TU MI HAI RESA INCINTA!

È l’11 giugno 1914 quando un uccellino cinguetta qualcosa all’orecchio del Maresciallo Giuseppe Darpini, comandante la stazione dei Carabinieri di Montalto Uffugo.

– Siete sicuro?

– Come la morte!

L’uccellino riprende il volo e il Maresciallo chiama l’Appuntato Michele Ferrari per dirgli di prepararsi perché devono andare a San Benedetto Ullano, non prima, però, di avere avvisato il Pretore.

– Maresciallo, ma cosa dobbiamo andare a fare a San Benedetto con questo caldo? – chiede l’Appuntato.

– Stamattina, incidentalmente, sono venuto a conoscenza che in contrada Spagnanota è stato commesso un infanticidio

– Ah!

– Eh!

– Ma quando sarebbe avvenuto e ad opera di chi?

– Ferrari! Mi fai l’interrogatorio? Cammina e quando arriviamo lo saprai!

– Signorsì signor Maresciallo!

– Stavo scherzando, Ferrari! Allora… il fatto è avvenuto meno di due settimane fa ad opera di tale Giulia Petruzzi, maritata, e pare che l’abbia aiutata il suo amante, tale Vincenzo Cribari. È tutto quello che sappiamo, per ora…

Appena arrivano in paese vanno a prendere i due amanti e li portano nel Municipio, dove intanto è arrivato il Pretore, che interroga la venticinquenne Giulia prendendola alla larga:

– Sono sposata con Domenico Petruzzi, che da circa tre anni è Allamerica. Ho due figli, uno di cinque anni e l’altro circa di tre…

– Conoscete Vincenzo Cribari?

– Si, è nostro compare, ha battezzato il secondo mio figlio.

– Durante l’assenza di vostro marito avete avuto relazioni illecite con Cribari o con altri, per effetto delle quali siete rimasta incinta e poi avete soppresso il frutto illecito?

Nego di avere avuto, durante l’assenza di mio marito, relazioni con Cribari o con altri e perciò nego di essere stata incinta e, conseguentemente, di avere partorito e abortito.

– Abbiamo alcuni testimoni che giurano di avervi vista col ventre gonfio

Se qualcuno afferma di avermi visto col ventre gonfio, ciò è, non perché fossi stata incinta, ma perché, soffrendo di isterismo, qualche volta ho il ventre gonfio

– Se è così, allora non avrete difficoltà a farvi visitare dal dottor Adolfo Turano. Se volete potete farvi assistere da una persona di vostra fiducia.

– Chiamate mia madre… – ma, una volta arrivata la madre, Maria Giuseppa Tocci, Giulia dice di non volersi più sottoporre a visita. A questo punto il Pretore e il Maresciallo fanno uscire dalla stanza il medico e la madre e la interrogano di nuovo.

– Lo sapete che il rifiuto di sottoporsi a visita corporale equivale a una ammissione di colpevolezza? Allora tanto vale confessare direttamente e la facciamo finita!

Dopo varie insistenze, finalmente Giulia accetta di parlare:

Domenica prossima faranno quindici giorni che mi sono regolarmente sgravata di un figlio. In seguito alla partenza di mio marito avvenuta circa tre anni addietro, ho avuto illecite relazioni con il mio compare Cribari Vincenzo e sono rimasta incinta. Durante la gravidanza ho avuto più volte consiglio dallo stesso di percuotermi la pancia per abortire ma io non ho mai praticato ciò. Mi sono sgravata la sera del 31 maggio ultimo scorso poco prima dell’imbrunire ed il parto è avvenuto facilmente,  assistita dal Cribari solamente. Al momento dello sgravo essendo io isterica sono svenuta e non ho constatato il sesso del bambino che è nato. Quando rinvenni mi trovai sola e in seguito venne il Cribari il quale mi disse che il bambino era di sesso femminile, che era morto e che aveva creduto opportuno di seppellirlo in un angolo di una casetta di frasche che si trova vicino la mia abitazione.

– E vostra madre? Possibile che vostra madre non vi ha aiutata? Possibile che non glielo avete detto o che non se ne sia accorta?

