IL CADAVERE SFRACELLATO

La mattina dell’8 marzo 1939 una squadra di tecnici sta ispezionando il tratto ferroviario Km 189 – 190 tra Guardia Piemontese e Fuscaldo.

– Che c’è la? Sembrano vestiti da donna… – fa uno degli ispettori indicando quelli che sembrano dei cenci sparsi tra i binari. Ma più si avvicinano, più la realtà appare orrenda ai loro occhi. Ci sono, si, dei vestiti laceri, ma contengono membra sparse del cadavere sfracellato di una donna.

E non è uno spettacolo gradevole nemmeno per i Carabinieri, per il Pretore ed il medico legale, tanto da non riuscire a stabilire nemmeno l’età approssimativa della sventurata. Per cercare di venirne a capo, tutti gli abitanti della zona vengono invitati ad osservare i poveri resti. Poi, mandato a chiamare nel fondo dove sta accudendo una carbonaia, arriva il quarantasettenne contadino Baldassarre Stella, al quale basta osservare quasi senza emozione pochi dettagli per non avere dubbi:

È Maria Pisanella, una trovatella di ventuno anni, che fin dall’età di due anni è cresciuta in casa mia

– E ieri sera non era a casa con voi?

– Si, siamo andati tutti a letto e c’era… evidentemente si è assentata nella notte. Stamattina, per tempo, i miei familiari si sono accorti della sua assenza e mi hanno avvertito. Io, però, mi sono recato in campagna per assistere una carboniera già accesa e più tardi i miei familiari sono stati avvertiti del macabro rinvenimento, mi hanno mandato a chiamare e sono venuto…

Strano, possibile che nessuno si sia preoccupato di andare a cercare Maria? Ma i familiari di Stella confermano tra le lacrime la sua versione e si fa sempre più plausibile l’ipotesi del suicidio, anche se bisogna aspettare che l’autopsia riesca a stabilire che non si tratti di altro. Il perito incaricato però, dacché lo sfacelo del corpo non consente illazioni precise, può solo formulare l’ipotesi che la morte non fosse dovuta ad asfissia, ad avvelenamento, ad arma da fuoco o da taglio. Resterebbe il suicidio, ma per il perito c’è qualcosa che non quadra: la mancanza di naturale versamento di sangue sugl’indumenti e sul terreno lo induce ad ipotizzare che le lesioni per investimento ferroviario siano state prodotte a corpo morto. Quindi, Maria sarebbe stata uccisa in un altro posto e poi trasportata sui binari per farla investire da un treno in transito.

Indizi contro Stella ed i suoi familiari non ce ne sono e i Carabinieri, dopo aver raccolto varie testimonianze, confermano l’ipotesi del suicidio, suffragata da un movente plausibile: Maria aveva trovato un fidanzato che ne aveva chiesto la mano a Baldassarre Stella, ma questi non credette di darle la piccola dote che il fidanzato richiedeva. Quindi la disperazione di Maria che vedeva svanire il suo sogno d’amore e la decisione di farla finita: il fascicolo viene archiviato.

Passano quasi due anni e quando l’eco del fatto è da molto spenta, comincia a correre una voce accusatrice, quella di Ercole Zicarelli, appaltatore di Fuscaldo che, il 19 dicembre 1940, presenta un esposto al Procuratore del re di Cosenza nel quale racconta le rivelazioni che nel mese di novembre ha ricevuto alla stazione di Sibari, nell’attesa del treno che doveva portarlo verso Taranto, da tale Costantino Schiavello, un casellante ferroviario che all’epoca dei fatti prestava servizio nel tratto dove era avvenuto l’investimento.

