FAMIGLIA D’ONORE di Annunziata Procida

Pasquale Miracco si uccise a pochi giorni dal matrimonio. Aveva fatto tanto per sposarsi Anna Maria e invece… lo trovarono impiccato sotto una pianta! Una morte che, mi dovete credere, sconvolse l’intera popolazione di Santa Sofia d’Epiro! Nessuno si capacitava di come Un giovane forte e sano come un querciuolo, reduce del servizio militare – che ne aveva temprate le forze e lo spirito – […] avesse spento la propria vita in così crudele maniera.

Era il 1° settembre del 1937, Pasquale aveva compiuto da poco 25 anni e, come vi ho appena detto, si doveva sposare con Anna Maria, Miracco pure lei perché erano cugini. Proprio questa parentela era l’ostacolo alle loro nozze. Pasquale e Anna Maria si volevano, eccome se si volevano! Nessuno in paese li aveva mai visti litigare e tutti sapevano quanto Pasquale amasse la sua fidanzata e che da lei era ricambiato.
Figuratevi che la madre di Pasquale, Clementina Baffa, sapendo che giorno 2 sarebbero dovuti andare ad Acri si era pure andata a indebitare per sostenere le spese per il matrimonio, prendendo in prestito da certo Toscano Eugenio la somma di L. 150,00 per l’acquisto dell’oro e molti giorni prima anche Pasquale aveva avuto dallo stesso L. 50,00, per le pubblicazioni del matrimonio.
Un matrimonio riparatore, certo, ma d’amore. Infatti: “Il giorno 8 agosto u.s. verso le ore 17 [io Anna Maria] trovandomi in campagna e nel mentre faceva ritorno in paese e precisamente nella località Castagneto di Don Pietro, mi son visto d’innanzi il Miracco Pasquale, il quale afferratomi per un braccio mi trascinò per dentro il castagneto stesso che malgrado la mia opposta resistenza dopo circa tre ore ebbe ragione e fece di me quello che ha voluto. Compiuto il fatto mi condusse in casa di una sua zia a nome Baffa Maria Antonia, che risiede in contrada Gaudio, dove mi lasciò per due giorni. Al terzo giorno mi portò in casa sua, in S. Sofia. Appena che i miei famigliari ne vennero a conoscenza di quanto il Miracco Pasquale aveva commesso, nell’ira si posero alle mie ricerche e con l’intenzione di vendicarsi. Quando però seppero che io mi trovavo in casa del Miracco vennero a trovarmi e per primo furono i miei fratelli Luigi e Pietro, i quali parlando con il mio rapitore gli dissero che ormai commesso il fatto pensare di sposarci il più presto possibile. In seguito vennero anche gli altri miei fratelli e con tutti fecero la pace.
Anna Maria, oltre a Luigi e Pietro, aveva altri due fratelli, Francesco e Gennaro; sebbene nessuno di questi riuscisse a superare l’onta subita, era Pietro, più degli altri, a non riuscire ad abbandonare l’idea di doversi vendicare. Gennaro Pizzi, un vicino di casa di Pasquale, disse ai carabinieri: “Dopo la fuga dell’Anna Maria dalla casa paterna, i quattro fratelli Miracco rimasero indignatissimi contro il defunto Pasquale perché quantunque costui avesse intenzioni serie di matrimonio, pure essi si sentivano colpiti nell’amor proprio e nell’onore. C’era Pietro che era più indignato degli altri, e a me che ero intervenuto come amico per mettere la pace, egli mi disse che avrebbe dovuto uccidere a qualsiasi costo il Pasquale. Il mio intervento avvenne la sera stessa della fuga, ed il Pietro rimase con me un po’ imbronciato perché avevo dato dei buoni consigli evitando che egli quella sera uscisse col fucile, del quale era armato, per andare a trovare il Pasquale. […] Dei quattro fratelli Miracco, quello che era più indignato e che non voleva a qualunque costo far pace, nemmeno nella prospettiva del prossimo matrimonio, era Pietro, eppure è stato proprio lui a decidersi a fare la pace prima degli altri fratelli, e questo suo contegno mutato così all’improvviso mi ha dato la impressione che il suo comportamento non era sincero. La famiglia dei fratelli Miracco è famiglia di onore che si fa rispettare.”
Sta sete di vendetta era talmente forte nei Miracco da far pensare alla gente di Santa Sofia che Pasquale non si fosse ucciso ma che fosse stato ucciso. E questo era pure il pensiero dei Carabinieri della Stazione di Bisignano che, non appena seppero dell’accaduto e si furono recati in contrada Pezzapiana di Santa Sofia dove fu ritrovato il corpo del povero Pasquale, iniziarono ad indagare sui quattro fratelli.
A trovare il cadavere fu Francesco Miracco che insieme a sua sorella Anna Maria e alla futura cognata Rosina si erano messi a cercare Pasquale quando, fattosi buio, non lo avevano visto rientrare.
Rosina ricostruì così il ritrovamento: “Il I° andante, […] Verso l’avemaria rientrando dalla contrada Zamentà, con le vacche, Miracco Francesco, fratello della futura sposa, ha domandato di mio fratello e saputo che questi non era ancora ritornato dal bosco, si è messo subito sulle ricerche verso il detto bosco. Io e la sorella di costui abbiamo fatto altrettanti, seguendo il Miracco ad una certa distanza. Giunti nei pressi della casa di Miracco Luigi, fratello di Pietro, abbiamo sentito piangere nel bosco. Intuendo qualche cosa di grave, abbiamo domandato al Luigi la ragione, ma egli ci ha assicurato che non era accaduto nulla di grave. Non pertanto ci siamo diretti verso il punto da dove provenivano le grida e sotto una quercia abbiamo trovato il cadavere del mio povero fratello che giaceva sul lato sinistro con la testa supina. A pochi passi di lui vi era l’asino senza basto, la giacca in altro punto e la fune vicino il cadavere. Vedendo il mio povero fratello in una posizione scomoda ho creduto di comporlo nel modo come si trova. Ho domandato subito come era andato la cosa, e il Miracco mi ha detto che lo aveva trovato appeso alla quercia e che lui credendo ch poteva rinvenire ha creduto opportuno tagliare la fune per farlo cadere a terra”.
