LE MELE DI FRANCESCO

È il 12 luglio1899. È pomeriggio e fa caldo a Celico. Alcuni  bambini stanno giocando tranquilli al Timparello quando si avvicina Pasquale Aquila, diciottenne della frazione Manneto, tenendo un asino per la cavezza.

Franciscù – dice rivolgendosi ad uno dei bambini, Francesco Spataro di otto anni – m’accompagni a San Nicola che ti regalo delle mele? – Il bambino, allettato dalla promessa, accetta subito facendo delle smorfie agli amichetti che protestano nei confronti di Pasquale per non essere stati scelti. Anche loro vorrebbero le mele.
San Nicola è lontano dal paese, 6000 metri, e i due, imboccata la mulattiera che passa per la contrada Pratea, ci arrivano sudati fradici. Pasquale apre la porta di una casetta colonica e fa entrare Franciscuzzu in una stanza rettangolare messa fra altri due vani. Dentro c’è della legna e un cosi detto scifo (ossia pila in legno nella quale si pigiano le castagne).
– Mi dai le mele?
– Si… vieni… – gli dice prendendolo per mano e portandolo verso lo scifo.
– Sono lì? – ma Pasquale nemmeno gli risponde. Lo afferra per le spalle e lo butta sullo scifo. Con una mano lo tiene bloccato mentre con l’altra abbassa i calzoncini del bambino, che comincia a urlare, e poi si denuda.
Statti cittu e ‘un gridare ca t’ammazzu! – gli urla addosso mentre la sua asta virile si ingrossa. Pasquale si sputa sulla mano per lubrificare il membro e comincia la sua lunga opera distruttrice, perché di questo si tratta. Franciscuzzu grida, piange, chiede aiuto, supplica, cerca di dibattersi ma le forze in campo sono impari. Pasquale è troppo forte e per fiaccare la resistenza del bambino gli molla un paio di pugni sulla schiena. Poi quell’urlo che risuona nelle orecchie del bruto come la conferma della sua vittoria e allora i suoi movimenti si fanno via via più frenetici e violenti. Franciscuzzu è un cencio al vento e nemmeno sente il grugnito di piacere che emette Pasquale. Franciscuzzu stramazza a terra incapace di muoversi, mentre Pasquale gli gira le spalle e piscia soddisfatto – Oh! ‘Un dire nente ca t’ammazzu!
È l’imbrunire quando, trascinando le gambette e piangendo, Franciscuzzu arriva a casa.
Franciscù, che è successo? – gli chiede, preoccupata, sua madre. Lui le si butta tra le braccia e comincia a singhiozzare ma non dice una parola, poi pian piano si scioglie e le racconta tutto. Nicolina lo prende in braccio e si precipita dal dottor Antonio Zaccaro che, dopo averlo visitato, scuote la testa e fa un gesto di stizza: le lesioni sono importanti.
– Con questo certificato andate dai Carabinieri e denunciate quel bruto – dice senza alzare lo sguardo dalla scrivania.
Pasquale Aquila viene arrestato dai Carabinieri più di un mese dopo, il 20 agosto, mentre sta lavorando a Cerzeto, parecchi chilometri distante da Celico.
Confesso che il 12 luglio, mentre per incarico del mio padrone Salvatore Catalano mi recavo con la cavalcatura alla sua foresta in contrada San Nicola, incontrai, nell’uscire dal paese, il ragazzo Spataro Francesco che volle venire meco. Ivi giunti mi chiese due mele e mi propose in ricambio di mettercelo nel culo. Io accettai l’offerta ed entrati nella casetta rurale del Catalano, la cui porta rimase aperta, adagiai il ragazzo con la testa su uno scifo dove si pestano le castagne ed intromessogli il pene nell’ano sfogai con lui la mia libidine. Non debbo tacere che durante l’operazione il ragazzo avvertì dolore lamentandosi, ma io consumai il fatto. Non è vero che gli ho dato pugni sulla schiena e molto meno di averlo minacciato e soltanto gli raccomandai di non far conoscere nulla alla di lui madre e gli regalai un soldo per comprarselo di pomi…
– Dietro sua richiesta? Bravo!
Poiché il fatto della subita congiunzione carnale risulta manifesta per atti generici e specifici. Poiché, anzi, lo imputato ne è confesso quale autore materiale, adducendo il consenso della vittima, consenso che quando pure fosse stato vero non diminuirebbe per questo né la gravità eccezionale del fatto, né la conseguente responsabilità.
Con l’aggravante della recidiva generica, fanno 12 anni e 6 mesi di reclusione.[1]

 

[1] ASCS, Processi Penali.

Lascia il primo commento

Lascia un commento