Gorizia li 28 aprile 1920
Cara Angiolina,
ti scrivo questa mia lettera per darti notizia della mia ottima salute cosi spero sentire Date unita colla tua famiglia
Cara Angiolina
Fatime sapere perche non maveti scritto che io tio scritta tante volte e tu non mai risposto perniente fateme sapere perche cosa non maveti scritto. Basta
Cara Angiolina
Io losò perche non mavete scritto io osaputo tutto cio che tu a fatto tu amme mavevi detto che alla messa non ciandave piu perche parteva io invece tu non ai tenuto la parola. Anche aio saputo che il giorno della parma tu sei andata a Rose inzieme a due giovanotti e siete partiti della tua casa tutti 3 e atte tianno meso in mezzo della tua casa fino a Rose. Brava cosi mi piace molto anche puro saccio chine sono si giovanotto che sei andata inzieme ma pero non le voglio annominare. Ai capito?
Cara Angiolina
Io non milo credevo che tu facci così invece tu fai come piace atte invece non ciavesse di fare. Ai capito? Basta anche puro aio saputo che tu ti vai avandanno che io ti scrivo e questi parole io non posso sintire.
Solo vi prego di non dire niende che io ti scrivo. Ai capito? Basta non altro che dirti saluti tuo Padre e tua madre saluto tua sorella Carmela saluti tui fratelli uniti colla sua sposa.
Dopo saluto atte divero Cuore e mi firmo per sempre tuo
Caro Eugenio Docimo
Pronta risposta Buona Notizia scriveti subbito
Cara Angiolina
Tifaro sapere che sono a Gorizia
Il mio dirisso e questo
Al Soldato Docimo Eugenio
4° Battaglione Minatori
Gorizia
Adio Adio
Tuo Genio tanti Baci
Dime.
Da quello che leggiamo pare che Angiolina sia una poco di buono che se ne va in giro accompagnata da due giovanotti e non risponde alle lettere del fidanzato. Le cose, però, sono leggermente diverse.
Angiolina, 22 anni, ed Eugenio 21 anni, fanno castamente all’amore dal 1916 e solo verso la fine di febbraio del 1920 Eugenio, con la promessa di sposarla, riesce a convincere la ragazza ad avere un rapporto sessuale. Il ragazzo si faceva trovare nei punti dove la esponente dovea condurre le pecore al pascolo e lì dolci abbracci, dolci amplessi, dolci carezze e miriadi lusinghe di matrimonio.
Poi, con la scusa del servizio militare, si allontana da lei quando sa che è rimasta incinta e non si fa vivo nemmeno quando nasce un bel maschietto. La stessa musica continua quando Eugenio torna in paese, Rose, una volta congedatosi.
Angiolina lo va a trovare con una sua zia e col bambino in braccio; quando Eugenio la vede, sbotta
– Cosa sei venuta a fare qui? Io debbo sposare altra persona più agiata di te.
Angiolina scoppia a piangere e se ne torna a casa piena di rammarico, meditando la ingratitudine umana quanto è grande…
Stando così le cose, non le resta altro che rivolgersi alla giustizia riparatrice di tutte le miserie umane. È il 29 gennaio 1921 quando presenta una querela per congiunzione carnale contro Eugenio.
Pensa che ti ripensa, Eugenio si decide a porre rimedio al pasticcio in cui si è cacciato e propone ad Angiolina di sposarlo. Lei accetta e il 21 luglio va dal Pretore di Rose per ritirare la querela.
Docimo Eugenio, mantenendo la promessa fattami il giorno 19 giugno u.s. mi ha fatta sua moglie, sposandomi davanti all’Ufficiale dello Stato Civile di questo Comune, col pieno consentimento dei suoi genitori.[1]
Tutto è bene quel che finisce bene. Forse…
[1] ASCS, Processi Penali.
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