PROMESSE DI MATRIMONIO

La mattina del 21 novembre 1949 la ventenne Maria Secreti si presenta dai Carabinieri di San Giovanni in Fiore con un foglio uso bollo in mano, scritto in modo frettoloso ma certamente da persona abbastanza pratica di cose legali. Il Maresciallo Rocco Pugliese prima legge il contenuto e poi si fa raccontare i fatti dalla ragazza, poco convinto della veridicità di quanto denuncia:

Fin dal 21 giugno di quest’anno, Francesco Cimino prese ad amoreggiare con me e quindi mi fece delle promesse di matrimonio. Io credetti alle parole cocenti di lui e condivisi il suo amore. La fine di ottobre, però, mentre facevo ritorno a casa da un piccolo appezzamento coperto a castagni ad un certo punto fui afferrata alle spalle e immediatamente trascinata sotto un vicino ponte. Caddi in deliquio e solo mi accorsi di essere stata nelle braccia di Francesco Cimino allorquando costui si allontanò. Piangevo e mi lamentavo di quella cattiva sorte, mentre la mia natura grondava sangue. Avvertii le sue parole: “Non palesare l’accaduto a nessuno perché tu sarai mia sposa!”. Rimasi sola e quasi fuori di senno continuai la via del paese. Non palesai nulla ai miei genitori perché Cimino mi aveva promesso di celebrare subito le nozze, tanto più che lo stesso usava di me ogni qualvolta l’occasione era propizia. Le parole di amore mi avevano avvinto a costui e mantenni il segreto. Però Cimino, verso il dieci di questo mese, alle mie proteste di essere subito sposata, ritrattando ogni promessa, esclamava: “Non ti sposo più perché hai avuto relazioni carnali con Giovanni Ferrarelli e Giuseppe Oliverio!”. Rimasi stordita e sbalordita, convinta che Cimino mi aveva ingannata… non mi rimane che denunziarlo per avere di me usato con inganno e violentemente… ho anche questo – termina porgendo al Maresciallo un certificato medico rilasciatole due giorni prima dal dottor Antonio Oliverio, contenente generiche osservazioni sullo stato della ragazza.

Certifico di aver visitato la signorina Maria Secreti la quale presenta segni di avvenuta pregressa deflorazione di data imprecisabile.

Poco o molto convinto che sia, il Maresciallo Pugliese deve adempiere al proprio dovere e fa portare in Caserma il ventenne Francesco Cimino e se ne sentono delle belle:

Apprendo solo ora che la ragazza a nome Maria, da me conosciuta qualche tempo fa, si chiama Secreti. Con costei mi congiunsi carnalmente verso la fine di giugno per la prima volta. L’amplesso sessuale venne reciprocamente soddisfatto in aperta campagna e precisamente nella località Macchia di Croce, sotto un tombino. Quel giorno la incontrai mentre faceva ritorno dalla contrada Gimmella e l’invitai a portarsi nei pressi di un canale di acqua, dicendole che l’avrei raggiunta fra breve e che l’avrei regalata dopo aver soddisfatto i nostri bisogni fisiologici. Essa acconsentì di spontanea volontà e non è vero, quindi, che io l’abbia violentata. La Secreti non era vergine e le feci subito notare tale suo stato. Essa venne da me remunerata con duecento lire. Poiché dalla voce pubblica avevo appreso che la ragazza era adusa a simili cose, circa dieci giorni dopo mi misi d’accordo col mio amico Peppino Olivito per farmi trovare sull’atto in cui godevo con la Secreti e ciò allo scopo di indurla a congiungersi carnalmente anche col mio amico Peppino. Infatti anche questa seconda volta Maria si fece trovare al luogo da me indicatole, la Grotticella, ed anche Peppino fu puntuale. Questi le disse che per non parlare doveva essere accontentato e lei acconsentì. Sia io che Peppino Oliverio regalammo dei soldi alla ragazza. Successivamente la incontrai, sempre in campagna, altre due volte. Nei giorni della fiera l’incontrai in paese e le dissi che se voleva dei soldi per acquistarsi qualche cosa, doveva farsi trovare in contrada Macchia di Lupo. Anche questa volta fui in compagnia di Peppino ed al ritorno in paese le acquistammo dei regalucci alla fiera. Molto tempo dopo si trovò in mia compagnia anche Giovanni Ferrarelli ed entrambi ottenemmo i suoi favori senza alcun compenso. In sostanza, con la Secreti mi congiunsi carnalmente diverse volte, senza coartare mai la sua volontà e non le feci mai alcuna promessa di matrimonio.

