PEPPINELLA

San Sisto dei Valdesi è un paese piccolo e tranquillo. Si conoscono tutti e niente passa inosservato. Sul far della sera del 4 luglio 1894 un gruppo di ragazzini gioca spensieratamente a costruire piccole casette con sassolini nelle viuzze del paese. Giuseppina, Peppinella, Napolitano ha otto anni, è molto vivace e sveglia. Nessuno di loro si accorge che Arcangelo Michele Pucci, un contadino di 18 anni, li sta osservando da un po’ di tempo.
D’improvviso le è sopra, la sbatte per terra e le strappa i pochi cenci che ha addosso, senza nemmeno preoccuparsi di tapparle la bocca. Gli altri bambini guardano terrorizzati quello che sta accadendo.
Giuseppina gli urla di lasciarla stare, chiede aiuto, si dibatte con tutte le forze, ma non può niente contro la forza bruta del ragazzo che in un attimo le usa violenza.
Bernardo Infuso e Giuditta De Lio, due dei compagni di giochi di Giuseppina, trovano la forza per mettersi a urlare anche loro mentre Angelo tiene sotto di sé la bambina e si muove come un forsennato. Poi, all’improvviso si ferma, si alza, si accomoda i calzoni, sputa per terra e se ne va tranquillamente per la sua strada.
I due bambini si avvicinano a Peppinella e, prima che accorrano anche la madre e qualche donna allarmata per il trambusto, le chiedono con innocenza cosa le abbia fatto Michele di Santarello, così in paese chiamano il giovanotto.
Mi ha messo una cosa grossa nel pipì – risponde tra le lacrime la bambina con altrettanta innocenza, mentre un rivolo di sangue le scorre tra le gambe.
Michele di Santarello si beccherà quattro anni e due mesi di reclusione, ridotti a tre anni e quattro mesi in appello.[1]

 

[1] ASCS, Processi Penali.

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