Giovannina Guarasci, amica dei due, con una cartolina spedita durante lo scalo del piroscafo in Irlanda:
Stiamo benissimo e ci ricordiamo di tutti voi.[1]
[1] ASCS, Processi Penali.
Paolo e Amelia si stabilirono a Brooklyn, si sposarono ed ebbero due figlie (fonte: familysearch.org).
Paolo e Amelia si stabilirono a Brooklyn, si sposarono ed ebbero due figlie (fonte: familysearch.org).
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.