LE DUE SPROVVEDUTE

Gavio Franceschina fu Michele di anni 18 da Aprigliano, Lante Lina di ignoti, di anni 16 da Cosenza. Queste due ragazze, nell’ottobre 1911, trovandosi a Cosenza, fecero conoscenza con un tal Rocco Scalzo, da poco tornato dall’America, il quale, narrando loro di lauti guadagni che si faceva in America, le convinse a partire e andarlo a raggiungere. Lo Scalzo partì lasciando alle due ragazze i biglietti pagati e 150 lire per ognuna. Una settimana appresso la Gavio e la Lante, dichiarando che andavano a raggiungere un fratello, presero imbarco sul “Berlin” e il 17 gennaio 1912 sbarcarono a New York dove lo Scalzo era ad attenderle e le fece proseguire subito per Rochester N.Y. Quivi, le due ragazze furono rinchiuse in una casa dello Scalzo e perdettero libertà, pudore e onore insieme ad altre infelici che già là si trovavano.

Questa vita durò sei mesi e lo Scalzo era il loro carnefice, pronto alle sevizie più crudeli ad ogni minimo atto di ribellione, finché la Lante riuscì a farne consapevole la polizia che arrestò lo Scalzo ed un suo complice, tale Spina Luigi, e fece rimpatriare le ragazze. 

Questo è il testo della lettera che il comandante del piroscafo “Prinzess Irene” fa recapitare, insieme alle due ragazze, alla Questura di Cosenza il 10 luglio 1912. Partono subito gli accertamenti e si scopre che alle due ragazze, attraverso i necessari nulla osta dei Sindaci interessati, nel mese di novembre 1911 vengono rilasciati regolari passaporti per l’America. Dal verbale del Consiglio di tutela del 2 dicembre risulta che tutore di Lina Lante sarebbe lo stesso Rocco Scalzo, il quale dichiarò di dover provvedere a condurre la ragazza dalla donna che l’ha avuta in affidamento fin dalla nascita, certa Maria Perri.
Ottenuti i passaporti, Scalzo (munito di passaporto statunitense) e le due ragazze partirono per Napoli. La Questura, tuttavia, sospettando qualcosa, scopre che Maria Perri non è la donna alla quale fu affidata Lina Lante, quindi scrisse immediatamente al Regio Ispettorato per l’Emigrazione denunciando la cosa con l’intento di bloccarne la partenza, senza però ottenere risposta alcuna e le due si imbarcarono tranquillamente per New York.
Adesso che sono tornate è il caso di ascoltare le ragazze per conoscere le loro versioni dei fatti.
L’anno scorso, appena tornato dall’America, Rocco Scalzo cominciò a corteggiarmi con proposte di matrimonio – esordisce Franceschina Gavio – e io, che sono orfana di madre e di padre, per uscire dalla mia miseria, accettai. Accettai anche di andare a vivere nella sua casa in paese e poi in una locanda a Cosenza, ma senza cedere mai alle sue proposte di essere posseduta da lui. Nella locanda, però, Scalzo, davanti al mio ennesimo rifiuto, mi tappò la bocca per non farmi gridare, mi buttò sul letto e mi violentò. Io rimasi incinta ma abortii quasi subito e scoprii anche che mi aveva mentito riguardo alla promessa di matrimonio perché era già sposato. Ma che potevo fare ormai? Ho pensato che sarebbe stato meglio andarmene lo stesso e cercare di trovare lavoro in America, dove ho vissuto con lui come marito e moglie.
Bene, sembra quasi che Franceschina sia stata rimpatriata per sbaglio. La Polizia, a questo punto, spera di avere qualche elemento in più da Lina Lante.
– Verso la fine dell’anno scorso Rocco Scalzo, che conoscevo perché frequentava una casa di fronte alla mia, mi indusse ad andare con lui in America, dicendomi che lì mi avrebbe fatto maritare. Così mi disse di andare con lui alla Prefettura per dire al Consiglio di tutela che volontariamente e col mio pieno consenso accettavo di andare in America per raggiungere una certa Maria Perri e suo figlio Luigi Spina dai quali ero stata chiamata. Mi disse anche di precisare che Maria Perri era la donna alla quale ero stata affidata dalla nascita e io accettai di mentire pur di partire. Con lui c’era Franceschina Gavio e a tutte e due ci disse che, una volta in America, ci avrebbe pensato lui a trovarci un marito. Scalzo pagò i biglietti per noi due e partimmo da Cosenza qualche giorno prima di Natale e nel treno Franceschina Gavio mi rivelò di essere l’amante di Scalzo. Ci imbarcammo a Napoli prima di capodanno e, prima di sbarcare, ci diede anche centocinquanta lire ciascuna perché le mostrassimo alle guardie di New York ma, una volta usciti dalla dogana, le rivolle indietro. Mi fece prendere il treno per Rochester dicendomi che a quella stazione avrei trovato una persona di sua fiducia, mentre lui e Franceschina se ne andarono per conto loro. A Rochester trovai un certo Ettore Vetere di Aprigliano il quale mi accompagnò in una stanza ammobiliata, dove abitava. Ettore mi disse subito di volermi sposare e siamo stati insieme una settimana a casa sua avendo numerosi rapporti sessuali. Poi arrivò Scalzo con Franceschina e pretese di portarmi con lui a casa sua. Qui mi accorsi subito che non era casa sua, ma era un bordello. Chiuse lì dentro a fare le puttane c’erano Maria Bagnato, la moglie di Scalzo, e una certa Rosina Pisano. Ettore Vetere si precipitò in quella casa dicendo a Scalzo di lasciarmi in pace perché mi voleva sposare, ma Scalzo gli rispose che prima di lasciarmi andare gli avrei dovuto fare guadagnare un sacco di soldi. Io non volevo, ma dopo minacce e botte dovetti cedere e lui incassava per intero i due dollari che i clienti pagavano per me. Credo che ha guadagnato su di me circa duemila dollari. Franceschina non si prostituiva come noi, Scalzo l’aveva messa in un’altra casa a sua disposizione e vivevano come marito e moglie. Una sera ci fu un’irruzione della Polizia, ci arrestarono tutti e il bordello fu chiuso. Quella sera con noi c’era pure quel certo Luigi Spina che io avevo dovuto nominare alla Prefettura e fu arrestato anche lui. Al processo Scalzo fu condannato a quattro anni e quattro mesi e Spina a due anni, mentre io e Franceschina fummo rimpatriate.
Rochester

– Ma tu, prima di partire per l’America, avevi già… avevi già… conosciuto gli uomini? – le fa il Commissario con un certo imbarazzo.

– Si – ammette – e aggiungo che la mia madre adottiva, prima di morire tre o quattro anni fa, fu condannata a due anni per lo sfruttamento della mia prostituzione.
Complimenti!
Lina, nonostante tutto, ha ancora un legittimo tutore, Emilio Cardillo, e la Polizia gli chiede se ha intenzione di sporgere querela contro Rocco Scalzo:
– Lei mi ha abbandonato per darsi alla prostituzione, poi se n’è andata in America e i nostri rapporti sono cessati. Non ha voluto più sapere niente di me e io non voglio più sapere niente di lei…
E Franceschina? Ha cambiato idea in merito alla querela?
– Confermo di non voler sporgere querela e, nello stesso tempo, rettifico le mie dichiarazioni fatte in precedenza: non è vero che Rocco Scalzo mi violentò. Io mi diedi a lui volontariamente visto che mi aveva proposto di sposarlo.
Sprovvedute? [1]

 

 

[1] ASCS, Processi Penali.

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