FINO ALLA MORTE

Tonino e Antonietta si amano. Lui passa da sotto il balcone della ragazza e lei gli sorride da dietro i vetri. Spesso di sera lui si azzarda a salire i pochi gradini per arrivare al portone della casa di Antonietta e lei, badando a non far rumore per non svegliare i genitori, apre la porta e si scambiano sottovoce mille parole d’amore, mille promesse per l’eternità, mille languidi sguardi. A messa lei fa quasi la sfacciata alzando gli occhi e guardando nella direzione dove sa che incontrerà lo sguardo del suo innamorato. Si scrivono anche biglietti e lettere quasi ogni giorno e non si stancano mai di rivelarsi a vicenda che la loro passione aumenta ogni giorno che passa.
Angela mia
Puoi immaginare quanto gioia mi abbia recato la tua, poiché anche io quanto non ti vedo rammento la tua lettera e leggo quei tuoi versi amorosi che ànno paragonanza con la gentile violetta che nasce e chresce tra i cespugli della rupa e poi col suo olezzante profumo annunzia la sua bellezza, al pari siamo noi che covando un affetto nascosto la ardente passione che oggi ce lo fa comunicare e fa cominciare un era di felicità per dui giovani cuori; ma via ancora una tappa del bel sentiero cosparso di corallo primaverile.
Angela mia debbo ad ogni costo farti sapere lunico e solo mio desiderio per cui sarebbe quello di comunicare il nostro amore ai tuoi Genitori e vedere se loro avessero piacere; ciò non sembrarti difficile se mi vuoi bene, se questo non potrò osare scrivimelo lo stesso che tutto sarà attribuito a un segno della amore.
Intanto ricevi una cordiale stretta di mano di colui che tanto
T’adora
Ti prego di farmi stare inteso se qualche volta andate a qualche parte
Buona Festa
S. Fili 12/12/1910
L. A.
San Fili 18-12-1910
Amor mio
Con indicibile gioia leggo quei tuoi versi amorosi dove più li leggo e più li vorrei  leggere. L’amor tuo mi strugge, mi consuma d’un amore accendiato che non sono capace a poterlo frenare perché i tuoi sguardi affascinanti minpotizarono e il mio amore hè disperato perché tu mi apparisti bello di una visione celeste e t’amai e t’amo di uno amore che mi scuote l’anima e mi fa tremare il cuore. E di ricambio alla tua parola t’amo con tutto il cuore e ti dico un giorno
Spera
Addio Buon divertimento e buona sera e sono
La tua Idolatrice
 
Ti prego a non attaccarti con Totonno, te lo cerco per l’amore che già nutrite
I genitori di Antonietta sanno tutto e tollerano la cosa facendo finta di non sapere, perché, in fin dei conti, Tonino fa sul serio e vuole sposare Antonietta, ma temporeggiano sperando forse che si presenti un’occasione migliore per la figlia che non un manovale a giornata e poi sono ancora giovani: 19 anni lui, quasi 18 lei, all’inizio del 1911.
Poi, un bel giorno a San Fili, dove Tonino e Antonietta vivono, torna dalle Americhe un procugino della ragazza, Salvatore Salerno che nota subito quel fiore appena sbocciato e comincia a frequentare la casa della procugina, con la scusa di chiedere consigli allo zio su come far fruttare il sostanzioso gruzzolo che ha portato con sé. Salvatore comincia anche a dimostrare il proprio interesse per Antonietta e la voce si sparge in paese, ma lei non ha dubbi: preferirebbe morire piuttosto che lasciare Tonino.
– Mi vuoi fare sposare Salvatore? Piuttosto mi butto dal balcone o mi vado a chiudere in un monastero fino a che faccio ventuno anni e poi mi sposo con chi voglio io! – dice al padre al culmine di una delle tante liti, che da quando Salvatore ha chiesto la sua mano scoppiano in casa e ogni volta il padre finisce col togliersi la cintura dei pantaloni e batterla, ma Antonietta non cede di un solo millimetro: o Tonino o nessuno. E subito scrive una lettera a Tonino per raccontargli ciò che è successo in casa:
Ieri non potete immaginare la rabbia che avevo, ero capace suicidarmi da me stessa, come anche ieri sera stava a dire: tu a questo ami? Io prontamente gli ò risposto: si, l’amo fino alla mia morte, mio caro figuratevi quante volte si è avvicinato per bastonarmi, e à detto: lascia far giorno quanto vado dal notaio che mi facesse una donazione per  lasciare tutto a Francesco che tu non mi sei figlia e puoi andartene di casa mia che non ti do nemmeno un ferretto. Io non potevo frenare il mio silenzio e gli ò risposto: non mimporta che se arrivo ad uscire di casa tua sarò capace di dormire come i maiali dentro una zimma di filici e non mimporta per niente, e ha finito di parlare alle ore 11 e mezza e à incominciato di nuovo stamattina alle ore 4.
