UNA DONNA PERDUTA

Ill.mo Signor Quistore
di Cosenza
La scrivente Bruno Franceschina di ignota nata ha Cosenza il giorno 20 Agosto del 1909 – espone quanto appresso
Horisoluta di dissunirmi legalmente con mio marito perché non mi vuole più dare mantenimente, ciò che lucro penza solo persè e ha mé mi mette nelle condizione di fare la donna depravata che mi porta degli uomini ha casa lui si mette nel camerino edio faccio latto materiale.
in questo stato di cose io non ne voglio più sapere e accosa mia ad ogni costo non lo voglio più perché io devo penzare a pagare il piggione tengo haccarico mio due fratelli minorenni orfani senza madre e non mi possono dare nessuno aiuto, giacché che lui mi fa fare questa vita che non era abbituata voglio stare sola coi miei fratelli e senza dipendere da nessuno.
Prego V.S.Ill.ma di prendere provvedimente per questuomo.
Con tanti stimo e devotissima
Bruno Franceschina
Cosenza 10-7-1936
Salita Liceo N° 30
Il funzionario di P.S. che riceve la denuncia le fa notare che non ha scritto il nome del marito e Franceschina gli declina le generalità dell’uomo: Mazzola Giuseppe di Giuseppe, nato il 19-10-1909 a Palermo.
A voce, mentre il Commissario Francesco Scalamogna verbalizza, aggiunge che il marito la sfrutta da quasi sei anni costringendola a prostituirsi:
Tutte le volte che mi sono rifiutata egli me lo ha imposto con maltrattamenti e minacce. – dice tra le lacrime – Di recente mi ha condotto in Paola al fine di prostituirmi con i numerosi marinai che si trovavano in detto Comune per le feste francescane. Due mesi orsono m’impose, inoltre, di recarmi in un albergo di Palmi per prostituirmi. Qui mi fermai venti giorni e spedii a mio marito somme varie. Esibisco all’uopo le ricevute di tre vaglia telegrafici a lui spediti. Esibisco inoltre l’accluso incarto dal quale si rileva la immonda attività di mio marito e come io provveda al suo mantenimento, pagando finanche il fitto di casa. È  inutile che lo cerchiate, mi sono decisa a questo passo appena lui è partito volontario in Africa Orientale…
Infatti Peppino Mazzola risulta essersi arruolato nei Granatieri di Savoia e adesso è ad Adis Abeba in Eritrea e il procedimento penale appena iniziato viene sospeso in attesa del suo ritorno. Nel frattempo, però, vengono interrogati alcuni testimoni che sembrano avvalorare le accuse di Franceschina, la quale esibisce anche una lettera che le ha spedito l’industriale triestino Luciano Merk, quarantacinquenne, conosciuto a Cosenza, e che si era perdutamente innamorato di lei
Per viaggio
2-2-36- XIV
Puppa!
Quando ti giungerà questa mia, moltissima strada ci separerà. Non era mia intenzione di scriverti dopo quello che è stato. E ti scrivo acciochè tu non abbi di pensare male di me.
Sono partito questa mattina molto avelito e appassionato. Mi sembra d’avere lasciato a Cosenza vicino a te tutta la mia vita. Io ti ho tanto amata. Avessi dato per te la mia misera esistenza, il mio sangue a goccia a goccia. Tutto, tutto avessi perduto per renderti felice.
Invece h’aime che brutto sogno che faccio. Svegliandomene passerà del tempo infinito prima che ti possa dimenticare.
Tu con me hai agito per lusingarmi con parole e fatti. io ti volevo tanto tanto bene e fosse stata la fortuna per te e tutti i tuoi cari.
Invece di mezzo è un uomo brutale. Un uomo che vive a tuoi spalle. Che ti vende per un paio di miserabili lire. Che dovesse a mascherarsi per nascondere il volto al cospetto del suo prossimo.
Tu sei una donna perduta,  ed io avessi dimenticato il tuo passato per raccoglierti in seno alla mia famiglia e ti avesse resa contenta e felice.
Ormai basta!
Soffrirò io nel silenzio; già a te poco importa d’un uomo più vecchio di te che ti ha sinceramente amata.
Scusami se ti tratto così già è per un’ultima volta e non posso fare a meno di quello che mi venne dal mio amore.
Saluti ai tuoi fratelli e tuo padre
Luciano Merk
In questo periodo Peppino spedisce dei soldi alla moglie e il suo avvocato esibisce le ricevute ai magistrati.
Peppino torna dall’Africa nella primavera del 1938, dopo due anni dalla denuncia e il 14 giugno viene interrogato
– Sono innocente! Ho avuto la sfortuna di sposare una prostituta credendo che si riabilitasse, invece anche dopo sposato à seguitato a fare la prostituta come prima. Non è assolutamente vero che io la inducessi a prostituirsi per trarne profitto, invece io le ho mandato ancora del denaro di cui sono state già esibite le ricevute. Presento inoltre una lettera a firma “Tripodi Gaetano” del 10 ottobre 1937 nella quale mi si denunzia la condotta riprovevole di mia moglie. La stessa mia moglie, il 29 ottobre 1936, mi ha mandato, quando ero a Oneglia, una sua fotografia con parole affettuose, incompatibili con la sua denuncia.
Questo taglia la testa al toro. Il 20 luglio successivo, il Pubblico Ministero chiede il non luogo a procedere nei confronti di Peppino poiché non vi è prova sufficiente che il Mazzola, sebbene conscio della cattiva condotta della moglie, si facesse da costei mantenere.
Il Giudice Istruttore, Cav. Tommaso Gemelli, accoglie la richiesta del Pubblico Ministero e dichiara il non luogo a procedere per insufficienza di prove.[1]
Peppino può tornare in Eritrea a guadagnare qualche altra liretta. Qualche anno dopo lui e Franceschina si troveranno di nuovo nei guai e vi racconteremo come e perché.

 

[1] ASCS, Processi Penali.

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