FAIDA NELLA MANO NERA

Annunziato Ciappino, nato a Palmi ma residente a Nicastro, dove si è sposato, emigra in America, stabilendosi in Pennsylvania. Tra il 1910 e i primi del 1912 cambia molte volte residenza: Duquesne, Pitcairn (il nome della località è scritto così ma non c’è corrispondenza con località statunitensi. Nda), Pittsburgh. Poi sparisce per qualche mese senza dare più notizie né  alla moglie, né ai parenti rimasti a Palmi. Con l’ultima lettera spedita prima della misteriosa sparizione non dà notizie molto rassicuranti
Pittsburg 14:2:1912
Cara sposa non prendetevi di dispiacere che sono stato arrestato per motivo che presero a Ferdinando Dattilo arrestato è presero anche ha me, si credevano che era Giuseppe suo fratello, poi la mattina sono uscito alla libertà, che non era io. Questo è stato il fatto vero.
Dopo quasi tre mesi di silenzio, il 5 aprile, Annunziato scrive di nuovo alla moglie. Questa volta, però, la lettera parte da Carbondale, Illinois
Cara sposa ti notizio che giorno 27 marzo ti ho spedito £ 50 e fateme sapere selaveti ricivute espero che fra questo mese dimandare quarche artra cosa.
Dipiu ti notizio che siamo uniti con il cognato Felice e ni riunimmo con il cognato Ciccio e andiamo tutti li tre a una parte; di piu cara sposa mi scusi che non vio scritto perche sono stato un po
disturbato e vi prego che non aviti pagura che se iddio voli ni ritiramo uniti con il cognato Felice
.
Poi scrive di nuovo il 5 maggio, ancora da Carbondale, e chiarisce che le 50 lire spedite il 27 marzo, le ha spedite da Pittsburgh, mentre altre 50 lire le ha spedite qualche giorno prima da Carbondale.
Meno male! Avrà avuto qualche contrattempo, come può capitare a tutti e certamente è andato avanti e indietro dall’Illinois alla Pennsylvania.
Ma che lavoro fa Annunziato Ciappino che lo porta a spostarsi così frequentemente? Mistero. Alla moglie e agli atri parenti a cui scrive non lo ha mai detto, ma una cosa è certa: sicuramente se la fa con gente poco raccomandabile, visto che è stato arrestato con un ricercato e certamente ha una relazione extraconiugale perché Francesco Curcio, uno dei fratelli di sua moglie, da Carbondale manda una lettera di fuoco alla madre:
mi dite di non oltraggiare il cognato Nunziato, non dubitate che dispiacere non ve ne darò, ma se lui l’abbandonava [la moglie. Nda] era pensiero mio come dovevo fare, prima l’ho andavo a trovare ed se lui non accondiscendeva a quel che io gli proponevo, era pensiero mio, basta.
Col rischio di ritrovarsi qualche pallottola in corpo, Annunziato decide di rimpatriare per mettere fine alle dicerie e dimostrare che lui la moglie non la vuole abbandonare per nessun’altra. Così, alla fine di novembre del 1914, Annunziato arriva a Nicastro, vestito all’americana e con un grosso sigaro in bocca, dispensando saluti e pacche sulle spalle a tutti quelli che incontra.
La sera del primo dicembre 1914 Felice Ferraro e suo cognato Vincenzo Saladino stanno camminando lungo la via principale di Nicastro.
– Guarda chi è tornato dall’America! Nunziato Ciappino!
Vincenzo Saladino ha come un sobbalzo appena sente quel nome, poi il viso e gli occhi gli diventano rossi:
Quello lì… – risponde sbuffando mentre indica Ciappino – quello lì ha ammazzato mio fratello e domani andrò dal Delegato
Ma Vincenzo Saladino non aspetta l’indomani, dal Delegato ci va immediatamente e, verso le otto di sera, gli racconta:
