PUTTANA FRICATA

È la mattina del 6 maggio 1950. In contrada Ramunno di Fuscaldo il venditore ambulante di tessuti Francesco Reitani urla per richiamare l’attenzione della gente sulla qualità della sua mercanzia. Due cani abbaiano al suo indirizzo. Reitano li guarda preoccupato, già altre volte è dovuto scappare a gambe levate per evitare di essere morso e già altre volte è stato morso.
Statt’attento ca unu muzzica! – lo avvisa il cinquantaseienne Salvatore Allevato, indicandogli il cane che, secondo lui, è pericoloso.
Reitano fa per tornare indietro, quando la cinquantottenne Assunta Siciliani, la padrona dei cani, sente tutto e si affaccia dalla finestra:
– Lasciatelo stare, i cani sono buoni. Passate pure che non vi fanno niente!
– Sicuro?
– Sicurissimo!
Reitano, rincuorato, passa oltre mettendosi la stoffa davanti alle ginocchia per sicurezza, mentre i cani restano tranquilli.
Dopo circa mezz’ora Assunta va ad attingere dell’acqua e nel tornare incontra Carmine Carnevale. Gli racconta
l’accaduto in modo molto risentito mentre, in questo frattempo, arriva anche Salvatore Allevato. Assunta lo vede e gli urla contro:
Ti romperei la faccia!
Va fricati! – ribatte l’uomo, alzando contro Assunta una grossa chiave come per colpirla.
Carmine Carnevale interviene, blocca l’uomo e la questione sembra finire lì, ma non passano nemmeno cinque minuti che Salvatore e Assunta si azzuffano. Vola qualche schiaffo, qualche unghiata e anche qualche bastonata tirata da Assunta al rivale con un pezzo di legno trovato per terra. Poi si calmano e si allontanano in direzioni opposte.
Puttana fricata! – urla Salvatore all’indirizzo di Assunta, asciugandosi il sangue che gli cola dai graffi sul viso
Bada come parli! – lo avvisa la donna mentre gli lancia contro alcuni sassi. Poi tutto, di nuovo, finisce.
È il 9 maggio. Salvatore Allevato bussa alla caserma dei Carabinieri di Fuscaldo con un foglio di carta bollata da 85 lire in mano e un certificato medico. Sono una querela per lesioni contro Assunta Siciliano e il relativo referto medico del dottor Carmelo Sansoni: escoriazioni nella regione frontale, escoriazioni nella regione della guancia sinistra, ecchimosi-contusione nella regione posteriore della gamba sinistra, tutte guaribili in una decina di giorni.
Il Maresciallo Pierino Perona accoglie la querela, ma ha molti dubbi sulla sua veridicità, soprattutto sulle modalità della pretesa aggressione e scrive al Pretore di Paola:
Dalle indagini in merito esperite è risultato che il querelante è alquanto demente, non trovasi nella capacità di intendere e volere. Egli abita vicino alla Siciliani e spesso esce alla nuda da casa, quindi la querelata, avendo figlie signorine ebbe più volte a richiamare il querelante e pertanto fra loro vi è un certo rancore. Giorno 6 corrente, dopo aver avuto parole per via dei cani della Siciliani, l’Allevato la investì con la seguente frase: “Puttana fetusa”. A questo la Siciliani si avvicinò all’Allevato per rimproverarlo. Questi l’afferrò per una mano, spingendola e a ciò la Siciliani lo graffiò alla guancia sinistra. Si fa presente, però, che dopo due giorni l’Allevato era completamente guarito dalle escoriazioni perché alcun segno si notava, pertanto il referto è più che compiacente. Stante così i fatti, la Siciliani è stata provocata, non solo, ma agì per legittima difesa.
A questo punto anche Assunta Siciliani sporge querela contro l’avversario.
Cose che capitano quasi tutti i giorni.