Quindi Maria sarebbe una volgare puttanella e per averne conferma il Maresciallo Pugliese interroga sia i due amici di Cimino, sia alcune vicine di casa di Maria.

Conosco solo di vista la signorina Maria Secreti ed apprendo solo adesso il suo nome – è un copione già scritto quello che sembra recitare il diciannovenne Giovanni Ferrarelli? Vediamo –. Io mai ebbi a che fare con costei e non so quali relazioni vi siano state tra lei e Francesco Cimino.

– Il tuo amico, però, dice che ve la siete goduta insieme…

– No. Qualche giorno fa, Cimino mi disse che in caserma aveva fatto il mio nome, dichiarando che anch’io avevo avuto relazioni intime con la ragazza e ciò, forse, per discolparsi lui. Io gli risposi che nulla sapevo di quanto egli aveva raccontato e che non ero propenso a fare dichiarazioni del genere per fare piacere a lui. È chiaro, quindi, che ogni sua dichiarazione al riguardo è falsa!

Ahi! E Giuseppe Olivito cosa dirà? Il Maresciallo lo fa accomodare, gli contesta le dichiarazioni di Cimino e lui risponde:

Non ho mai avuto relazioni intime con la signorina Maria Secreti, che fra l’altro conosco solo di vista. Quanto ebbe a dichiarare Cimino è parto della sua fantasia e certamente deve avere agito in tal modo per discolparsi. Ieri ho visto Francesco Cimino e non mi ha detto nulla in merito alla Secreti. Preciso, anzi, che quando lo incontraste sul Corso Umberto Primo e lo invitaste in caserma, io gli chiesi il motivo di tale invito ed egli mi rispose evasivamente, senza farmi alcuna precisazione.

Ahi ahi, sembra che nella difesa di Cimino si stiano aprendo falle gigantesche che rischiano di farlo andare a fondo. E ancora più velocemente a fondo potrebbe finirci quando le vicine di casa di Maria negano categoricamente la presunta “leggerezza”. Caterina Silletta racconta:

Nel decorso ottobre vidi in casa di Maria Secreti il giovane Francesco Cimino. Quel giorno Cimino stava in piedi in mezzo alla stanza e non lo vidi altre volte. Il giovane spesso passeggiava per la via Rovello per amoreggiare con la ragazza e cercava, però, di non farsi notare quando passava per quella via.

– Sapete se fra i due vi furono relazioni intime?

Non mi consta se i due giovani hanno avuto relazioni intime e non so perché adesso Cimino abbia lasciato la fidanzata.

– Sapete se Maria Secreti è una ragazza leggera?

Da quanto mi risulta Maria ha sempre tenuto condotta morale illibata, anche perché appartiene a famiglia povera ma onesta.

Anche Rosa Alessio ha visto spesso Francesco Cimino passare da via Rovello perché fidanzato con Maria Secreti.

Ma nonostante queste affermazioni e secche smentite, il Maresciallo Pugliese non è convinto della bontà delle dichiarazioni di Maria e nella sua relazione al Pretore, conclude:

Voci circolanti, ma non controllate, asseriscono che la Secreti effettivamente ha avuto relazioni intime con altre persone. Ma anche se ciò non fosse, a giudizio dello scrivente si deve escludere ogni forma di violenza, mentre è da ammettere che la ragazza abbia ceduto alle richieste del fidanzato perché invaghita da promesse di matrimonio. E poiché occorre dare un preciso giudizio in merito a tale particolare, questo comando non ha rubricato alcun reato poiché anche per gli atti osceni la responsabilità della donna dovrà scaturire dall’accertamento dell’esistenza o meno della violenza carnale.

Quindi Maria, per Pugliese, invece di ottenere giustizia, rischia di essere incriminata per atti osceni in luogo esposto al pubblico. Ottimo.

E cosa si fa in questi casi, se non sottoporre la vittima di presunta violenza a perizia medica? Il problema, però, è che la perizia viene effettuata il primo febbraio 1950, circa tre mesi e mezzo dopo la violenza che Maria dice di avere subito. Il dottor Felice Cataldo relaziona:

  • Esistono segni certi di avvenuta deflorazione;
  • Nego che la Secreti sia adusa al coito, ma ritengo che abbia avuto diverse volte rapporti sessuali;
  • La Secreti presenta segni molto possibili di gravidanza in atto e l’epoca cui è giunta la gestazione si può fissare intorno al quarto mese compiuto.

Tranne che per la novità della gravidanza, il perito ripete cose che Maria ha detto il giorno della denuncia e non sarebbe stato possibile niente altro visto che i segni della violenza dopo almeno tre mesi e mezzo ormai non sono più riscontrabili. Comunque, chiamata dal Pretore a confermare o meno la denuncia, Maria la conferma in pieno e nega sdegnosamente di avere ricevuto soldi e regali. Poi aggiunge:

Quando Cimino mi prese ero vergine e non ebbi rapporti carnali con nessun altro tranne che con lui!