Il 4 marzo del 1912 ero a Braddock, Pennsylvania, e seppi dalla voce pubblica che un tal Ciappino Annunziato, d’anni 24, nato a Palmi e residente a Nicastro, aveva ucciso con un colpo di rivoltella mio fratello Antonio, residente a Braddock per ragioni di lavoro. La causale di tale omicidio deve ricercarsi nella mancata emissione di 600 scudi che un tal Costanzo Vincenzo di Nicastro, capo della combriccola della mano nera, ora defunto, aveva mandato a chiedere ad un certo Carmine Corrado da Caserta e residente a Braddock, ove gestisce un albergo. Mio fratello Antonio che trovavasi colà a pensione, avuto conoscenza di simile prepotenza, consigliò il Corrado a non aveva ottemperare a tale ingiunzione. Il Costanzo seppe ciò e siccome tra lui e mio fratello non correvano buoni rapporti di amicizia giacché circa due mesi prima erano venuti a diverbio, tanto che il Costanzo, spalleggiato da altri due, avevano spianato uniti contro mio fratello le loro rivoltelle, mentre il Ciappino gli aveva tirato a tergo un colpo di coltello, per vendicarsi, inviò Nunziato Ciappino con altri cinque individui, facenti tutti parte della mano nera, per uccidere mio fratelloerano le 6,10 del mattino e mio fratello si recava al lavoro. Ciappino gli si parò davanti e, estratta la rivoltella, gli tirò un colpo che lo rese all’istante cadavere, dileguandosi di poi, come nella precedente rissa, alle ricerche della polizia
– Come fate ad essere sicuro che sia stato proprio Ciappino?
Tale nome era quasi da tutti pronunziato nel villaggio di Braddock… posso indicare qualcuno di cui mi ricordo… Vincenzo Gigliotti, negoziante nativo della provincia di Cosenza, vide quando mio fratello fu ucciso e vide che parecchi individui scappavano; seppe dipoi che l’autore era stato il nipote di Caino, ossia Nunziato Ciappino; tal Carlatano Roberto, sarto anche nativo della provincia di Cosenza, vide mio fratello cadere colpito da un colpo di rivoltella ed alcune persone che scappavano. Faccio presente che Carlatano è di origine sospetta e che credesi che lo stesso sappia chi sia stato ma, essendo probabilmente della medesima combriccola, abbia taciuto
Adesso è  chiaro il lavoro che fa Annunziato Ciappino: racketeer e killer della Mano Nera di Braddock.
Il Delegato di P.S. Vincenzo Mancuso ascolta con attenzione e crede alla storia raccontata da Saladino. Accompagnato dalla guardia di città Giovanni Mauro, cura immediatamente la cattura di detto individuo che, con abile tattica, trae in arresto nella sua abitazione.
Gli Agenti di P.S. perquisiscono l’abitazione di Ciappino e sequestrano 25 lettere spedite da Nunziato: subito balza agli occhi del Delegato una sospetta coincidenza: la spedizione regolare delle lettere si interrompe qualche giorno prima dell’omicidio e riprende circa tre mesi dopo. Certamente ciò significa che Ciappino in questo lasso di tempo si è nascosto perché qualcuno lo ha riconosciuto mentre sparava ad Antonio Saladino e teme di essere arrestato.
Sono innocente – si difende Ciappino davanti al Pretore che lo interroga – le circostanze riferite a mio carico non rispondono affatto a verità. All’epoca in cui fu assassinato Antonio Saladino io non mi trovavo in Braddock,ove il Saladino risiedeva per ragioni di lavoro, ma mi trovavo in Carbondale.
– Conoscevate Vincenzo Costanzo di Nicastro, anche lui residente nella zona di Pittsburgh?
Conosco Vincenzo Costanzo ma con lo stesso non ho avuto, nel mese di marzo 1912 in America, se non rapporti di interesse.
Vengono rintracciati e interrogati alcuni testimoni che raccontano di aver lavorato nel 1912 a Carbondale con Ciappino, almeno per qualche mese, ma di non potere affermare con certezza se e quando si fosse allontanato e per quale destinazione. Tutto e niente nello stesso tempo.
Annunziato Ciappino e Vincenzo Saladino vengono messi a confronto e questi, con voce chiara, citandogli le circostanze di fatto, sosteneva in faccia al Ciappino sia la prima accusa, cioè allorché ferì il fratello col colpo di coltello, e sia quando l’uccise. Saladino gli rinfaccia anche i numerosi viaggi fatti a Pitcairn, dove trovavasi Costanzo, ma Ciappino nega tutto. A tale proposito, il Delegato Mancuso scrive: Dichiarazione falsa perché nelle lettere sequestrate, noi troviamo che il Ciappina scriveva da colà il 16 novembre ed il 18 dicembre del 1911. Faccio, inoltre, osservare Duquesne, Pitcairn e Pittsburg sono luoghi vicinissimi da Braddock, ove avvenne il misfatto, mentre Carbondale dista non poche ore di treno, un giorno intero di viaggio. Da Carbondale poi, il Ciappina si reca a Clohsville (la località così come riportata negli atti è inesistente. Nda), luogo conosciuto per le riunioni della “Mano Nera” e di là scriveva alla moglie il 16 agosto del 1914 di non mandarci nulla perché “un momento mi trovo ad una parte ed un momento ad un’altra”.