Ti ripeto che non ti cambierò nemmeno se avrei un coltello alla gola perché sono ben certa che tu solo puoi rendere felice me, non dubbiti che mi farò suggerire da nessuno nemmeno se dal cielo gli angeli scendessero a schiera per convertirmi, io non sarò nemmeno capace di tal concetto che tò amato e t’amo singeramente, gli scrive ancora. E in un’altra: Ah! Mio caro, anno veduto l’amor possente dei nostri cuori e vanno in cerca d’indebbolirlo. No che non si indebolirà fino che la mia bocca non pronunzierà più parola, fino che la mia mente non avrà più intelletto e indovinare l’adorato tuo nome e anche dopo la mia morte ti ricorderò.
Visto che Antonietta non si piega, i suoi genitori adottano una strategia diversa: Tonino e sua madre diventano i bersagli da colpire. Il contegno dei genitori di lei verso Antonio si fece improvvisamente aspro e minaccioso. Si spargono ad arte voci, partono offese più o meno velate, ma Tonino ascolta i consigli della sua amata e non reagisce: ti prego a far come fò io che non curo le parole di nessunosai amor mio che se vogliamo stare tranquilli non abbiamo di ascoltare a nessuno…  Amore mio ti scrivo questi pochi righi che non ò potuto dirtelo a voce, te lo scrivo. Ti prego assolutissimamente a non più salire questa brutta vinella perché mia matre ogni sera fa la videtta per poterti vedere e à detto che se ti vede non fa altro che chiamare tuo patre e ti fa bastonare. Or te ne prego, nò che avete paura di essa ma fatelo per amor mio, fatelo sull’amore e sulla fedeltà che mi porti e credimi che sono dentro l’inferno in carne e ossa
I due ragazzi ragionano anche sulla possibilità di scappare insieme e Antonietta confida a Tonino di essere pronta a rubare i soldi dal cassetto dove li tiene il padre.
La madre di Antonietta, nell’intento di scoraggiare definitivamente Tonino, ebbe a manifestare anche pubblicamente la propria decisione di darla per isposa a un «galantuomo» e il proprio disprezzo per il ragazzo che qualificava di «strunzo nero» alludendo evidentemente al suo colorito bruno accentuato e anche ad altre caratteristiche del suo fisico. Tonino queste cose viene a saperle e s’infuria. Prende carta e penna e scrive ad Antonietta
Mio unico pensiero
Parlo con la bocca ma il cuore non vorrebbe parlarti ciò che ò saputo adesso nel mio  ritorno dal lavoro. Ho assaggiato un dolore nel profondo del mio cuore che per vergognia delle persone che vi erano non ò piangiuto e non ò nemmeno la forza a scrivere che sono diventato tremolo. Il contenuto è il saputo di questa mia venuta è questo: la tua madre è andata da Concettella e gli à detto: dite ad Antonio che non stesse più a guardare nel mio balcone e non stesse più ad amare mia figlia che non è para sua che mia figlia si deve sposare una persona più migliore a lui e non passerà questo anno.
Io le ò risposto dite che io voglio parlare con lei che se io guardo o non guardo al balcone non sono affari che gli riguardano. Dunque in qual modo debbo aggire con la tua madre? Io non ti abbandonerò nemmeno se questa sera verserò il mio sangue, badate a non farti confontere non vi curate se questa sera ti bastona o quando lo farà.
Badate alle lettere che vi ò scritto giorni dietro, guai a te se tu ti farai confondere di qualche persona, io non ti faccio altro, ti segnerò il viso e pocho mimporta che in galera vado.
Fatemi sapere qualche cosa che ànno raccontato di me o di qualche altro. Questa mattina ò saputo che ài parlato con la maestra di bitonto e ti à raccontato ciò che ò
detto io ed ò saputo che il figlio di farchiero ti ha fidanzato.
Non mi prolungo molto che non faccio a tempo a darci la lettera.
Saluti e baci
Del tuo
Dico fidanzato
Lio Antonio
S. Fili 31-3-1911
Fatemi la risposta questa sera perché mi sento morto se non vedo un’altra tua scritta. Forse ti è sembrata male alla busta ci farai la parola fidanzato.