Anche Caterina Silletta, Rosa Alessio, Giovanni Ferrarelli e Giuseppe Olivito confermano le proprie dichiarazioni, come le conferma Francesco Cimino, che continua a sostenere la sua tesi, coinvolgendo i suoi due amici. Allora il Pretore li mette a confronto e inizialmente ognuno resta fermo sulle proprie posizioni, finché il Pretore rassicura Ferrarelli e Olivito che non saranno coinvolti nel processo e allora Olivito dichiara:

È vero che una volta sono stato con la Secreti, ma fu solo in seguito all’insistente invito di Cimino. Dopo essermi soddisfatto le ho dato centocinquanta lire.

– E come mai fino ad ora hai negato?

Avevo negato in quanto temevo di essere coinvolto nel processo, ma ora, rassicurato da Vostra Signoria, mi sono deciso a dire la verità.

Brutto colpo per Maria. Poi accade qualcosa di inatteso e incredibile: al Procuratore del re di Cosenza arriva una lettera a firma dell’avvocato Luigi Brunetti, con allegato un certificato medico a firma del dottor Antonio Oliverio:

Mi pregio di riferire a Vostra Signoria quanto segue:

Si è presentata al mio studio la signora Maria Secreti accompagnata dalla madre. Le due donne mi hanno riferito che qualche tempo addietro la Maria proponeva querela contro un certo Cimino per subita violenza carnale.

Non so chi abbia steso l’atto di querela. Mi affretto soltanto a rimettere a V.S. l’accluso attestato medico dal quale si evince che il soggetto passivo è deficiente mentalmente.

È notorio che Maria Secreti è una povera ammalata, trovandosi in condizioni d’inferiorità psichica.

Apposita osservazione da parte di un Sanitario non potrà che confermare il contenuto dell’accluso attestato, per cui la violenza carnale da lei subita dovrà ritenersi presunta.

Cosa? Come mai la madre di Maria ha scelto questa strada per sua figlia ancora minorenne? Cosa teme? Forse si capirà in seguito, intanto vediamo cosa contiene il certificato medico:

Certifico che la signorina Secreti Maria presenta note evidenti di deficienza mentale.

Mentre gli inquirenti cercano di capire quale strada seguire, il 9 febbraio 1950 Giuseppe Olivito si presenta spontaneamente dal Pretore di San Giovanni in Fiore e dichiara:

Vengo spontaneamente a dichiarare che intendo confermare la mia prima deposizione resa davanti ai Carabinieri e cioè che io non ho mai avuto rapporti carnali con Maria Secreti.

– E perché durante il confronto hai dichiarato il contrario?

Se in un secondo momento ho affermato il contrario fu perché Cimino mi aveva minacciato seriamente se non avessi confermato la sua dichiarazione. Ancora poi aveva cercato di convincermi in tal senso, promettendomi che si sarebbe assunto ogni carico se io avessi avuto noie. Presenti quando Cimino mi minacciò erano Gioacchino Loria, Francesco Naccarato e Giovan Battista Silletta.

Bene, anzi male perché forse proprio la sua falsa testimonianza potrebbe avere indotto la madre di Maria a seguire la strada dell’inferiorità psichica per evitare guai.

Comunque, i testimoni indicati da Olivito confermano sostanzialmente la sua versione e Gioacchino Loria aggiunge:

Un giorno mi avviavo con Giuseppe Olivito e Francesco Naccarato verso casa, quando si avvicinò Francesco Cimino alquanto alterato e, preso Olivito per la giacca, gli gridò: “Cosa hai detto al Maresciallo?”. Olivito rispose: “Ho detto la verità!”. Al che Cimino, con fare minaccioso, disse: “Ricordati che son il figlio di Gaccetta!” e con ciò si riferiva al padre che è un tipo alquanto malandrino. Siamo intervenuti e lo abbiamo calmato, quindi abbiamo continuato la strada insieme e durante il percorso, Cimino, rabbonito, ebbe a dire a Olivito, sempre riferendosi alla testimonianza che costui avrebbe dovuto fare: “Se ci vorranno dei soldi, ci penserò io”.