Il problema, però, è che Salvatore Allevato dopo aver presentato la querela, si mette a letto e peggiora di giorno in giorno. Che il Maresciallo Perona sia stato troppo frettoloso nel valutare i fatti? Vedremo.
Il dottor Sansoni l’11 giugno visita il suo paziente e certifica che è affetto da un processo suppurativo al 3° inferiore della coscia destra, causato dalle lesioni riportate in data 6 maggio u.s.
Forse si confonde perché nella prima diagnosi ha parlato di ecchimosi-contusione nella regione posteriore della gamba sinistra, mentre adesso parla di coscia destra.
Poi lo visita nuovamente il 27 giugno e, purtroppo, deve constatare che Salvatore Allevato versa in condizioni gravi per cui trovasi nella impossibilità a poter camminare perché affetto da piaghe da decubito suppurate e da infezione stafilococcica con temperatura a 39½, causate dalle lesioni riportate, come risulta dal mio referto medico.
I due certificati finiscono nelle mani del Pretore di Paola che dispone una perizia per stabilire se davvero le lesioni riportate nella lite con Assunta Siciliani possano aver causato tutto ciò.
È il primo luglio quando il dottor Francesco Mari visita il paziente: nella regione posteriore della coscia destra, precisamente al terzo inferiore, una macchia di colorito bruno con la cute ispessita della larghezza di cm 3, alta circa 5 cm, con al centro una cicatrice tondeggiante della grandezza di un chicco di granturco. Tale macchia è d’attribuire ad un pregresso processo suppurativo che attualmente è guarito. Ciò che desta enorme preoccupazione è la piaga alla regione sacrale di colorito brunastro, di odore nauseante caratteristico, con secrezione purulenta.
A questo punto il Pretore formula alcuni quesiti al perito sulla possibilità che le piaghe siano una conseguenza delle lesioni e il dottor Mari si riserva cinque giorni per rispondere.
Poi accade l’irreparabile: il 3 luglio Salvatore Allevato muore.
Dalla Procura della Repubblica di Cosenza parte l’ordine di arresto nei confronti di Assunta Siciliani con l’accusa di omicidio preterintenzionale, ordine che viene eseguito il 9 luglio, lo stesso giorno in cui viene riesumato il corpo di Salvatore per eseguire l’autopsia.
Sepsi da piaghe da decubito in soggetto già debilitato per pregressi processi pericardici e pleuritici risalenti da vecchia data. I periti devono rispondere al quesito più importante per l’indagine in corso: le lesioni suppurate e le conseguenti piaghe da decubito sono state, da sole, sufficienti a determinare la morte?
I periti rispondono che più che di causa si potrebbe parlare di concausa sopravvenuta, cioè che non ci sarebbero state le piaghe se il paziente non si fosse messo a letto con la lesione alla coscia destra (accertata a destra anche dall’autopsia e non a sinistra come diagnosticato da Sansoni nell’immediatezza del fatto). Inoltre, i periti tengono a sottolineare che nemmeno la degenza a letto per più di un mese avrebbe potuto giustificare la comparsa delle piaghe, se non in soggetti con scadenti condizioni generali: in essi non si producono piaghe da decubito se non si viene meno ai comuni accorgimenti terapeutici ed alle buone norme dell’igiene dell’ammalato e dell’ambiente.
E qui casca l’asino. Tutti sanno che Salvatore Allevato andava sempre in giro con mani e piedi pieni di piaghe fetide e purulente, costretto delle volte a non poter camminare; era un individuo fradicio di siflilide. Ma era pur sempre un uomo! Un uomo costretto a patire la sua malattia in condizioni di estremo degrado.