Zicarelli racconta della meraviglia di Schiavello e di altri suoi colleghi per il mancato arresto di Stella, il cui comportamento in occasione del rinvenimento del corpo straziato della figlia era talmente rivelatore della sua responsabilità, da escludere in modo certo l’ipotesi del suicidio. Schiavello, inoltre, gli avrebbe rivelato circostanze e nomi di persone che le conoscono, dalle quali si delinea in modo inequivocabile la responsabilità di Stella. Queste rivelazioni, continua Zicarelli, hanno colpito la sua sensibilità di ex Carabiniere, tanto da chiamare tale Ercole Signorelli, abitante nella stessa contrada di Stella, che gli ha rivelato altre circostanze che conferiscono credito alla versione di Schiavello. Quindi, per Zicarelli, Stella è un assassino e soltanto la sua sensibilità di ex Carabiniere e l’amore alla giustizia lo hanno spinto a prendere posizione contro Stella. L’esposto viene trasmesso ai Carabinieri di Fuscaldo i quali, il 26 aprile 1941, arrestano il presunto assassino per omicidio aggravato dai motivi abietti e ricostruiscono così i fatti: Baldassarre Stella ardeva di concupiscente amore per Maria Pisanella, che in sua casa aveva preso il ruolo di figlia. Questa resistette alle pretese oscene e covava nel silenzio il suo dolore per la situazione insostenibile che le si era creata in seno alla famiglia che l’aveva vista crescere. Subentrò uno stato di estrema malinconia. Nella sera del 7 marzo 1939, la famiglia di Stella era intorno al desco a consumare il pasto di polenta, Maria non mangiava. Stella la sollecitò a consumare il pasto; al diniego la colpì alla testa con una scure e la spense. Indi, minacce ai familiari di tacere, pena la morte, poi il lavaggio del pavimento intriso di sangue e, dopo, il trasporto del cadavere, con l’aiuto della moglie, sul binario per simulare il suicidio. Come prove a carico i Carabinieri portano il comportamento impassibile di Stella di fronte al maciullamento del corpo della povera Maria Pisanella; Stella comparve sul luogo ove giacevano i resti senza che altri gliel’avesse indicato. Segno, questo, che egli già conosceva il luogo ove giaceva il corpo perché ve lo aveva trasportato durante la notte. Poi ci sono alcune piccole contraddizioni nella ricostruzione degli avvenimenti fatta dall’indagato e le deposizioni di alcuni testimoni che dicono di aver notato nei momenti prossimi e successivi al decesso di Maria Pisanella una croce in legno su uno dei battenti, lato interno, della porta d’ingresso della casa dell’imputato, messa per fugare lo spirito irato della vittima. Dunque fu uccisa in casa. E che dire delle frasi che pronunziò la moglie di Stella nel compiangere la povera Maria? Parole di rimprovero alla morta per non essersi confidata con lei, che sarebbe riuscita a salvarla, terminate con la frase: “Madonna cosa ti ha fatto Baldassarre!”. In più c’è l’abbaiare furioso dei cani di Ercole Signorelli nella notte del delitto verso il luogo ove si suppone fosse passato il lugubre corteo che trasportava il cadavere di Maria sui binari, la scarsa quantità di sangue sugli indumenti e sul terreno, il lavaggio del pavimento e, infine, la confessione di Giovannina Ramundo, zia di Baldassarre Stella, che, dopo avere accennato alla colpa del nipote mentre piangeva sul cadavere della nipote, avrebbe poi confessato a donne della sua condizione che Stella aveva colpito con una scure Maria e l’aveva uccisa.

Baldassarre Stella nega ogni addebito e offre la sua tesi difensiva, sostenendo che l’accusa è stata architettata da Ercole Zicarelli perché fra di loro vi era stato un grave dissidio per la mezzadria di un fondo; la collera di Zicarelli è esplosa con l’accusa lanciatagli e l’ha puntellata con la voce dei suoi congiunti, con quella di suoi ex dipendenti e di dipendenti di suoi congiunti.

Ma se la tesi difensiva di Stella può sembrare fantascienza, anche le prove a carico fanno sorridere e infatti il Procuratore Generale chiede che sia dichiarato il non luogo a procedere contro l’imputato per insufficienza di prove, ma il Giudice Istruttore la pensa diversamente e, seppure respinga l’ipotesi di omicidio aggravato, l’11 maggio 1942 rinvia l’imputato al giudizio della Corte d’Assise di Cosenza per rispondere di omicidio preterintenzionale.