Mia madre non ha mai saputo niente né del fatto, né della gravidanza, e a chi mi interrogava sulla grandezza dell’addome io dicevo che dipendeva dalle mie condizioni isteriche.

Ma il Pretore non le crede e mette sotto torchio Maria Giuseppa Tocci, che si difende strenuamente:

Nego formalmente di essere stata qualche volta a conoscenza dello stato di gravidanza di mia figlia e tanto meno che abbia saputo che la stessa si fosse sgravata. Io non ho rapporti di sorta con mia figlia perché essendo stata abbandonata da mio marito ho avuto due figli da altri ed è perciò che essa non mi tratta. La sera del 31 maggio ero a casa mia distante da quella di mia figlia e nego perciò di avere partecipato in modo alcuno al fatto delittuoso di cui mi fate contestazione.

E adesso si spera che parli Vincenzo Cribari:

Nego assolutamente di avere avuto relazioni illecite con Petruzzi Giulia, come nego di essere stato qualche volta a conoscenza del suo stato di gravidanza; non ho mai saputo che si fosse sgravata e sono meravigliato di essere stato arrestato sotto la imputazione che mi contestate, di avere cioè la sera del 31 maggio assistito la Petruzzi al parto ed in seguito provocata la morte del neonato e di averlo poscia seppellito.

La neonata. È urgente trovarne il cadavere, sottoporlo ad autopsia e darle una degna sepoltura. Ma c’è un problema: nella casetta di frasche vicina alla casa di Giulia Petruzzi non c’è. Dove l’hanno seppellita? Giulia viene di nuovo interrogata in proposito e cambia versione, una versione drammatica:

Mio marito partì per l’America circa tre anni or sono e Vincenzo Cribari incominciò a frequentare la mia casa e a farmi dopo qualche tempo la proposta di unirmi carnalmente secolui. Sulle prime rifiutai ma poi cedetti e così rimasi incinta. Il Cribari intanto aveva incominciato ad amoreggiare con tale Lauretta, che da circa tre mesi ha sposato. Da quando il Cribari ha sposato non è più venuto in mia casa. Intanto giunse l’ora del parto. Io mi trovavo sola nella mia casa e sentendo le doglie mi appoggiai con le braccia e la testa a letto. Pochi minuti dopo nacque una bambina. Io svenni ma subito mi riebbi ed allora presi la bambina, l’avvolsi in un panno e la deposi in una cesta, avendo cura di porvi anche delle felci affinché la cesta non si sporcasse di sangue. Il tutto misi sotto il letto. La bambina di tanto in tanto piangeva e mio figlio, che ha cinque anni, mi domandò che fosse quel rumore. Risposi che erano topi. Due giorni dopo dal parto pensai di sbarazzarmi della bambina e senza farmi vedere da alcuno cavai un piccolo fosso nella casetta di Tocci Alessandro. Mi recai quindi nella mia abitazione presi sotto il letto l’involto con la bambina che ancora respirava e il tutto seppellii nel fosso anzidetto e poi me ne tornai a casa. Sino ad ora avevo detto che il Cribari fu presente al parto e che egli aveva fatto sparire la bambina solo per vendicarmi di lui che mi aveva abbandonato.

– Ma possibile che Tocci non si è accorto che scavavate nella sua casa? È poco credibile!

Il Tocci Alessandro non potette accorgersi certamente che io facevo il fosso di cui sopra perché la casetta non è mai chiusa e quindi io non ebbi bisogno di bussare e perché il Tocci abita al piano superiore. Il Tocci posso anche assicurare che ci sente pochissimo ed è molto vecchio perché è il padre di mia madre, la quale ha 55 anni.

– A proposito di vostra madre, continuate a sostenere che non c’entra niente o volete cambiare versione anche sulla sua posizione?

Mia madre, con la quale non convivo e con la quale non ero anche in buoni rapporti, nulla sapeva della mia gravidanza, giacché io avevo saputo ben dissimularla, né dopo il parto restai per qualche tempo a letto.

Orrore! Ma sarà questa la verità? Il Pretore la incalza e Giulia risponde:

Quella che oggi dico è la pura verità. Prima volevo vendicarmi dal Cribari, ma oggi mi son pentita.