Baci, badate che io per amor tuo non dormo e non posso più lavorare. Fate i mezzi possibili a mandarmela per domani mattina quando vado a lavorare senò non vado Badate bene ciò che fate e ciò che scriverete
La mattina dopo, il primo aprile, Antonio va al lavoro ma non riesce a combinare niente e se ne va. Incontra un amico che lo convince a farsi aiutare insieme ad un altro operaio. Bevono anche un paio di bottiglie di vino e poi, verso le 17,00, Tonino si incammina per i vicoli del paese in compagnia dei suoi due amici, che ha appena invitato a bere un bicchiere di vino buono a casa sua. Passando sotto casa di Antonietta, incurante del divieto ricevuto il giorno prima, alza come al solito lo sguardo verso il balcone ma non si accorge che la madre della ragazza è sulla porta di casa che lo sta osservando:
Mia figlia non te la do, la voglio dare a un signore! Se la può dimenticare questo strunzo di cane, quest’imbecille! – gli vomita addosso, ma Tonino nonostante le offese ricevute rimane calmo e risponde:
Non debbo vedermela con te, lasciami stare, debbo vedermela con tua figlia – e così dicendo apre la porta di casa sua ed entra con gli amici. Dentro casa trova la madre seduta su una seggiola che sta piangendo.
– Che hai? – le chiede
– Niente…
– Come niente? Se piangi vuol dire che qualcosa è successa.
– No… niente…
Tonino insiste e finalmente la madre gli racconta l’accaduto:
– Ero davanti la porta, mi ha vista la madre di Antonietta e mi ha aggredita chiamandomi puttana e altre cose che non ti voglio dire…
Tonino diventa rosso in viso, gli occhi gli si accendono d’ira e, senza pensarci due volte, si lancia verso la porta.
–  Gliela do io la puttana adesso! – urla mentre i suoi amici cercano di trattenerlo. Nel parapiglia che ne segue riescono a sbarrargli l’uscita ma lui ormai non sente ragioni: apre il balcone e si butta di sotto, poi corre verso casa di Antonietta.
La madre della ragazza è sulla porta di casa intenta a sentire ciò che accade dai vicini e non appena lo vede andarle incontro rientra precipitosamente, richiudendosi la porta alle spalle. Poi sale al primo piano della casa e si affaccia dal balcone e ricomincia a insultarlo:
Cornuto! Figlio di puttana! Strunzo! – urla mentre Antonietta esce anche lei sul balcone – Vattene dentro tu! – le urla afferrandola per la gola e spingendola dentro.
La madre di Tonino teme che possa accadere qualcosa di brutto ed esce sulla porta per cercare di calmarlo ma l’altra donna la vede e comincia a urlarle contro:
Tutto avviene per colpa tua, puttana! Non ti ricordi che hai fatto mentre tuo marito era in America?
Queste parole sono la svolta: Tonino adesso è davvero accecato dall’ira e sa che deve fare qualcosa, così corre a casa, ma trova la porta chiusa. Non si perde d’animo: con un pugno manda in frantumi i vetri di una finestra. Entra, prende il fucile del padre e si catapulta sotto la casa di Antonietta, prende la mira, tira il grilletto. La madre della ragazza vorrebbe farsi il segno della croce perché capisce che sta per morire, ma rimane con la mano a mezz’aria.
Il clic insignificante dell’arma scarica coglie tutti di sorpresa. Tonino bestemmia e corre di nuovo a casa. Sa che il padre nel tiretto del tavolo della cucina tiene due rivoltelle sempre cariche. Deve prenderle e ammazzare quella donna dalla lingua maledetta. Ma il tiretto è chiuso e non sa dove siano le chiavi, così comincia a colpire furiosamente il legno col calcio del fucile mentre gli amici gli si aggrappano alle spalle per cercare di farlo desistere. Non c’è verso. La rabbia gli ha dato una forza sovrumana e con uno strattone si libera dei due, puntandogli contro le due armi, che è riuscito a prendere, poi corre di nuovo verso la casa del suo amore. Il portone è chiuso ma hanno dimenticato la chiave nella toppa; entra e sale le scale per raggiungere la sua acerrima nemica, la quale nel frattempo si è barricata in camera da letto con la figlia e altre due donne che si trovavano lì per una visita.
– Apri! Apri che ti voglio dire una parola! – urla cercando di sfondare la porta che resiste perché le donne la sorreggono disperatamente.
– Basta Tonì, fallo per amore mio, finiscila e vattene a casa, ti prego! – cerca di calmarlo Antonietta.
– Apri che le devo dire una parola!
