I MORTARETTI di Cinzia Altomare

La mattina del 3 giugno 1734 nel Duomo di Cosenza si celebra la Cappella Reale per il felicissimo ingresso delle Armi Vittoriose di Sua Maestà, che Dio guardi, in questo Regno, in rendimento di grazia per esser stati restituiti al legittimo Natural Signore, alla presenza dei signori Ministri del Tribunale, Magistrato di questa città, e quantità di Regolari e Secolari.
Alla fine della cerimonia nella Cattedrale si forma un corteo che esce sulla piazza antistante. Li magnifici Matteo Corigliano e la sua propria famiglia, Giovanni e Giacomo Cimbalo, Giovanni Russo, Pietro e Giuseppe Mayda, Nicola Caruso, Francesco Marrazzo, Saverio e Gregorio Vena, Pietro Giannotta, Gennaro Greco, Antonio Perri, Nicola Bernardino, Pergiovanni Manfredi e Domenico Spina, tutti complatarij del quartiere della Concerie di questa città di Cosenza, una volta usciti notano che Mastro Giuseppe Giordano sta dando fuoco a quantità di mortaretti, che erano situati nella Piazza della Chiesa Cattedrale, ed essendone sparati due e tre, facevano strepito perché portavano irrequietezza alle mule del Calesso, ove stavano per mettersi il signor Conte Mararrette ed don Diego Maggianni, allora Preside ed Avvocato fiscale rispettivamente di questa Regia Udienza. Immediatamente gli viene ordinato di terminare lo sparo in modo che detto Signor Preside e Ministri san’andarono per la strada delli Mercatanti, e detti costituiti si incamminarono appresso il magnifico Ignazio Monaco che era Eletto di questo Fedelissimo Popolo, in detto anno, accompagnandolo sino alla propria casa.
Ma lungo il percorso intesero lo sparo, che proseguiva il luogo detto delli Conciatori, ove sta situata la casa di detto di Monaco, il quale nel mentre trattenevasi con detti costituiti, intesero molte grida e viddero fumo verso il Palazzo della Regia Udienza.
 – Che succede? – chiede Monaco – qualcuno vada a informarsi!
Onde informatisi dell’occhè era, intesero che molti della Plebe avessero commesso l’eccesso di scarcerare li carcerati, ed indi dato fuoco alle scritture della Regia Mastrodattia, Archivio e Cancelleria.
– È stato Mastro Giuseppe Giordano! – Si comincia a urlare nella folla.
– Ma se era qui con noi, non è possibile! – ribatte Giacomo Cimbalo, spalleggiato da una schiera di signori.
Proprio in questo frattempo le guardie acciuffano Mastro Giuseppe e lo portano via. Le persone che erano pochi momenti prima con lui insorgono e formano una specie di corteo, ma non c’è niente da fare, Mastro Giuseppe è carcerato.
Adesso questa è diventata una questione d’onore: chi è costui che osa sfidare la parola dei Magnifici delle Concerie?
Matteo Corigliano, Giovanni e Giacomo Cimbalo, Giovanni Russo, Pietro e Giuseppe Mayda, Nicola Caruso, Francesco Marrazzo, Saverio e Gregorio Vena, Pietro Giannotta, Gennaro Greco, Antonio Perri, Nicola Bernardino, Piergiovanni Manfredi e Domenico Spina si precipitano dal notaio a mettere nero su bianco che il povero Mastro Giuseppe Giordano è sempre stato in loro compagnia e con i tumulti non c’entra niente.
Sono uomini d’onore e il censo non conta. Mastro Giuseppe è salvo![1]

I CAMINANTI-Quando gli zingari rubavano galline

[1] ASCS, Atti Notarili.

Tutti i diritti riservati. ©Cinzia Altomare

Il plagio letterario costituisce reato ai sensi dell’articolo 171 comma 1, lettera a)-bis della legge sul diritto d’autore, che sanziona chiunque metta a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera protetta (o parte di essa).

Lascia il primo commento

Lascia un commento