Secondo il Maresciallo Darpini, Giulia non dice la verità perché dalle sue indagini risultano circostanze diverse: a stabilire maggiormente la responsabilità della Tocci Maria Giuseppa sull’infanticidio in oggetto, sta il fatto che la medesima allorchè il sottoscritto si recò in casa sua nella contrada Spagnanotte di S. benedetto Ullano, si turbò assai e corse subito sul luogo ove era sepolto il cadaverino della neonata. Quindi bene immaginò il motivo per cui lo scrivente col dipendente aggiunto Ferrari Michele, colà si era recato ed il cadaverino era sepolto in sua casa cioè in un piccolo vano terreno attaccato alla sua abitazione, mentre la casa della Giulia Petruzzi dista circa cinquanta metri. Che il Cribari Vincenzo frequentasse la casa sella Petruzzi Giulia e quella della Tocci Maria Giuseppa è notorio sia nella contrada Spagnanotte che in tutta S. Benedetto, e più specialmente possono affermarlo Basile Costantino fu Angelo, di anni 57; De Seta Francesco, di Antonio, di anni 39; Tocci Osvaldo, di Agostino, di anni 27; Petruzzi Giuseppe di Pasquale, di anni 23, tutti contadini residenti in sezione Spagnanotte. Il Cribari confidò che fino da circa tre mesi orsono, cioè fino ai primi del marzo, in cui si sposò, sposalizio avvenuto il 21 marzo detto, non frequentò più la casa della Petruzzi Giulia ammettendo le sue relazioni intime con essa. Tale confidenza egli la fece ai compagni di carcere ove ora si trova, cioè a Mele Andrea e Ruffolo Antonio i quali poi la riferirono spontaneamente allo scrivente alla presenza dei carabinieri Pedone Giuseppe e Martelloni Pietro. Vi è poi dippiù cioè che il figlio della Tocci Maria Giuseppa di anni 16, spontaneamente ha riferito al sottoscritto, questa mattina nella sezione Spagnanotte, ove lo scrivente si è nuovamente recato che egli può affermare che il Cribari, due giorni prima che la sua sorella uterina Giulia Petruzzi partorisse, nella casa di Tocci Maria Giuseppa le disse che occorreva assolutamente uccidere il nascituro per evitare pasticci, e che la Giulia vi si opponeva. Disse pure che egli ebbe a vedere più volte quando il Cribari faceva atti di copula con la Giulia e ciò vedeva dal buco della chiave. Tali atti avvenivano sia nella casa di sua madre Maria Giuseppa, che in quella vicina della Giulia. Il sottoscritto crede che ragazzo debba sapere minutamente come siano svolte le cose.

Vincenzo continua a negare di avere mai avuto relazioni adulterine con Giulia, nonostante le testimonianze a suo carico e nega anche nel confronto con Giulia:

Petruzzi a Cribari: Hai pure il coraggio di mentire dicendo che non sei stato tu che mi hai reso incinta. Tu non sei più venuto da me dopo lo sposalizio, ma sei stato solamente tu che approfittando dell’amicizia fra di noi mi hai posseduta rendendomi madre.

Cribari a Petruzzi: non è vero quanto affermi, sono venuto a casa tua soltanto perché ti ho battezzato un figlio ma non ho avuto con te mai rapporti carnali.

Petruzzi a Cribari: ma se eri tu solo che frequentava la mia casa chi altri avrebbe potuto rendermi gravida?

Cribari a Petruzzi: Questo non so perché non ero il tuo custode.

Si rischia di finire in un vicolo cieco, poi Maria Giuseppa Tocci comincia ad ammettere qualcosa:

Circa due mesi orsono mi parve di accorgermi che mia figlia fosse incinta glielo domandai ed essa mi rispose che non era vero. Quando poi venimmo arrestate mia figlia mi confessò che effettivamente aveva partorito da sola e che aveva deposto la bambina viva in una cesta tenendola per 2 giorni sotto il letto e poscia mentre ancora respirava l’aveva seppellita. Mi confessò anche che Cribari Vincenzo l’aveva resa madre. Non è vero che io quando venne il maresciallo avessi cambiato di colore e se mi allontanai per un momento dirigendomi verso l’altro angolo del pianterreno ove mi trovavo, ciò fu unicamente per andare a prendere delle foglie di gelso. Ma io come ho detto non conoscevo che mia figlia avesse partorito, quindi nessun aiuto ho potuto prestarle per far scomparire il neonato.