– No! Tu l’ammazzi e ci ammazzi tutte!
– Apri ti dico! – continua picchiando il calcio di una rivoltella sul legno della porta. Antonietta cerca di distrarlo uscendo sul balcone e invitandolo ad affacciarsi alla finestra per parlare. Tonino non si affaccia, ma le ripete che vuole solo parlare. La situazione non si sblocca e il ragazzo prende la sua decisione quando sente la voce della sua nemica dietro la porta: pensando che Antonietta sia ancora sul balcone fa un paio di passi indietro e punta l’arma contro la porta. Fa fuoco una sola volta sperando che le donne si tolgano da lì facendolo entrare. il proiettile trapassa il legno e, cessato il rimbombo della detonazione, gli arriva alle orecchie la voce della donna odiata:
Ha ferito Antonietta!
Tonino è sorpreso, attonito. Antonietta non poteva essere dietro quella maledetta porta. Antonietta era sul balcone.
– Non è vero! Apri che non vi faccio niente, voglio controllare se è vero quello che hai detto.
Da dentro la stanza arrivano le voci delle donne che cominciano a litigare tra loro sull’opportunità o meno di aprire la porta e tutte si disinteressano di Antonietta che sta morendo dissanguata con la carotide recisa dal colpo. Il sangue le sgorga dalla bocca e zampilla dalla ferita ricoprendo tutto, anche le donne che solo ora capiscono la gravità della situazione. Antonietta ha ancora la forza di rialzarsi e trascinarsi sul balcone per chiedere aiuto, seguita dalla madre, che adesso si dispera. Per strada sembra che stia piovendo, è il sangue della ragazza che piano piano comincia ad afflosciarsi come un pallone sgonfio.
Tonino sente le invocazioni di Antonietta provenire dal balcone e si precipita in strada. Vede gli spruzzi di sangue e la madre lì accanto, alza il braccio armato e le spara contro tutti i colpi che ha, senza colpirla. Sorreggendo la figlia, la donna rientra nella stanza e si affaccia dal balcone opposto chiedendo aiuto. Tonino la sente, risale le scale della casa e si affaccia alla finestra, prende l’altra rivoltella di cui si era armato, e spara di nuovo contro la sua nemica ma anche questa volta la manca e allora ritorna davanti alla porta della stanza da letto e ricomincia a tempestarla di colpi per sfondarla. Esausto, spara contro la porta un altro colpo ma questo è di calibro inferiore e a malapena buca il legno senza far male a nessuno.
Poi la porta, come d’incanto, si apre. I due nemici sono uno di fronte all’altra e si guardano negli occhi. Tonino la colpisce all’impazzata col calcio della rivoltella che, per fortuna della donna, si inceppa. Tonino, mentre colpisce, guarda dentro la stanza e vede Antonietta stesa per terra in un lago di sangue. Gli sembra di percepire un movimento e così lascia la sua preda lanciandosi ad abbracciare e baciare l’amata che ha appena ucciso. Tutte le altre donne approfittano della situazione per scappare e i due fidanzatini restano da soli per l’ultima volta. Sono solo pochi secondi.
– Non tu… non tu… avrei dovuto ammazzare tua madre e tuo padre.. invece…
Poi dall’esterno si sente una detonazione e, dopo pochi secondi, Tonino si dirige, con le braccia penzoloni come inebetito, verso il balcone e si affaccia. Non appena vede la sua nemica, riprende vigore la sua rabbia e le urla contro, con gli occhi fuori dell’orbita:
Vedi? È tutta colpa tua, sei contenta ora? Ho provato ad ammazzarmi ma non ci sono riuscito e adesso tocca a te e a tuo marito…
Tonino rientra a casa, prende il suo rasoio ed esce sulla strada. Si mette a cercare la donna e non ci mette troppo tempo a trovarla. Le si avventa contro con il rasoio in mano, la butta a terra e le sfregia il viso.
Non dovevo ammazzare Antonietta, dovevo ammazzare te e fare Casamicciola!
