COME UNA MAPPINA

Quando nel pomeriggio del 10 aprile 1913 i fratelli Pranno, per una questione di donne, massacrarono a colpi di trincetto e di scure Zapeppa ovvero Francesco De Francesco (LEGGI LA STORIA DI ZAPEPPA) ex capo della malavita cosentina ma ormai fuori dal giro, Adolfo Rao era con il suo vecchio amico e sodale Zapeppa e cercò di aiutarlo menando ombrellate, ma non ci fu nessuna possibilità di fermare gli  assassini.

Arrestato, riceve in carcere una lettera di sua moglie, disperata e molto risentita.

 

Cosenza 25 Aprile 1913

Carissimo Adolfo

O ricevuti le due tue lettere e godo che stai bene di salute io grazie a te sto ammalata ogni sera mi prende la febre, non so con quale facci mi scrivi che via tento mentre mi ai lasciato in mezzo una strada senza niente per non ascoltare mai le mie parole che ricordati un giorno primo cuel che ti dissi che non passa tempo e ti portavano cualche guaio serio come in fatti non ci paso nemmeno venti cuattro ore ti sei trovato do cuesto modo che no so come si va affinire ricordati nel maledetto giorno che maggiamo alle tre e mezze e poi tu uscisti io non volevo e per convincermi mi lasciasi le sigarette che subito te ritirava in vece andasti a camminare con chi ti portò a cuesta rovina, mo credo che ti penti di ciò che ai fatto amè che si portavi stima di me mi ascoltavi di ciò che ti dicevo in vece mi ai trattato proprio di una mappina e il peggio e stato il tuo che sai che dice emmai potevi comportare ciò che facevi a me e sempre io parlando per tuo bene adesso non possiamo far nulla solo i Dio potrà aiutarvi di cacciare cuesta e una causa molto lunga dove lavvocato ci sono andata una quattrina di giorni fa e mi disse che andava a tribunale e vedeva come andavano le cose mo e partito a tanti giorni e non e venuto a pena viene ci vado ma se non sa nulla non o che mandarti che sai che non o niete venerdi e domenica ti mando il mangiare e il caffe ogni mattino le tue sorelle ti mandono sempre loro le sigarette e anche il vino non o che dirti ti salutono le tue sorelle tuo padre che anche si occupa di te che non lo meriti ora ti saluto io lo stesso tua sposa Vaccaro Rosina

 

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