Poi, quando viene interrogato in modo stringente il figlio di Maria Giuseppa, le cose sembrano mettersi a posto:

La sera del giorno della Madonna del Buon Consiglio mi trovavo in casa di Giulia Petruzzi. Venne Vincenzo Cribari e mentre io mi trovavo seduto su di un gradino che è avanti la casa della Petruzzi, udii il Cribari dirle: “Non ti spagnare perché ci penserò io”. Al che Giulia rispose: “No ché andiamo in galera, io voglio portarlo al refugio anche a spenderci un centinaio di lire”. Al che il Cribari disse: “No, così lo saprà tuo marito”. Io me ne andai e non udii più nulla.

Il ragazzo viene prima messo a confronto con Cribari e gli ripete in faccia il contenuto del dialogo a cui ha assistito, ricevendo una secca smentita, e poi con Giulia, la quale dice di non ricordare, che potrebbe essere di avere parlato con Vincenzo della gravidanza, ma certamente non nel giorno della Madonna del Buon Consiglio perché è nei primi di maggio e l’amante era già sposato, quindi non frequentava più la sua casa.

Secondo gli inquirenti gli elementi acquisiti bastano per chiudere l’istruttoria e formulare le richieste alla Sezione d’Accusa: non farsi luogo a procedere nei confronti di Maria Giuseppa Tocci e Vincenzo Cribari per insufficienza di prove e rinviare al giudizio della Corte d’Assise di Cosenza Giulia Petruzzi per rispondere di infanticidio per causa d’onore.

Il 23 agosto 1914 la Sezione d’Accusa accoglie la richiesta della Procura e non resta che iscrivere a ruolo la causa.

Il 5 aprile 1916 si apre il dibattimento e Giulia ritratta tutto, confermando ciò che disse nel primo interrogatorio:

Io mi riporto ai primi interrogatori. Fu il Cribari che prese il neonato e lo seppellì, e me lo disse dopo che rinvenni dallo svenimento in seguito al parto. Se nel successivo interrogatorio mutai i fatti lo feci per consiglio del Cribari il quale mi disse che uscendo mi avrebbe aiutata, mentre restando in carcere la rovina sarebbe stata per entrambi. Il Cribari continuò a venire a casa mia fino al giorno dello sgravo.

Anche il Maresciallo Darpini conferma che Cribari frequentò la casa di Giulia fino a due giorni prima del parto. Poi aggiunge qualcosa che fa sobbalzare tutti dalle sedie: Vincenzo Cribari non si sposò tre mesi prima del parto, ma successivamente al parto! Si sbaglia di grosso, la data comunicata immediatamente dagli uffici del comune di San Benedetto Ullano è quella del 14 marzo 1914. Due mesi e mezzo prima del parto.

I testimoni si alternano e ripetono stancamente di rimettersi alle loro dichiarazioni. Arriva il momento in cui la Corte si ritira in Camera di Consiglio per emettere la sentenza. La condanna sembra certa ed il pubblico comincia a fare i conti su quanto potrebbe restare a Giulia da scontare, considerato che l’infanticidio per causa d’onore è punito dal codice penale vigente con la reclusione da 3 a 10 anni di reclusione, senza dimenticare che Giulia è in galera ormai da un anno e dieci mesi.

Silenzio, tutti in piedi, entra la Corte ed il Presidente ordina che l’imputata sia ricondotta in aula.

Giulia è evidentemente nervosa e attende il verdetto a capo chino e mani giunte, poi il Presidente prende la parola, ma nessuno fa caso alla formula di rito, stando tutti attenti alle ultime, fatidiche parole che pronuncia:

…La Corte assolve l’imputata per non aver commesso il fatto addebitatole e ne ordina la scarcerazione, se non detenuta per altra causa.[1]

Quindi, se non è stata Giulia ad ammazzare la bambina, chi è stato, visto che gli altri due possibili responsabili sono stati prosciolti in istruttoria?

[1] ASCS, Processi Penali.