CARAMELLE

Il primo maggio 1906 il negoziante di maiali Antonio Terenziani assume come garzone, nella sua fattoria di Cavriago in provincia di Reggio Emilia, il quarantasettenne Agostino Montanari, sposato senza figli. Verso la fine del mese Agostino resta da solo perché sua moglie va in Piemonte per la lavorazione del riso e comincia a frequentare assiduamente la casa del padrone, affezionandosi alla più piccola delle tre figlie, Aira di cinque anni, regalandole quasi tutti i giorni un paio di caramelle.

Ho comprato delle caramelle per la bambina – dice alla mamma, mentre le porge ad Aira.

Non voglio che vi disturbiate in ciò, il vostro salario è meschino! Spendete quei denari, piuttosto, pel fumare, non intendo insomma che per essa spendiate del denaro! – gli risponde un po’ seccata Maria Bonilauri. Allora Agostino le caramelle gliele regala di nascosto.

È il primo pomeriggio del 29 giugno e fa caldo. Aira lascia la mamma e la nonna sotto il portico di casa e va nella stalla dei cavalli dove, in una pesta vuota, il padre ha sistemato una brandina perché lì l’aria è più fresca. La bambina si stende e si addormenta, mentre Agostino entra ed esce continuamente dalla stalla.

– Guardalo, sembra un matto! – dice l’anziana alla nuora. Poi l’uomo entra di nuovo e tarda ad uscire.

Aira è in quella fase del sonno in cui si ha la sensazione di essere svegli, ma non si riesce a muovere un muscolo o a sollevare una palpebra. Agostino la guarda sorridendo, poi le si avvicina, le si siede accanto, le alza la gonnellina, le allarga le gambette, le abbassa le mutande, avvicina la sua bocca e comincia a leccarle le parti pudende. La bambina si scuote, apre gli occhi e vede quel testone ficcato lì in mezzo alle sue gambe.

Lasciatemi stare ché lo dico a mia madre!

Sta zitta, non dire niente a nessuno e nemmeno alle tue sorelle maggiori e ti porterò le caramelle… – le sussurra, poi la lascia lì ed esce dalla stalla andando verso il portico. Si ferma davanti alle due donne e dice – Vado un attimo in paese a comperare delle caramelle – Maria fa un cenno di disappunto e l’uomo si allontana. Questo strano comportamento mette in allarme l’anziana che chiama suo figlio e gli dice di andare a controllare la bambina, proprio mentre questa sta uscendo dalla stalla e li raggiunge sotto il portico.

– Agostino ha fatto qualcosa? – le chiede il padre.

Mi ha trovata sulla branda che dormivo – risponde tranquillamente – e mi ha svegliata promettendomi di regalarmi delle caramelle se non dicevo nulla

– Nulla di cosa? – adesso sono tutti allarmati.

– Nulla che mi ha alzato le gonnelle, che mi ha messo la testa fra le gambe e che mi berleccheva (leccava. Nda) la natura

Il mondo cade sulla testa dei genitori e della nonna; attimi di silenzio, incredulità, disperazione, rabbia che sembrano lunghi secoli, poi il padre riprende il controllo e le chiede:

– Altre volte ti ha dato delle caramelle per… per… – valle a trovare le parole giuste – fare… la stessa cosa?

– Altre due volte me le ha date, però una volta non mi ha leccato la natura… oggi però mi ha leccato e le caramelle non me le ha date!

– Sai che facciamo? – le dice la mamma, alla quale è venuta un’idea per incastrare il garzone – appena torna Agostino vai da lui e gliele chiedi, ti va? È un gioco!

– Si mamma! Si!

Appena Agostino ritorna la bambina va da lui, mentre la madre si mette in luogo nascosto per poter udire.

Non mi avete dato le caramelle

Le ho qui, prendilee così dicendo gliene dà alcune.

Maria allora esce allo scoperto e, con tono duro, lo affronta:

Per quale scopo regalate alla mia bambina delle caramelle? Altre due volte avete fatto ciò e perché?

Gliele ho portate perché so che le piacciono – risponde, ma Maria lo incalza.

Vi deve essere qualche motivo diverso per questo vostro trasporto di regalarle le caramelle!

Non c’è nessun motivo

– Ah! Badate che so tutto, mia figlia mi ha raccontato tutto!

Agostino, sorpreso, prima resta senza fiatare e poi confessa:

Scusatemi… scusatemi

Arriva anche Antonio Terenziani, il padrone. Si teme un guaio, ma l’uomo mantiene la calma e si limita a licenziare in tronco il garzone, poi va con sua moglie dai Carabinieri a denunciare il brutto fatto.

Mi sarei sentita anche capace di saltargli addosso per percuoterlo di santa ragione, tanto ero adirata! – sbotta Maria mentre scoppia a piangere davanti al Brigadiere Luigi Collina.

– Ritenete necessario sottoporla a perizia medica? – chiede ai genitori.

Non lo crederei assolutamente necessario, ma se qualora lo riteneste necessario per maggiore sicurezza, mi rimetto a lei… – risponde Maria per tutti e due.

Il Brigadiere, subito dopo, con i suoi uomini lo va a prendere a casa e anche ai Carabinieri confessa subito tutto.

Agostino Montanari viene rinviato a giudizio per atti di libidine con abuso di relazioni domestiche, è il 13 novembre 1906.[1]


[1] ASRE, Processi Penali, Corte d’Assise di Reggio Emilia.

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