Poi alza lo sguardo e vede il padre di Antonietta che si sta dirigendo verso di lui. Lascia la donna e si avventa sull’uomo colpendolo col rasoio alla gola per tagliargliela in due ma il rasoio ha ormai perso il filo e non provoca che una ferita molto superficiale, quindi scappa e si nasconde nelle campagne di Falconara Albanese. Forse non si rende nemmeno conto di quello che ha fatto e scrive una lettera ad Antonietta nella quale spiega:
Carissima In eterno
Da voi allontanatomi con il corpo ma non con il pensiero che durante questa mia scappata penso sempre a te ed il mio cuore finisce di amarti quanto la mia vita è distrutta, te lò detto che per amor tuo verserò il sangue e che la mia parola dev’essere parola, ma non mimporta che io vado in galera sono sicuro che tu non mi tradisci. Oh, non potete immaginare il dispiacere immenso che ò assagiato nel sentire che tu eri morta, sono venuto vicino a te e ti chiamavo ma tu eri già svenuta e ferita nel collo; nel vederti così t’ò baciato diverse volte e dopo mi ò tirato un colpo di rivoltella per morire a te vicino. Il colpo l’ò spagliato sono ferito dentro un braccio e ciò la palla dentro ma non importa perché non sei grave tu lascia che io muoio.
La sera stessa ero venuto di nuovo alla tua casa per vedere come passavi e non ò potuto salire che vi erano i carabinieri e sono nascosto sotto il sopporto ed ò bussato alla casa della maestra bitonto per dirgli di stare sicura che io non ti abbandonavo mai nemmeno se avevo un coltello alla gola. Il fatto che non è venuto nessuno e io me ne sono andato molto dispiaciuto perché non ti ò visto unultima volta. Non mi fate stare turbato e dispiaciuto, fatemi sapere come passi e scriverete subito, se non puoi scrivere ditelo alla maestra di bitonto e la dasse al mio compare Roberto Capizano che lui me la monterà, non avete paura perché non è niente, non dimenticarmi e non rifiutare questa mia lettera. Badate che per amor tuo ò rovinato la mia famiglia e per amor tuo ò lasciato vivere i tuoi ingrati genitori ma però sono segnati che più di un giorno si ricorderanno ciò che mi ànno fatto.
Badate a non tradirmi che se no guai a te ti farò quel che ti ò promesso.
Cara Antonietta appunto sono alzato e nel vedermi così insanguinato volevo venire in S. Fili perché non posso più stare dove mi trovo ricettato, so che sei anche tu ferita, da ieri sera e questa notte lò passata sempre a piangere non per nessuna cosa ma perché sei anche tu ferita. Statevi tranquilla e fatemi sapere tutto, finisco di scrivere perché è appunto di fare giorno e debbo partire ancora non sono deciso per dove.
Saluti e baci infiniti
Dal tuo
Che non ti dimenticherà
MAI
Il 2 aprile 1911
Poi scrive anche a Roberto Capizzano e alla maestra.
Carissimo Compari
Non appena tu ricevi questa mia lettera non devi fare altro di portarla alla casa della maestra di bitonte e gli dite di farmi questo favore di consegnare questa lettera alla mia adorata Antonietta. Dopo lei ti darà la risposta tu farai i mezzi di portarmela subito da Ciccio Commis, ti insegna dove devi venire poi se qualche volta ti scrivo per la posta lascerete limpaloposta perché ce il timpro.
Fatemi saper tutto di cio che si tratta e specialmente come passa Antonietta cerca i mezzi possibile di andare in casa sua se no lo dite a Caterina Commis di ciandare fatemi il favore di venirmi a trovare.
Saluti dal tuo Compari
Lio Antonio
Saluti a Saverio
Carissima maestra
Vorrete essere Gentile a farmi un favore di consegnare questa lettera al mia Antonietta. Se per caso lei non accetta tu farai i mezzi possibili di leggerla e dirle tutto il contenuto e scrivermele dopo che l’avete scritta la date al mio Compari Roberto Capizzano che lui o me la porterà o melamanterà. Ti prego ad informarti di tutto specialmente come passa la mia Antonietta. Ti ringrazio anticipatamente del favore.
Ricevi i miei ossequi
Lio Antonio
Ma Tonino non fa in tempo a consegnare le lettere perché i Carabinieri lo arrestano il giorno dopo.
Antonio Lio viene rinviato a giudizio per omicidio volontario e duplice tentato omicidio volontario.
Omicidio per imprudenza in stato di ubriachezza volontaria e lesioni per grave ed ingiusta provocazione, questi sono i reati per i quali la Corte d’Assise di Cosenza lo condannerà a 2 anni, 7 mesi e 1 giorno di reclusione.[1]
Per completezza, consiglio la lettura di tutte le lettere che Tonino e Antonietta si scambiarono, cliccando sul link:

Tutti i diritti riservati. ©Francesco Caravetta

Il plagio letterario costituisce reato ai sensi dell’articolo 171 comma 1, lettera a)-bis della legge sul diritto d’autore, che sanziona chiunque metta a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera protetta (o parte di essa).

[1] ASCS, Processi Penali.

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