Francesco quindi affermò di aver trovato il corpo di Pasquale appeso alla quercia ma nessuna delle due donne ricorda di aver sentito nessun altro rumore – né il colpo di scure né il tonfo del corpo morto – oltre al pianto di Francesco. E poi, come aveva fatto Francesco, dopo aver invitato Luigi ad aiutarli nella ricerca del futuro cognato, a trovare subito il corpo di Pasquale?
Rosina, una sua idea se l’era fatta: “Io ho la convinzione che mio fratello sia stato ucciso dai fratelli Miracco meno il Francesco, per vendicarsi del rapimento della loro sorella e perché, anche dopo fatta la pace, la loro madre non cessava dal minacciare e dallo spingere i figli alla vendetta. Son certa che quando il Francesco si fermò a parlare col fratello Luigi, costui gli ha dovuto confessare il delitto e indicarne pure la località dove trovavasi il cadavere, perché altrimenti non mi spiego come il Francesco, appena allontanatosi da lui, si mise a piangere. […] Sono certa che il pianto che sentivo del Francesco, questo lo faceva lungo la via e prima di arrivare sul posto e di scoprire il cadavere di mio fratello, e perciò penso che egli dal fratello Luigi aveva appreso del compiuto misfatto. La quercia che si vuole sia servita per lo impiccamento, è nel bosco e si vede soltanto dopo che si è arrivati, dalla direzione da dove noi eravamo, a una cinquantina di metri e non prima, e quando io cominciai a sentire il pianto del Francesco, egli non era potuto assolutamente arrivare in punto tale da scorgere il cadavere di mio fratello, anche se questo fosse pendente dalla quercia”.
Francesco dunque non poteva aver visto Pasquale quando aveva iniziato a piangere né Rosina lo aveva visto scendere dalla quercia al loro arrivo. Possibile che il corpo del giovane giacesse già lì a terra e che fosse stato ammazzato, mediante impiccagione, altrove? Innanzitutto i segni sul collo di Pasquale erano due e, soprattutto, sul viso di uno dei fratelli Miracco, Luigi, comparivano delle lesioni che non furono procurate da una frasca – come lui aveva raccontato – ma, come avevano refertato i due medici periti, Rosario Granata e Giulio Vita, da graffi. “A questo punto”, scrivono i Carabinieri nel loro verbale, “i nostri sospetti cominciarono ad avere notevole base in quanto si ha motivo di ritenere che nella consumazione del delitto, per quanto precauzione i colpevoli abbiano potuto usare e saputo bene simulare il suicidio, il povero Pasquale, abbia potuto riuscire a dargli qualche graffiatura causandogli le lesioni riscontrate”.
I fratelli Miracco vennero quindi accusati di omicidio e messi in carcere in attesa del processo.
Restava allora da dimostrare come fosse stato – qualora lo fosse stato – ammazzato Pasquale, Per quanto dalla perizia medico legale eseguita il giorno 4 andante venne a risultare che il Miracco Pasquale è morto per asfissia determinata da strangolamento o da impiccagione, è da notare che il cadavere presentava al collo due rilevanti solchi e cioè uno alla base del collo l’altro alla parte superiore. Per cui evidentemente devesi arguire che il Miracco dovette essere stato prima strangolato mediante capestro che ha determinato il solco alla base del collo e poscia impiccato dove la fune ha prodotto l’altro solco alla parte superiore del collo. Per commettere il delitto, gli autori hanno dovuto avvicinare d’amici il Miracco e inavvedutamente immobilizzarlo mediante il capestro, senza dargli il tempo di reagire in quanto alla perizia medica, sembra che non vi sono state riscontrate sul cadavere tracce di violenza e nessuno dei fratelli Miracco presenta contusioni od altro dovute a colluttazione tranne di Luigi che riportò, certamente nella consumazione del delitto, le lesioni nei referti descritte. Facciamo presente che alla distanza di circa cento metri dal cadavere, verso la valle, abbiamo notato la presenza di una certa quantità di legna tanta da poter caricare un asino, tagliata, senza dubbio, con la scure del povero Pasquale, rinvenuta sotto la quercia dove fu trovato cadavere. Ciò fa rilevare che il Miracco Pasquale, quando partì di casa, nessuna tendenza aveva al suicidio poiché arrivato nel bosco si pose subito al lavoro, tagliando la legna che doveva caricare sull’asino. Per quanto precede riteniamo che la morte di Miracco Pasquale è dovuta a delitto consumato dai fratelli Miracco”.
Ma come confermare tale ipotesi? Mediante un’ulteriore autopsia. 
Di autopsie, in realtà, ne vennero effettuate ben tre. Tutte confermarono la morte per impiccagione ma nessuna di queste riuscì a “stabilire […] se detto impiccamento è avvenuto per omicidio o per suicidio mancando a tale accertamento elementi medico legali sicuri.
Pasquale è dunque morto impiccato, ma non ci sono prove a dimostrare che sia stato ucciso: il 24 dicembre 1937  i fratelli Miracco vennero prosciolti per insufficienza di prove.[1]

 


 

[1] ASCS, Processi Penali

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