DON LUIGI E IL LETTO A TRE PIAZZE

Luigi Pennino, scontata una condanna per lesioni personali, alla fine dell’inverno del 1928 è di nuovo libero. Ormai trentenne, torna a casa dalla moglie e dai tre figli, ma torna anche dalla sua vecchia amante, Maria Maggiore, di vent’anni più anziana, venditrice ambulante e tenutaria di un banchetto per giochi (più o meno d’azzardo) con le carte. Maria è di Venosa di Puglia ma abita a Cosenza da molti anni. Ha una figlia, Carmelina, di ventidue anni, avuta da un uomo che non se ne è mai occupato. E si può dire che l’abbandona anche la mamma perché la chiude nell’Ospizio delle Fanciulle dal quale esce verso la fine del 1926.

Luigi e Maria tornano di nuovo insieme, un po’ perché lui vuole continuare a godere dei pochi soldi che Maria incassa, un po’ perché lei vuole godere quel che le resta di femminilità col suo giovane e focoso amante.
La moglie di Luigi ormai se ne è fatta una ragione, sa tutto del giro di donne che ha il marito e le basta che le dia il necessario per vivere e che qualche volta si ricordi di lei e torni a casa per fare qualche altro figlio.
Ma in queste tranquille tresche familiari si inserisce un fattore nuovo: Carmelina.
È giovane, carina, ansiosa di trovarsi un amante e si lascia abbindolare dal fascino di Luigi, donnaiolo impenitente. La notte, quando Luigi e sua madre si coricano insieme, lei è li nella stessa stanza, anzi, nello stesso letto e la sua esuberanza giovanile viene stuzzicata dai gemiti dei due amanti. Sa che non dovrebbe farlo, quella che sta godendo è la madre, ma ogni volta che assiste a quella scena, si eccita. Lui emette una specie di grugnito, la madre strascica un “siiiiiii” e i due, soddisfatti,  si staccano. Del loro amplesso rimangono solo  dei respiri affannati. Morde le lenzuola, si morde le dita, fa uno sforzo incredibile per restare immobile e infine riesce a reprimere la sua eccitazione.
Ma una notte Carmelina sente che alle sue spalle c’è Luigi, aspetta un po’, poi, quando sente la madre russare pacifica, lentamente si gira e in silenzio comincia ad accarezzarlo. Luigi è stanco ma ancora giovane e di quelle situazioni ne ha già vissute molte. Compiaciuto, non si fa pregare e quella notte coglie l’ennesimo fiore senza fare rumore.
Carmelina e Luigi diventano amanti a loro volta e il menage familiare si allarga ancora. Ma è impossibile che tutto possa filare liscio. Maria, che non è una stupida, si accorge subito di ciò che sta accadendo alle sue spalle e comincia a diventare insofferente nei confronti del suo amante, al quale non vuole più consegnare i suoi guadagni e dal quale viene picchiata per questo motivo, e nei confronti della figlia con la quale comincia a litigare per ogni sciocchezza.
Luigi è ormai stanco di quella vecchia che non gli serve più se non riesce a spillarle i soldi e sa che con Carmelina ha una miniera d’oro in mano, i clienti faranno la fila per lei.
Anche la ragazza è stanca, vuole di più. Vuole l’uomo del quale si è invaghita e non vuole più stentare la vita. Povera illusa! Luigi affitta una stanza per sé e Carmelina e verso la fine di luglio del 1928 la ragazza abbandona la madre e si trasferisce con l’amante.
Maria non la prende affatto bene e trascina Luigi in Tribunale con l’accusa di estorsione e la tresca diventa di dominio pubblico.
Ma Pennino e Carmelina non possono restare a guardare. Dopo che la Polizia arresta Luigi, la ragazza sporge querela nei confronti della madre per maltrattamenti.
In Tribunale c’è un via vai di testimoni pro e contro le opposte fazioni e tutti cercano di non dire niente che possa danneggiare l’Uomo di Rispetto, conosciuto da tutti come un tipo pericoloso e vendicativo, ma nello stesso tempo di non far condannare ingiustamente Maria. Ne nasce, così, una confusione terribile che induce il Giudice Istruttore, per togliersi di torno quella seccatura, a dichiarare il non luogo a procedere per i due ex amanti.
Luigi e Carmelina vivranno la loro storia finché lui non troverà un altro fiore a cui strappare i petali.[1]

[1] ASCS, Processi Penali.

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