A questo punto parte anche la denuncia per avere promesso del denaro a Olivito Giuseppe per indurlo a rendere falsa testimonianza. Ma, mentre arriva un altro certificato medico del dottor Antonio Oliverio che conferma la deficienza mentale, parte anche l’iter per sottoporre Maria a perizia psichiatrica, affidata al dottor Francesco Scarnati di Cosenza, preceduto da un verbale dei Carabinieri:

Lo stato di deficienza mentale della signorina Secreti era precedente all’atto della sua denunziata deflorazione. In questi ultimi tempi si è accentuato a causa dei dispiaceri causateli dal perduto onore e dalla gravidanza, motivi che l’hanno messa in condizioni di condurre una vita molto più grama, non potendo prestare ad alcuno la sua modesta opera manuale.

Maria entra nello studio del dottor Scarnati senza mostrare alcuna particolare impressione nel trovarsi in un ambiente assolutamente nuovo per lei. Non saluta e, senza chiedere permesso, si siede. Non aspetta nemmeno che il medico le chieda qualcosa e attacca:

Quando si fa questa causa?

Scarnati non le risponde e le chiede a sua volta:

Come si chiama tuo padre?

Mio padre è morto.

Di che malattia?

È morto perché chiamato dal Signore ed è inutile andare in cerca della malattia che lo ha spedito all’altro mondo.

Come si chiama tua madre?

Serafina.

Sta bene in salute?

È vecchia. Ha avuto quattro figli, io sono l’ultima, che non fossi mai nata!

E perché?

Haju patutu st’azione! – riferendosi al tradimento della promessa di matrimonio – e unn’u sacciu ch’è successu!

Sei stata sempre bene?

Ho avuto la meningite.

Come sai di avere avuto questa malattia?

Me lo ha detto mamma. So che è durata molto tempo… non lo vedi che ho fatto gli occhi storti? – Scarnati nota infatti che l’occhio sinistro di tanto in tanto ruota verso l’alto e annota che Maria, mentre gli parla si ficca l’indice sinistro nelle narici.

Hai avuto altre malattie?

No, però certe volte me vena ‘na neglia alla vista e cado a terra senza capire niente. Quando mi sveglio me sientu ‘mpappagallata e la gente mi rimette in piedi e non mi ricordo niente. Mi succede tanto di giorno che di notte, dovunque, in casa, in campagna, per strada, nella littorina e non ho il tempo di appoggiarmi per non cadere, perché cado a terra di colpo

– Attualmente avverti qualche disturbo?

Signu fatta lenta pecchì allattu nu vitiallu… – alludendo al bel maschietto che ha partorito.

Maria soffre, con tutta evidenza, di epilessia, ma Secreti si avventura lungo una strada che il Giudice non gli ha chiesto di percorrere e in lunghe pagine arriva alla conclusione che Maria ha mentito perché non ha subito la violenza ma si è concessa a Cimino spontaneamente, non senza ammettere che “non vogliamo soffermarci se effettivamente abbia soggiaciuto ad una violenza durante una crisi epilettica. Ciò allo stato, a noi non risulta, né è nelle nostre possibilità accertarlo”.

La conclusione alla quale arriva Scarnati è: indubbiamente la Secreti ha mentito in funzione della sua indole e della sua personalità e cioè perché sciocca, perché perfetta imbecille. L’imbecille è aperto ad ogni sorta di suggestioni: alle lusingatrici perché è credulo; alle intimidatrici perché è pauroso; al malo esempio per mancanza di iniziative contrarie. Concludiamo, pertanto, che la suggestionabilità da una parte e la mancanza di critica dall’altra hanno esposto la Secreti ad essere uno strumento in mano al suo scaltro seduttore. Ella, incapace di valutare l’importanza e le possibili conseguenze dei suoi rapporti sessuali, facilmente è sdrucciolata e naufragata, come facilmente sdrucciola e naufraga la maggior parte delle deficienti di pari grado. Al momento del fatto la Secreti non era in condizioni di poter resistere al suo seduttore a cagione delle sue condizioni di inferiorità.

È il 24 marzo 1952 e l’arzigogolare del dottor Scarnati potrebbe pesare molto sull’esito della causa, che si terrà il 16 gennaio 1953 in un’unica udienza, al termine della quale il Collegio Giudicante emette la sentenza: Francesco Cimino viene assolto per insufficienza di prove dalle imputazioni di violenza carnale e subornazione di testimoni, ma è ritenuto responsabile del reato di atti osceni continuati e condannato a mesi 6 di reclusione, pena interamente condonata, e al pagamento delle spese processuali. Non dovrà, ovviamente, risarcire Maria.[1]

Da ignorante in materia mi sorge spontanea una domanda: siccome gli atti osceni continuati per i quali Cimino è stato condannato sono stati consumati in compagnia di Maria, che in seguito a quegli atti osceni ha partorito anche un figlio, come mai non le è stato contestato in aula lo stesso reato?

[1] ASCS, Processi Penali.