La causa è fissata per il primo agosto 1942. Il Pubblico Ministero esibisce subito un supplemento d’indagine dei Carabinieri nel quale il Maresciallo espone che a non grande distanza dalla casa di Stella, alcuni terrazzieri, smottando un costone, hanno rinvenuto indumenti macchiati apparentemente di sangue, che si sospetta trattarsi del sangue della vittima che aveva bagnato il pavimento ed era stato asciugato proprio con quegli stracci. Il verbale si conclude con l’affermazione che la persona che glieli ha esibiti è stata sollecitata a farlo da Ercole Signorelli, l’uomo che a suo tempo era stato contattato da Ercole Zicarelli per avere conferma dei sospetti su Baldassarre Stella.

C’è bisogno di una perizia e la causa viene rinviata a nuovo ruolo. Il perito non è in grado di stabilire con certezza se si tratti di sangue umano perché i reperti sono di epoca piuttosto remota e, finalmente, il primo febbraio 1943, si può riprendere il dibattimento. Baldassarre Stella insiste a sostenere che le accuse sono frutto della vendetta di Ercole Zicarelli. Questi, a sua volta, insiste implacabilmente nelle sue accuse ed il Pubblico Ministero contesta all’imputato anche il reato di distruzione di cadavere.

La Corte, letti gli atti, ascoltati i testimoni, valutati nuovi documenti presentati in aula e nuove deposizioni, esprime seri dubbi su tutta la vicenda, osservando: Prima di valutare le varie risultanze processuali nelle loro varie manifestazioni, in istruttoria e nel pubblico dibattimento, bisogna dare uno sguardo al comportamento del denunziante, sulla cui denunzia si aprì la processura contro Baldassarre Stella. Ahi!

Ercole Zicarelli ha mostrato tale interesse, tale acredine nell’accusare l’imputato, tale costanza a raccogliere gl’indizi che l’accusa ha valorizzato, da rendere pensosa la Corte su ciò che dissero i vari testimoni, onde la necessità di esaminare con certosina pazienza tutti i più piccoli particolari del processo. Fu la sua sensibilità di ex Carabiniere, come egli affermò nell’esposto, il suo amore per la giustizia che lo determinarono a formulare l’accusa contro l’imputato o fu il suo rancore contro il colono ribelle ed ostinato, che lo indussero ad accusarlo? Ahi ahi!