Il Delegato lo pone in stato di fermo e chiede un mandato di arresto nei suoi confronti per omicidio premeditato, cosa che il Giudice Istruttore concede.
Senza chiedere autorizzazioni per la rogatoria internazionale, il Delegato si ingegna ad indagare in Pennsylvania e rintraccia un articolo di giornale del Pittsburgh Post dal titolo molto eloquente: IN BRADDOCK’S BLACKHAND FEUD, faida nella mano nera di Braddock, nel quale viene portata alla luce una realtà sconvolgente:
Fin da quando Tony Salatino fu ucciso il 19 aprile del 1912 (data sbagliata perché Saladino fu ucciso il 4 marzo 1912. Nda) si è deplorato in Braddock un succedersi di omicidi più precisamente e risse sanguinose. Jim Costanzo era ucciso il 21 luglio. L’altra sera Pasquale Ferraro, di anni 21, da Maple Way, fratello di Tony Ferraro, che trovasi in carcere per rispondere dell’omicidio di Jim Costanzo e Nicola Maso di anni 45 di Wood Way erano assassinati a colpi di revolver. L’uccisore di Ferraro fuggì. Pasquale Salatino di anni 50 di Maple Way fu arrestato perché accusato di avere ucciso il Maso. Pasquale Ferraro fu ucciso mentre tornava dal lavoro. il Maso era in una birreria di Braddock
Avenue quando entrò il Salatino. Recatosi costui nel restroom
(toilette. Nda), si vide seguito dal Maso. Ciò visto, il Salatino esclamò: “Se sei venuto per uccidermi, bada alla tua pelle!” e, cavato il revolver fece fuoco uccidendo il Maso. Il Salatino, arrestato, dichiarò che aveva ricevuto spesso lettere di minaccia ed aveva chiesto al chief di polizia Mc Carthy di permettergli il porto del revolver, cosa che gli fu rifiutata. Il povero Ferraro fu assassinato, secondo la polizia, per vendicare la morte di Jim Costanzo, ucciso dal fratello del Ferraro, Antonio.
Secondo quanto riportato dal giornale, Pasquale Salatino è uno zio dei fratelli Ferraro.
L’articolo getta una nuova luce sulla situazione esistente a Braddock tra gli italiani emigrati e il racconto fatto da Vincenzo Saladino trova conferme sulla pericolosità della combriccola capeggiata, all’epoca dei fatti, da Jim Costanzo.
Con questi indizi il Delegato trasmette gli atti al Pubblico Ministero di Nicastro, il quale non ritiene di approfondire le indagini coinvolgendo il Ministero di Grazia e Giustizia per avviare una rogatoria internazionale. Secondo il Magistrato si tratta di accuse vaghe e indeterminate, suffragate solo dalla querela del fratello dell’ucciso. Con questa premessa il fascicolo arriva al Procuratore Generale del re che conclude: non ostante le indagini eseguite non si sono ottenuti contro Ciappino elementi di prova, i quali abbiano suffragato gli indizi forniti dal fratello dell’ucciso e dall’autorità di polizia. Si aggiunga che le autorità americane, allorché si occuparono dell’uccisione di Saladino non sospettarono di Ciappino. Ad ogni modo non esiste contro costui circostanza alcuna che possa consigliare il rinvio al giudizio. È il 7 dicembre 1915. Due settimane dopo, la Sezione d’Accusa  mette la parola fine alla vicenda, dichiarando il non luogo a procedere nei confronti di Annunziato Ciappino per insufficienza di prove.[1]
Insufficienza di prove, la formula con la quale si sono conclusi migliaia di processi a carico di mafiosi.
Tony Saladino, ucciso mentre andava a lavorare perché rifiutava i metodi mafiosi dei suoi compaesani, non ha avuto giustizia né memoria. Finora.

 

[1] ASCZ Sezione di Lamezia Terme, Atti istruttori del Tribunale di Nicastro.

 

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