IL PIATTAIO DI PIAZZA VALDESI

Domenico Buscemi è un venditore ambulante di 22 anni di Girgenti. Fisicamente è un colosso, tanto che in passato ha lavorato come uomo forzuto in un circo.
Il 29 marzo 1910 si trova a Cosenza e in Via Rivocati ha organizzato una riffa con in palio alcuni piatti. I passanti si fermano, comprano le cartelle con cinque numeri scritti sopra e aspettano che Buscemi faccia l’estrazione per sapere se hanno vinto.
Anche Maria Donato ha acquistato la sua cartella e aspetta pazientemente come gli altri. Uno, due, tre, quattro numeri di fila sono gli stessi di quelli riportati sulla sua cartella e lei comincia a saltellare chiedendo a Buscemi di estrarre il 24, il suo numero mancante. E il 24 esce!
Maria urla di gioia e si fa consegnare il piatto, poi acquista una cartella per la riffa successiva e, manco a farlo apposta, vince di nuovo, così come vince di nuovo anche alla terza estrazione. Ebbra di gioia, esibisce i suoi tre piatti come un prezioso trofeo, quando un suo conoscente, il muratore Giovanni Mazzei, le fa notare che i piatti sono tutti di colore diverso.
– Fatteli cambiare, così almeno nel corredo ti metti tre piatti uguali – dice sorridendole in modo ammiccante.
– Lo sai che hai ragione? Per la contentezza della vincita non ci avevo pensato – risponde ricambiando il sorriso.
Insieme si avvicinano a Buscemi e Maria gli chiede di poter avere tre piatti uguali, ma il venditore le risponde che non è possibile e così interviene Giovanni Mazzei a spalleggiarla
– Ma che ti costa cambiarglieli? Le prossime volte darai agli altri i piatti vinti dalla ragazza.
– Che vuoi tu? Chi ti ha chiamato? I piatti li scelgo io e chi vince si tiene quelli che gli do. Lei ha vinto tre piatti, mica posso farle un servizio completo!
Giovanni Mazzei, un po’ brillo, strappa dalle mani della ragazza i piatti e si avvicina al posto dove sono ammonticchiati tutti i piatti di Buscemi per cambiarli.
– Te li vuoi cambiare con la prepotenza? – gli dice Buscemi con aria di sfida.
– No, lo faccio per bontà, non mai per bruttuneria – gli risponde Mazzei con tono ironico.
– Dovete fare in culo tu, la ragazza e pure i piatti! Non te li cambio né per bontà, né per prepotenza! – replica Buscemi lanciandosi addosso all’altro e colpendolo con un paio di pugni in faccia; poi gli morde un dito facendolo sanguinare.
Mazzei, bestemmiando, si allontana insieme alla ragazza e Buscemi, visto che la gente in via Rivocati comincia a diminuire, si sposta a Piazza dei Valdesi per continuare la sua attività.
Dopo un paio di ore, verso le 17,30, mentre sta vendendo gli ultimi biglietti della giornata, gli si avvicina un giovane che si fa largo tra le persone attorno al banchetto della vendita e gli chiede un biglietto, mezzo nascosto dietro un uomo; Buscemi, senza guardarlo in faccia, si china per prendere la cartella e, rialzatosi per porgerla al compratore, avverta un dolore acuto su tutta la faccia. Lascia cadere la cartella e si copre il viso tra le mani sentendosele bagnate di un liquido caldo: il suo sangue. Lo sconosciuto gli ha tirato una rasoiata sul viso aprendoglielo in due dalla fronte al mento, tagliandogli il naso e le labbra.
La gente scappa via urlando inorridita e quando Buscemi si guarda intorno per capire chi gli ha fatto quel servizio, tra gli altri vede un giovanotto scappare. Non sa chi è, però deve essere proprio il suo assalitore perché ha riconosciuto i vestiti di Giovanni Mazzei.
Ci vorranno alcuni giorni perché riesca a parlare e raccontare la sua disavventura ai Carabinieri ed a questi per risalire al nome del feritore e arrestarlo.
Starà 5 anni al fresco [1]

 

[1] ASCS, Processi Penali.

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