L’accusa si sbarazzò di questo tormentoso interrogativo con l’osservare che nel suo primo interrogatorio l’imputato disse che nessuna inimicizia vi era fra lui e Zicarelli. Si dispensò dal considerare che quando gli si rivolgeva la domanda, il Giudice Istruttore gli aveva già fatto intendere che veniva accusato da tale Ciccio Daniele. È naturale che con questa situazione spirituale, l’imputato non avesse interesse di rivelare quali fossero stati i rapporti interceduti fra lui e Zicarelli. Chi si sente accusato orienta il suo istinto difensivo verso e contro colui che è l’autore della propria incriminazione. Ogni altra situazione gli è estranea. Quando conosce che il suo accusatore è Zicarelli, chiede di essere sentito dal Giudice Istruttore  ed a costui palesa le ragioni del rancore che costui nutriva verso di lui. Bisogna, quindi, valutare il contenuto delle affermazioni dell’imputato. Vi furono, disse Stella, litigi fra lui, quale colono, e Zicarelli, quale proprietario, per la divisione di alcune somme. Zicarelli avrebbe, arbitrariamente, addebitato a Stella le somme che costui avrebbe anticipato per un certo erbaggio per gli animali tenuti in soccida, onde il suo rifiuto a tenerne per l’avvenire ed il conseguente disappunto di Zicarelli, che avrebbe minacciato di licenziarlo. Fu vera questa situazione? Qualche cosa ha ammesso Zicarelli in pubblico dibattimento. Il comportamento successivo accredita la versione che egli non aveva buon sangue verso Stella. Inizia durante la detenzione di Stella la procedura di sfratto dai fondi tenuti in colonia e la mette in esecuzione. Fu certo questo comportamento la risultante di un legittimo diritto di lui ma, rapportato all’antecedente denunzia ed ai fatti successivi, si fa strada la sensazione che Zicarelli non aveva, per non dire altro, tenerezza per il suo colono. Egli ha potuto soggiacere all’impulso, ammirevole, di mettere la giustizia sulla strada della scoperta di un delitto, che egli pensava avesse commesso l’imputato. E si spiegherebbe così la redazione e la presentazione del suo esposto. Si potrebbe spiegare che la sua sensibilità di ex Carabiniere gli avesse fatto ricercare le prove a carico dell’imputato, ma l’impulso e la sensibilità non giustificano affatto il suo successivo comportamento, che supera quello della più spietata parte civile. Egli segue lo sviluppo della processura con indomita costanza, non tralascia di indurre testimoni, non indicati e non citati dall’autorità giudiziaria, a presentarsi al Giudice Istruttore per deporre indeterminate situazioni. Enuncia particolari a carico dell’imputato, che vengono smentiti dalla persona dalla quale disse di averli appresi. E Schiavello è estraneo all’ambiente e non può essere creduto sulle posizioni affermate. Questo comportamento trova una collera ed un livore che toglie alla denunzia ed al contegno del denunziante l’impronta della serenità, onde la Corte ne segue lo sviluppo con circospezione. Nel quadro generale si profilano quali spietati accusatori dell’imputato, parenti, affini, ex dipendenti di Zicarelli, dipendenti dei suoi parenti. Strana situazione processuale, che coincide con l’ardore indomito che il denunziante ha mostrato nell’accusare Baldassarre Stella. Qual è la situazione di accusa che deriva dal testimoniale escusso nel periodo istruttorio e nel dibattimento? La più grave è quella riferita dal teste Ercole Signorelli. Costui disse che nel mattino del giorno 8 marzo 1939 si recò nella casa di Stella per invitarlo ad accedere sul luogo ove giacevano i resti mortali di Maria Pisanella, perché desiderato dai Carabinieri. Notò che il pavimento era stato lavato di recente ed emanava un caratteristico tanfo. Su questa deposizione si formulò l’accusa. Maria Pisanella era stata uccisa con il dorso di una scure che l’aveva colpita al capo. Il sangue, abbondante, era stato tolto con stracci ed indi il pavimento lavato, onde le tracce notate da Signorelli. Disse ancora costui che la moglie, una quindicina di giorni prima del fatto, gli aveva detto che Maria le aveva confidato di essere stata circuita da Stella, che voleva farla sua, onde il suo spirituale disagio. Signorelli disse che nella notte dal 7 all’8 marzo si erano sentiti abbaiare i suoi cani e quando al mattino si era trovato il cadavere, la moglie aveva affermato che certamente i cani avevano abbaiato contro persona che transitava di sotto il ponte che mena alla ferrovia e si arguì che fosse Stella che trasportava il cadavere. Riferì piccole altre situazioni marginali. Signorelli fu interrogato dal Pretore di Fuscaldo il 9 marzo quando già, come egli disse, era sorta insistente la voce sulla responsabilità di Stella ed egli, così attento osservatore e registratore di situazioni accusatorie a carico di Stella, non fece parola di tutte quelle situazioni che avevano determinato in lui il convincimento preciso sulla responsabilità dell’imputato. Parlò, invece con lasso abbondante di particolari, solo quando lo indica a testimone Ercole Zicarelli! Ed è sintomatico che Signorelli è colono di un fondo di pertinenza di un affine di Zicarelli. Ma vi sono due situazioni importanti: l’una che dimostra il mendacio e la spudoratezza del testimone, l’altra dimostra il suo accanimento, pari a quello di Zicarelli, nell’accusare l’imputato. Il Giudice Istruttore credé fare un esperimento diretto ad accertare se dal punto ove fu rinvenuto il cadavere potevansi percepire grida provenienti dalla casa di Stella e si accertò che non potevano essere udite, onde restò smentito quello che si era attribuito ad un ferroviere deceduto che, ispezionando la linea nella notte dal 7 all’8 marzo, avrebbe sentito grida provenienti dalla casa di Stella. A specifica domanda del Giudice Istruttore, Signorelli dichiarò che nella sera dal 7 all’8 marzo, stando in casa sua verso le ore 22 – 22,30 aveva sentito un vocio proveniente dalla casa di Stella, ma precedentemente aveva detto che quella sera si era recato in casa di un suo compare e vi si era trattenuto sino a dopo mezzanotte e il compare confermò. Contestatagli questa contraddizione, ebbe la spudoratezza di dire che della predetta circostanza non aveva fatto parola al Giudice Istruttore!. Per tutte le considerazioni che precedono, la deposizione di Ercole Signorelli, il principale testimone di accusa, non può essere creduta. Si è sfruttata dall’accusa la situazione della croce di legno che sarebbe stata apposta su uno dei battenti della porta d’ingresso della casa di Stella. Qualche testimone disse di avere visto dei pezzi di legno, ma che non poteva affermare si trattasse di croce. Altri, fra la schiera delle persone indicate da Ercole Zicarelli, parlarono chiaramente dell’esistenza della croce e fra costoro, naturalmente, Ercole Signorelli.

