LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI di Cinzia Altomare

Nella notte del 21 maggio 1795 è stato arrestato Mastro Nicola Stranges per avere tentato di tagliare alcuni piccoli alberi nel bosco di Don Lelio Cavalcante, nobile patrizio cosentino, più precisamente presso l’Ischia di Campagnano.
Le cronache raccontano che nel momento in cui stava per tagliare uno degli alberi è stato sorpreso dai forestali capeggiati da Antonio Belvedere. Questi non hanno fatto altro che il proprio dovere, eseguendo gli ordini contenuti nel bando emanato dalla Regia Corte di Cosenza che prevede una multa di 12 ducati e due mesi di carcere per chi facesse  pascolare gli animali e tagliasse la legna nella località sopra citata.
La colpa di Stranges si è palesata con più forza nel tentativo di fuga, appena si è avveduto della presenza delle guardie, però è stato acciuffato e non ha potuto attuare il suo proposito.
Le guardie lo strattonano un po’ mentre attraversano il passaggio obbligato sul fiume Crati e Mastro Stranges cade nelle fredde acque del fiume.
– Questo ci mancava! Voi mi carcerate ma questa spinta vi costerà cara perché vi querelo – sbotta, tremando per il freddo, all’indirizzo delle guardie forestali.
Questi ultimi, date le lamentele del prigioniero, si vedono costretti a fare una sosta nella vicina torre dei coloni di guardia nella zona, Antonio Rosti e suo figlio Saverio, per permettere allo Stranges di asciugarsi e di trascorrere li la notte. Nel frattempo, una delle guardie torna in città presso Don Gaetano Alemanni, procuratore di Don Lelio Cavalcanti, per ottenere l’ordine di trasportare il prigioniero nelle Carceri delle Regia Corte, nel pieno rispetto delle regole emanate dal bando.
Il Regio Governatore aveva già firmato l’ordine, ma Don Serafino Stranges, fratello di Nicola, in virtù dei vecchi rapporti di amicizia con Don Alemanni, chiede un colloquio al magistrato:
– Caro Serafino! Devo palesarti che stai per commettere un errore.
– Cosa dici mai?
– La persona che stai mandando in carcere è mio fratello… te lo chiedo in nome della nostra vecchia amicizia, non firmare quell’ordine, chiudi un occhio… chiudili tutti e due, se necessario!
Don Gaetano resta pensieroso per un po’, poi fa tintinnare il campanellino per chiamare il suo assistente.
– Chiamate quella guardia che sta aspettando e ditegli che tornasse indietro dal suo capo e lasciasse andare il prigioniero perché si è trattato di un errore.
– Ma…
– Nessun ma! È un ordine!
L’assistente abbassa la testa, fa un inchino e va a riferire l’ordine, mentre le grasse risate dei due amici echeggiano alle sue spalle.
Non è ancora pomeriggio e Nicola Stranges è già libero.
Ci chiediamo ora, quanti cittadini hanno la possibilità di avere lo stesso trattamento e di evitare le pene del carcere?[1]

 

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