Il Procuratore della Repubblica bacchetta severamente il Maresciallo Perona, colpevole di aver sottovalutato la situazione, ma Perona si difende continuando a palesare seri dubbi sui danni riportati da Allevato:
Quando l’Allevato si portò in caserma per presentarmi la querela, era già guarito dalle lesioni al viso. Egli non mi parlò affatto di lesioni o contusioni alla gamba e chiese il mio intervento per definire bonariamente la questione. Io però gli riferii che ciò non era il mio compito. Per circa una settimana l’Allevato continuamente si è presentato in caserma perché desiderava, per lo meno, che io gli facessi pagare dalla Siciliani le spese mediche. Dopo un mese il dottor Sansoni mi esibì altro certificato medico da cui risultava che l’Allevato era affetto da un processo suppurativo alla coscia destra, causato dalle lesioni riportate il 6 maggio. Poiché avevo avuto occasione di vedere l’Allevato sempre in giro ed in considerazione che la di lui moglie mi aveva riferito  che due anni fa il marito aveva avuto un gonfiore alla gamba, pensai che il processo suppurativo fosse dovuto ad altra causa
Secondo il Pubblico Ministero i dubbi del Maresciallo sono ininfluenti perché, dalla perizia giudiziaria esperita in persona del morente Allevato e da quella eseguita sul cadavere dello stesso, risulta in modo certo che fu la suppurazione che, impedendo al paziente di lasciare il letto, originò le rivelate piaghe da decubito che furono, poi, la causa ultima determinante la morte. Né monta che – secondo il parere del perito settore – il decesso sia stato cagionato da altri fattori (debilitamento preesistente del soggetto per pregressi processi pericardici e pleuritici di vecchia data) in concomitanza con le piaghe da decubito, a loro volta inadatte ad insorgere senza il concorso di condizioni ambientali settiche. Poiché, nel sistema del codice penale vigente, basta che, della catena degli avvenimenti culminanti nell’evento delittuoso uno solo degli anelli sia rapportato al fatto dell’agente perché questi debba di quell’evento rispondere, essendo irrilevante ogni altra causa preesistente, simultanea o sopravvenuta. È ovvio che Siciliani Assunta debba rispondere della morte dell’Allevato al contestato titolo della preterintenzione in vista della lieve entità della sua azione e della normale scarsa offensività del mezzo usato, diretto senza dubbio alla produzione di mere lesioni personali. La Siciliani (anche qui stranamente aiutata dal conforme asserto dei Carabinieri verbalizzanti) adduce di essere stata costretta a ferire l’Allevato onde difendersi dall’aggressione che quegli, per primo, avrebbe messo in essere ai suoi danni, ma una simile tesi è da scartarsi senz’altro: non uno dei testi presenti all’incidente apporta un qualsiasi conforto alla parola dell’imputata.
Il Giudice Istruttore concorda con questa tesi e Assunta Siciliani viene rinviata al giudizio della Corte d’Assise di Cosenza. è il 9 dicembre 1950.
Il dibattimento inizia il 10 maggio 1951.
Il dottor Sansoni ha effettivamente riscontrato le lesioni alla gamba?
Noi l’escludiamo.
Ed in caso affermativo, da chi sono state prodotte? Quando sono state prodotte?
Non si può dire, con ciò, che sia stata la Siciliani ad ucciderlo.
È questa la linea difensiva scelta dall’avvocato Raffaele Baffa che chiede per la sua assistita l’assoluzione, quanto meno per insufficienza di prove dal reato di lesioni guarite entro il 40° giorno, così modificata la rubrica di omicidio preterintenzionale. Subordinatamente ritenere l’imputata colpevole di lesioni non aggravate.
Anche il Pubblico Ministero chiede che il reato sia derubricato da omicidio preterintenzionale in quello di lesioni gravi, per il quale chiede la condanna dell’imputata ad anni 5 di reclusione.
Il 4 giugno 1951 la Corte ritiene Assunta Siciliani colpevole di lesioni personali gravi e, concesse le attenuanti generiche, la condanna a 2 anni di reclusione più pene accessorie.
Il 6 maggio 1953 la Corte d’Appello di Catanzaro conferma la condanna.[1]


[1] ASCS, Processi Penali.

 

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