Dato il sistema, il clima nel quale le prove sorsero,l’accanimento mostrato dal denunziante e da Signorelli, si deve per lo meno dubitare che una croce fosse esistita. Ma se fosse vero che una croce fu apposta sul battente della porta, si può da questa circostanza ricavare la prova della responsabilità dell’imputato? Se egli ed i suoi familiari fossero stati presi dalla preoccupazione di fugare dalla casa lo spirito di Maria Pisanella ed avevano pensato di piantare una croce come elemento esorcizzatore, non sarebbe aderente a questa ipotesi la possibilità che essi abbiano inteso compiere l’esorcismo per il suicidio di Maria? Il suicida, nella superstizione del popolo, muore in peccato. Egli, come l’ucciso, può turbare la pace dei viventi! Il futile indizio portato alla ribalta delle prove d’accusa dalla pervicacia di Zicarelli e Signorelli, sarebbe un elemento equivoco a doppia valenza, per il suicidio come per l’omicidio. Ahi, ahi, ahi!

Poi la Corte taglia la testa al toro e confuta, carte alla mano, le ipotesi formulate dal perito che eseguì l’autopsia. Disse il perito che l’investimento a corpo vivo doveva determinate la fuoriuscita di notevole quantità di sangue; ne fu rinvenuta non notevole quantità negli indumenti e sul terreno posto fra i binari, onde conchiuse che l’investimento era avvenuto a corpo morto, donde bisognava scartare l’ipotesi del suicidio. Perito, Giudice Istruttore e Pubblico Ministero non tennero conto di una precisa risultanza processuale. In occasione delle indagini fatte immediatamente dopo il rinvenimento dei resti mortali, furono sentiti il macchinista ed altro personale del treno investitore. Tutti dissero che lungo tutto il lato sinistro del locomotore, quello lato mare, rinvennero spruzzi di sangue. Sicché, oltre al sangue notato sugl’indumenti e nell’interbinario, vi fu sangue lungo tutto il lato sinistro del locomotore, ma il locomotore non fu ispezionato nella sua sezione inferiore, fra le ruote, non fu ispezionata la sezione lato mare della linea ferroviaria. Se il sangue, all’investimento, sprizzò dal corpo e macchiò tutto il lato sinistro del locomotore, è da ritenersi che altro ne sia sprizzato nella sezione inferiore del locomotore, fra le ruote e gli ingranaggi, che altro ne abbia disperso lo spostamento d’aria determinato dalla velocità del treno. Dunque vi fu notevole quantità di sangue in contrasto con l’affermazione del perito.

Per questi motivi, la Corte assolve Baldassarre Stella per non aver commesso il fatto e ordina che sia scarcerato se non detenuto per altra causa.[1]

È il primo febbraio 1943 e il Feldmaresciallo Paulus a Stalingrado si è arreso all’Armata Rossa.

Quello che doveva essere il processo a Baldassarre Stella si è trasformato in un processo contro Ercole Zicarelli ed Ercole Signorelli, che vengono denunciati per calunnia continuata e falsa testimonianza e prosciolti in istruttoria qualche mese dopo.[2]

[1] ASCS, Processi Penali.

[2] ASCS, Processi definiti in istruttoria.