IL CRONOMETRO DI CARLO DAPPORTO

I primi giorni del mese di febbraio del
1943 sono quelli che cominciano a segnare le sorti della II guerra mondiale: il
2 del mese la VI armata tedesca, comandata dal Feldmaresciallo Von Paulus, si
arrende a Stalingrado segnando la prima sconfitta nazista sul campo di
battaglia; il 6 Mussolini estromette dal governo 9 ministri su 12, compreso suo
genero Galeazzo Ciano da Ministro degli Esteri. In mezzo a questi eventi ce n’è
uno che interessa la vita di tutti i giorni di quasi tutti gli italiani: la
fame che aumenta. Ma se la fame aumenta e tormenta, bisogna pur distrarsi.
A Cosenza, mentre i tedeschi si
arrendono a Stalingrado, chi può va a teatro perché in scena c’è uno dei
giovani attori di rivista più apprezzati del momento: Carlo Dapporto, che
proprio nella stagione teatrale 1942-43 ha cominciato a lavorare con la divina
Wanda Osiris.
Dapporto è arrivato da poco nel suo
camerino. La prima cosa che fa è slacciarsi il suo orologio in acciaio con cinturino di cuoio giallo, quadrante
nero, sfere e numeri luminosi con due pulsanti, lancetta rossa
, lo poggia
sul ripiano accanto allo specchio e poi comincia a cambiarsi. Entrano ed escono
diverse persone, si chiacchiera, si fanno battute, poi viene il momento di
andare in scena ed è un trionfo.
Il sipario si chiude e gli artisti,
felici per il successo, vanno a cambiarsi per poi andare a mettere qualcosa
sotto i denti.
Carlo entra nel suo camerino e si
sottopone volentieri all’assalto della gente che vuole un suo autografo, quando
gli occhi vanno sul ripiano per sbirciare l’ora ma l’orologio non c’è. “Mi
sembrava di averlo posato lì” pensa, poi si mette a rovistare tra i trucchi di
scena e non è nemmeno lì; nelle tasche dei pantaloni e della giacca nemmeno;
non è nemmeno caduto per terra e allora sul suo viso non c’è più traccia di
quel suo sorriso largo e contagioso perché ormai è chiaro che qualcuno glielo
ha portato via, ma chi? Qualche ammiratore che ha approfittato di un attimo di
distrazione per metterselo in tasca? Improbabile, gli sarebbe dovuto passare
alle spalle e se ne sarebbe accorto. È molto più probabile che sia stato
qualcuno della compagnia. Magari è possibile che qualche ben noto personaggio
della mala cosentina, esperto proprio in questo settore, gli ha visto l’orologio
al polso quando era al ristorante, ne ha capito subito il valore e ha
avvicinato qualcuno della compagnia offrendogli una lauta ricompensa in cambio
del cronometro; un lavoretto veloce e
senza rischi.
No, Carlo, che non conosce le capacità
dei ladri nostrani,  è convinto che solo
qualcuno della compagnia può essere il colpevole e con questa idea, due giorni
dopo, va in Questura con un foglio uso bollo scritto di suo pugno per
denunciare il furto del suo cronometro
del valore di 1.200 lire circa.
I
miei sospetti cadono sulla Sig,na Chiozzi Ione e il suo amante Pravettoni
Umberto, Sciortino Salvatore, Sig,na Vasta, Sig.na Gaby adibita a sarta. (il
Pravettoni e la Chiozzi alloggiano alla locanda Napoli) la Vasta all’Excelsior
e così la Gaby
.
– Ce la raccontate una barzelletta? –
gli fa un poliziotto
– Magari l’anno prossimo vi racconto
quella dell’orologio che non segnava più il tempo… – gli risponde abbozzando un
sorriso, senza però riuscire a nascondere il suo disappunto, poi se ne torna in
teatro per le prove dello spettacolo serale.
Il Maresciallo Ignazio Grippaudo è
incaricato delle indagini e va a perquisire le stanze dove alloggiano i
sospetti ma non trova niente. Tenta di nuovo la mattina della partenza della
compagnia teatrale perquisendo, all’interno della stazione ferroviaria
cittadina, i bagagli di tutti e nemmeno questa volta gli va bene. Quando il
capostazione dà il via libera alla partenza del treno, Carlo Dapporto capisce
che non rivedrà mai più il suo bell’orologio col quadrante nero, infatti il
Pubblico Ministero, il 16 febbraio 1943, chiede al Giudice Istruttore di
dichiarare non doversi procedere per
essere ignoti coloro che hanno commesso il reato
.
Il Giudice Istruttore accoglie la
richiesta e, con la sentenza del 7 aprile successivo, Carlo può davvero dire
definitivamente addio all’orologio.[1]

[1]
ASCS, Processi definiti in Istruttoria.
La foto di Carlo Dapporto è tratta da https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Dapporto  il 01/06/18.

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